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Indice degli argomenti Toggle Un edificio visionario ed ecosostenibile: la sede della Levi-Montalcini FoundationUna control room per la Grande Muraglia Verde Si chiama Grande Muraglia Verde ed è un’opera unica al mondo: una volta realizzata, sarà la più grande struttura vivente del pianeta, tre volte più grande della Grande Barriera Corallina. Nato ufficialmente nel 2007 per volontà dell’Unione Africana, il progetto intende contribuire ad arrestare lo sviluppo progressivo del deserto del Sahara, creando le condizioni per riportare vita e biodiversità, oltre che per aumentare la quantità di terra arabile nel Sahel, la regione confinante con quello che è il più vasto deserto della Terra. L’idea alla base della Green Great Wall è di creare le condizioni per lo sviluppo di una fascia verde lunga circa 8mila chilometri e larga da 15 a 22 km, che si svilupperà dal Senegal al Gibuti. L’ambizione dell’iniziativa, che vede coinvolti più di 20 Paesi della regione sahelo-sahariana, è: ripristinare 100 milioni di ettari di terreni attualmente degradati; sequestrare 250 milioni di tonnellate di carbonio; creare 10 milioni di posti di lavoro verdi entro il 2030, fa sapere la Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD), partner chiave dell’iniziativa. Per gestire lo sviluppo dell’intervento sarà fondamentale l’apporto della tecnologia: attraverso una rete di sensori si raccoglieranno dati fondamentali per il monitoraggio e la tutela del verde. Per questo ci si servirà di una control room, un “cervello” hi-tech che sorgerà in Italia, presso la sede della Levi-Montalcini Foundation, a Grugliasco (Torino). Un’opera innovativa per molti aspetti, dall’impiego di cemento “verde” all’insediamento a strutture stampate in 3D fino alla previsione di un vertiporto per droni elettrici. Attorno, sorgerà un bosco di Paulownia, pianta che troverà spazio anche nella Grande Muraglia Verde grazie alle sue vantaggiose caratteristiche. Un edificio visionario ed ecosostenibile: la sede della Levi-Montalcini Foundation Il progetto dell’edificio piemontese – fortemente voluto da Piera Levi-Montalcini, nipote della ricercatrice e presidente della fondazione, e firmato dall’architetto Giancarlo Zema – è stato presentato a Barcellona da Giuseppe Masanotti, membro del team di progettazione (insieme con lo studio Sarti Engineering), in occasione dell’evento “Tomorrow building”, durante lo Smart City Expo World Congress. Come spiega lo stesso ingegnere edile, «il concept architettonico, richiama innanzitutto la cellula neuronale e la scoperta del Fattore di Crescita Neuronale (NGF) che valse il Nobel alla scienziata italiana. Gli alberi costituiranno le diramazioni biologiche e creeranno il percorso visivo e architettonico al cui centro c’è l’edificio». L’altro tema forte del concept sono gli alberi, le cui forme sono riprese nelle strutture portanti dell’edificio. Realizzate con processo di stampa 3D, sono in cemento addizionato da biochair, carbone vegetale prodotto dalla pirolisi di rifiuti organici, in grado di favorire la cattura della CO2 dell’ambiente circostante, compresi gli alberi non più in vita presenti nel parco. Il biochar consente, infatti, di trasformare la decomposizione naturale della materia organica in un processo a zero emissioni di carbonio. La sede della Levi Montalcini Foundation sorgerà a soli 500 metri dalla Città delle Scienze e dell’Ambiente di Grugliasco, polo dell’Università di Torino. Essa accoglierà oltre mille ricercatori e più di 10mila studenti e contribuirà a potenziare l’innovazione e la conoscenza nei settori agroalimentare, biotech, chimica verde, mobilità, energia, ambiente, salute umana e animale, scienze dei materiali. Una control room per la Grande Muraglia Verde Nel centro di Grugliasco, e nell’adiacente Città della Scienza, verranno studiati gli scenari geo-climatici del prossimo futuro, collaborando con altri centri di ricerca medico-scientifici nazionali e internazionali. In particolare, la sede della Levi-Montalcini Foundation fungerà da control room della Grande Muraglia Verde, a migliaia di chilometri di distanza, grazie alla tecnologia. Oltre che a raccogliere i dati della forestazione attigua, svolgerà la stessa attività di analisi anche in altri continenti. Quest’attività sarà possibile grazie all’impiego di sensori sul posto e anche grazie all’azione sul campo di droni, impiegati per il monitoraggio dello stato di avanzamento della “cintura verde”, alla cui base sarà la messa a dimora di 100mila alberi di Paulownia. «Questi alberi verranno inseriti in un contesto di biodiversità, come “alberi maestro” per favorire lo sviluppo del verde, che conterà altre 42 essenze arboree, arbustive ed erbacee – spiega Marcello Merlino, presidente e fondatore di Paulownia4Planet, attivamente coinvolta nel progetto Great Green Wall –. In una sola stagione la Paulownia cresce fino a 5 metri di altezza, con radici in grado di mantenere condizioni ideali per attecchire e crescere. Grazie anche agli animali che verranno a popolare questa striscia, saranno garantite le condizioni e l’humus necessario per la vita e per il mantenimento di questa opera naturale». Gli stessi alberi di Paulownia, dalle caratteristiche uniche (in vitro ha espresso una significativa attività antivirale contro il Covid-19, come dimostrato da uno studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità), caratterizzeranno gli spazi esterni del parco al centro del quale sorgerà la nuova sede della Fondazione presieduta da Piera Levi Montalcini. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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