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A cura di: Tommaso Tetro Italia troppo lenta sulle rinnovabili, con oltre 1.300 impianti in lista d’attesa alla metà di gennaio, e un potenziale di Comunità energetiche rinnovabili (Cer) stimato a 400 ed invece fermo a 154. E’ quanto emerge da due nuovi rapporti di Legambiente, ‘Scacco matto alle rinnovabili 2024’ (contenente dati al 2023 e un aggiornamento della mappa dei casi simbolo bloccati) e ‘Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia’ (realizzato in collaborazione con il Gse). I due documenti sono stati presentati a K.EY-The energy transition expo, a Rimini. L’analisi sulle CER fa parte della campagna ‘BeCome – dai borghi alle comunità energetiche’. creata da Legambiente in collaborazione con Kyoto club e AzzeroCO2. L’appello di Legambiente “I grandi impianti rinnovabili vanno fatti subito e bene – osserva Legambiente – serve al più presto una normativa adeguata, uno snellimento degli iter autorizzativi, un potenziamento degli uffici delle regioni preposti alle autorizzazioni e un lavoro congiunto tra ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ministero delle Imprese e del made in Italy, e ministero della Cultura, coinvolgendo anche i territori”. Grandi impianti rinnovabili, strada in salita Insomma – afferma Legambiente – “in Italia la strada è tutta in salita per i grandi impianti rinnovabili” che sono “‘schiacciati’ da ritardi, lungaggini autorizzative, conteziosi e da una normativa troppo vecchia e inadeguata ferma al 2010”. Non va poi così bene neanche per le comunità energetiche, “nonostante i primi segnali positivi arrivati con il decreto Cer, a cui si è aggiunto il decreto sulle regole attuative”. Crescita lenta Secondo Legambiente “nel 2023 sono stati registrati appena 5.677 MW (Megawatt) totali di nuove installazioni“. Per l’associazione si tratta di “una crescita lenta” rispetto ai numeri di installazione annuale che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030: cioè 90 GW (Gigawatt) di nuove installazioni, pari a quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030. Inoltre Legambiente sembra esser preoccupata anche dalla “scarsità dei grandi impianti realizzati nel 2023“: secondo i dati di Elettricità futura, infatti, dei 487 MW di eolico, l’85% degli impianti ha una taglia superiore ai 10 MW ma dei 5.234 MW di fotovoltaico il 38% degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW (kilowatt) e il 78% è sotto il MW”. Lista d’attesa Per quanto riguarda i progetti in lista d’attesa, “al 17 gennaio 2024 sono 1.376 quelli ancora in fase di valutazione; un dato che dà l’idea di un grande fermento da parte delle imprese ma che non trova ad oggi riscontro nelle autorizzazioni rilasciate, vista la lentezza legata alle procedure”. Simboli della lentezza I casi simbolo dei blocchi sulle rinnovabili mappati da Legambiente salgono poi a 63: si va da 6 amministrazioni locali tra Veneto, Umbria, Marche e Basilicata che “preferiscono poli logistici e industriali a parchi eolici o fotovoltaici, alle moratorie tentate o in programma come accade in Sardegna e Abruzzo, o la simil-moratoria della Sovrintendenza della Basilicata che ha posto un vincolo paesaggistico di 10 km intorno al sito del Castello di Monteserico (Pz), con esplicita preclusione alla realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Ci sono poi i ricorsi al Tar tra Molise e Toscana. E i ritardi della presidenza del Consiglio in Puglia, o della Sovrintendenza nel Lazio”. Il capitolo CER Ad oggi sono “solo 154 le forme di energia condivisa realizzate in Italia, tra Comunità energetiche rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo”. Sulle 67 realizzate a fine 2023, Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige sono le regioni con il più alto numero di configurazioni. Numeri ritenuti comunque “importanti” ma che “sarebbero potuti essere molto più alti, ossia almeno 400”, stando alle stime dell’associazione ambientalista realizzate grazie al contributo di diverse realtà (tra cui Caritas, Become, il programma NextAppenino, AzzeroCO2, ènostra, Legacoop, Enel X, Banco dell’Energia). Tra le realtà che si potevano sviluppare in questi anni, e che ora si potranno fare grazie al decreto CER, Legambiente cita per esempio le 15 possibili Comunità energetiche portate avanti dalla Caritas, i 55 progetti di ènostra e i 105 del programma Nextappennino, le 25 Cer della campagna Become di Legambiente, Kyoto club, AzzeroCO2 per i Piccoli Comuni. Il lavoro delle commissioni Una “nota positiva – dice Legambiente – arriva dal lavoro dalle commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica”. Nel 2023 hanno infatti lavorato su 221 procedure autorizzative, per un valore di opere di oltre 13,5 miliardi di euro e una potenza di 10,5 GW. In particolare, la commissione Via-Vas ha lavorato su 33 istanze di Via per impianti eolici, per una potenza superiore a 2 GW e un valore economico di circa 3,5 miliardi di euro. La sottocommissione Via, in relazione agli elettrodotti della Rete di trasmissione nazionale, ha fornito parere positivo su 51 procedimenti per un valore economico di circa 76 milioni di euro. La commissione tecnica Pnrr-Pniec sempre nel corso del 2023 ha adottato 115 pareri Via per le rinnovabili, di cui 73 progetti agrivoltaici, 19 fotovoltaici, 16 eolici, 3 eolici off-shore, 3 impianti di pompaggio e 1 GW di accumulo energetico. Oltre ad evadere 18 istruttorie di scoping per progetti di eolico off-shore, che riguardano soprattutto la Regione Puglia (26% dei progetti in totale), Sicilia (17%) e la Sardegna (14%). Buone pratiche Campania e Calabria Legambiente mette in evidenza anche l’impegno della Regione Campania che a partire dal 2021, quando erano bloccate 183 istanze di autorizzazione per impianti da fonti rinnovabili, ha deciso di intervenire e modificare la legge Regionale (n. 37 del 2018) riaprendo le call e sbloccando i progetti. Così come la Regione Calabria, che attraverso la piattaforma CalabriaSuap, ha ordinato e semplificato le procedure. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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