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A cura di: Tommaso Tetro L’Italia spinge il piede sull’acceleratore della decarbonizzazione. E’ questa la lettura che si può dare dei risultati contenuti nell’analisi del sistema energetico del nostro Paese messa a punto dall’Enea sul 2023: si va da un deciso taglio delle emissioni di CO2 a un ribasso delle fonti fossili come mai da 50 anni a questa parte, fino a un record per le rinnovabili. Ed è per questo che – spiega l’Enea – l’anno passato “rappresenta” il processo di “decarbonizzazione in atto”. Emissioni giù dell’8% In Italia c’è stato “un forte calo delle emissioni di anidride carbonica” (CO2) nel 2023, con una riduzione dell’8%. La diminuzione delle emissioni di CO2 è “imputabile al minor utilizzo di fonti fossili”: oltre i tre quarti del calo si è registrato “nei settori Ets” (quindi la generazione elettrica e l’industria energivora), le cui emissioni sono stimate “in calo del 16%”; il resto è riconducibile alla contrazione dei consumi di gas nel settore civile (non-Ets), “le cui emissioni sono stimate in calo del 3%”. In particolare – viene spiegato – “il 70% della riduzione delle emissioni riguarda il settore elettrico”. Riduzione consumi del 2,5% L’Enea segnala “una nuova riduzione dei consumi di energia primaria (meno 2,5%), leggermente inferiore a quella dell’Eurozona (meno 3%)”, anche per il minor uso di gas dovuto al clima più mite. La diminuzione dei consumi è il risultato di un minor impiego di fonti fossili come gas (-10%), carbone (-30%) e petrolio (-2%), compensato solo parzialmente dalla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili (+13%) e dalle importazioni di elettricità, salite al massimo storico (+19%). Minimo fonti fossili Nel 2023 la quota di domanda coperta dalle fonti fossili è arrivata “al minimo degli ultimi 50 anni”. Il petrolio è tornato “a essere ampiamente la prima fonte energetica con il 35% del totale”. Ma, nell’insieme “la quota di domanda coperta dalle fonti fossili” – cioè petrolio, gas e carbone – ha segnato “il minimo degli ultimi 50 anni” scendendo al 71%. Record rinnovabili Viene raggiunto “un nuovo massimo storico per eolico e fotovoltaico”. Le due fonti di energia pulita sono arrivate “a coprire il 17,5% della domanda su base annua, grazie alla crescita della capacità installata”. Verso la decarbonizzazione In questo scenario la transizione del sistema energetico ritrova il passo verso la decarbonizzazione che viene misurata dall’Enea attraverso l’indice Ispred, l’Indice sicurezza-prezzi-decarbonizzazione. L’Ispred guarda quindi all’andamento della transizione energetica: nel 2023 registra “un miglioramento significativo (più 25%) rispetto al 2022, quando era crollato al minimo della serie storica (dal 2008), penalizzato dall’aumento delle emissioni e dai prezzi record dell’energia”. Il valore complessivo dell’indicatore della decarbonizzazione risulta “nel 2023 pressoché doppio rispetto a un anno prima, mentre la singola componente prezzi evidenzia un miglioramento del 20%”. Difficile centrare target 2030 Nonostante la tendenza positiva del processo – dice il ricercatore dell’Enea, Francesco Gracceva, che ha coordinato l’analisi – “resta comunque difficile realizzare quel tasso di riduzione delle emissioni, intorno al 5% medio annuo, necessario per raggiungere il target di decarbonizzazione atteso al 2030”. Anche se – conclude Gracceva – “per i prossimi anni è prevedibile che il trend positivo di decarbonizzazione continui nel settore della generazione elettrica, sebbene a ritmi più contenuti al netto dei fattori congiunturali che hanno caratterizzato il 2023”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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