Come funziona il fotovoltaico ad uso esclusivo in condominio: come si divide il tetto e permessi necessari 30/04/2025
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A cura di: Tommaso Tetro L’Earth Overshoot Day indica il giorno in cui l’umanità consuma interamente le risorse rinnovabili che il pianeta è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni. La data cambia di Paese in Paese, e anche di anno in anno, poiché i comportamenti e le politiche di sfruttamento delle risorse naturali non sono uguali per tutti. Secondo l’ultima analisi di Unicusano, l’Italia è tra i paesi “peggiori”: consuma il 500% delle proprie risorse. Se tutti si comportassero come gli italiani ci vorrebbe un territorio grande quanto quattro pianeti. Overshoot day 2024 in cinque mesi Il nostro Paese ha finito il budget di risorse naturali a disposizione per quest’anno. Il 19 maggio è l’overshoot day per l’Italia. Dal 20 maggio abbiamo iniziato a consumare quelle future, a cominciare da quelle del 2025, riferisce il Global footprint network che ogni anno misura la domanda di risorse e servizi da parte delle popolazioni e l’offerta di risorse e servizi da parte dei loro ecosistemi. Anche quest’anno per l’Italia – come spiega il Wwf – il consumo di risorse naturali “supera la capacità del nostro Paese di generarne nuove: siamo in deficit ecologico, in altre parole spendiamo più delle risorse che abbiamo, e immettiamo in atmosfera più CO2 della capacità che hanno gli ecosistemi di assorbirla“. Questo porta a riflettere su diversi aspetti, come lo spreco alimentare: circa 67 kg di cibo procapite vengono gettati ogni anno in Italia. Non solo i singoli cittadini, ma anche le imprese risentono del cambiamento climatico: il 79% lo teme e il 97% ne sta già pagando le conseguenze in relazione a temi come energia, agricoltura, turismo e infrastrutture. Le uscite di risorse naturali superano le entrate Oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessari più di 4 Paesi come l’Italia. Funziona tutto come fosse un estratto conto, con le entrate e le uscite: l’impronta ecologica indica le uscite, la biocapacità sono le entrate. E anche quest’anno per il nostro Paese le uscite di risorse naturali superano le entrate. I dati dimostrano che ogni anno l’overshoot day si verifica sempre più precocemente, segnalando l’aumento della pressione sui sistemi naturali del Pianeta. In Italia non siamo ai livelli di Qatar e Lussemburgo, che già a febbraio facevano toccare il fondo alle risorse del Pianeta, né di Emirati arabi, Stati Uniti e Canada che hanno esaurito le risorse a marzo. Ma siamo comunque molto alti nella classifica dei Paesi che consumano più rapidamente le proprie risorse. Con 4 ettari globali pro-capite (Gha), l’impronta ecologica di ciascuno dei 60 milioni di abitanti dell’Italia è notevolmente superiore alla biocapacità che ha disponibilità pari a 1 ettaro globale procapite. L’Italia ha in generale “un’impronta più bassa della media europea” pari a 4,5 Gha pro-capite, e anche “inferiore a quella di Francia e Germania (rispettivamente 4,3 e 4,5 Gha pro-capite) ma superiore a quella della Spagna (3,9 Gha pro-capite)”. Secondo il Wwf “le principali cause sono i trasporti e il consumo alimentare. E’ quindi urgente investire in energie rinnovabili, adottare pratiche di produzione e consumo responsabili e promuovere la conservazione ambientale, per non distruggere le capacità rigeneratrici del Pianeta e salvare il benessere che abbiamo conquistato“. Se tutti gli umani vivessero e consumassero come noi italiani – viene rilevato – “servirebbero le risorse di quasi tre pianeti, 2,6 per l’esattezza. Per gli italiani l’equilibrio con la natura e le sue risorse è lontano da essere raggiunto. In generale, in Europa tutti consumano più di quanto gli ecosistemi producano naturalmente in un anno”. Per il Wwf “rientrare nei limiti naturali non va visto come un sacrificio ma come uno spostamento verso tecnologie più avanzate e più pulite e verso un’economia più giusta. Le risorse che abbiamo a disposizione sono una quantità finita ma le nostre capacità no. Vivere all’interno delle capacità del nostro territorio è tecnologicamente possibile, finanziariamente vantaggioso ed è la nostra unica possibilità per un futuro prospero“. I Paesi e i comportamenti che incidono di più sulla crisi climatica Come emerge dall’infografica realizzata da Unicusano, i Paesi che mettono il pianeta più a rischio dal punto di vista climatico risultano: il Qatar, gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti e il Lussemburgo. I più virtuosi invece sono Indonesia, Ecuador e Jamaica. In generale, in Europa tutti consumano più di quanto la Terra produce naturalmente in un anno. Contribuiscono a delineare questo quadro anche l’uso eccessivo della plastica, lo spreco alimentare e l’accessibilità al cibo. Sono 5,25 i trilioni di pezzi di plastica che navigano negli Oceani, con isole di plastica che arrivano addirittura a coprire una superficie di 10 milioni di chilometri quadrati (otto volte l’Italia). Lo spreco alimentare nel mondo arriva al 30% e la produzione di cibo è la causa di 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra nell’atmosfera. Inoltre, mangiamo almeno 5 grammi a settimana microplastiche. Le conseguenze: naturali ed economiche Tutto questo sta portando a un aumento della temperatura globale. Secondo gli scienziati entro il 2030 il riscaldamento terrestre arriverà a picchi di +1,5/3°C con gravi conseguenze. Si stima che nei prossimi 50 anni 3,5 miliardi di persone vivranno a temperature sahariane. E le temperature estive saliranno di +5°C entro il 2070. Inondazioni, siccità, erosione dei suoli, ondate di calore e innalzamento dei mari avranno gravi conseguenze soprattutto sulle minoranze: donne, disoccupati, piccoli agricoltori, popolazioni indigene, Paesi poveri e in via di sviluppo a vocazione agricola. Le conseguenze economiche non sono da sottovalutare. La soluzione? Secondo l’analisi la soluzione deve essere quella di un cambiamento radicale, sociale, culturale, politico ed economico, da mettere in atto tempestivamente. Gli obiettivi da perseguire sono quelli della decarbonizzazione, delle diete e a base vegetale, della pianificazione urbana che preservi gli spazi verdi, della riduzione della plastica e dei comportamenti d’acquisto maggiormente sostenibili. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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