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Indice degli argomenti Toggle Attestati di prestazione energetica: gli immobili vagliati nel SIAPE sono il 20%Il patrimonio di proprietà pubblica certificatoGli interventi migliorativi sugli immobiliI passi fatti sulla strada di un patrimonio decarbonizzatoLa strada che resta da coprire e la nuova EPBD Una buona notizia, in tema di efficienza energetica in edilizia. Considerando le prestazioni energetiche del parco edilizio nazionale certificato nel 2023, la percentuale degli edifici nelle classi energetiche più inefficienti (F e G) è scesa sotto il 50% “per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni”. Lo rileva il rapporto sulla Certificazione energetica degli edifici, realizzato da ENEA e Comitato Termotecnico Italiano (CTI) e giunto alla sua quinta edizione. Nel settore residenziale, la percentuale di immobili nelle classi A4-B è aumentata del 9,8%, mentre quella delle classi F-G è diminuita del 12,1%; nel settore non residenziale, la percentuale di APE nelle classi A4-B è aumentata del 5,2%, con una diminuzione del 5,3% nelle classi F-G. Un’ulteriore tendenza positiva è la crescita della percentuale di APE emessi conseguenti a riqualificazioni energetiche e ristrutturazioni importanti, che rappresentano rispettivamente il 7,9% e il 6,4% (+2,3% e +2,4% nel confronto con il 2022). Attestati di prestazione energetica: gli immobili vagliati nel SIAPE sono il 20% Detto che lo strumento nazionale di riferimento per la raccolta degli Attestati di Prestazione Energetica (APE) di edifici e unità immobiliari è il SIAPE, gli immobili la cui certificazione sul Sistema informativo delegato (SIAPE) è stata vagliata e considerata attendibile, a fine 2023, risultano pari a 5,5 milioni. Costituiscono circa il 20% rispetto alle 32 milioni di unità abitative registrati dall’aggiornamento del Censimento a cura del Censis. In ogni caso si registra un costante aumento, sia pure lento. Si auspica un’accelerazione degli indici di rappresentatività degli immobili certificati rispetto al patrimonio immobiliare nazionale in modo da ottenere una ottimale base di conoscenza sulla quale fondare i Piani di riqualificazione, previsti dalla nuova direttiva Energy Performance Buildings Directive. La stessa EPBD prescrive che tali strategie pluriennali siano fondate su elementi statistici desunti da ogni banca dati esistente ed in particolare dalla banca dati degli APE. È quindi di tutta evidenza la necessità di compiere ogni sforzo per aumentare la rappresentatività degli APE. Il patrimonio di proprietà pubblica certificato Un elemento da rilevare del rapporto ENEA-CTI sulla Certificazione energetica degli edifici riguarda la proprietà dell’immobile. Nelle precedenti edizioni del Rapporto, l’informazione sulla proprietà dell’immobile era spesso mancante, riducendo il campione di APE emessi nel 2022 di quasi il 30% a causa della mancanza dei dati di quattro Regioni. Invece, nel 2023 l’informazione sulla proprietà è presente in oltre il 90% del campione di APE, che ammonta a quasi 1,1 milioni (1.080.000) di Attestati di Prestazione Energetica. Il campione analizzato per la proprietà pubblica è composto per il 49,1% da immobili residenziali e per il 50,9% da immobili non residenziali. Il settore residenziale degli immobili pubblici certificati nel 2023 ricalca le prestazioni energetiche del campione globale, con una percentuale di APE nelle classi energetiche F-G che scende sotto il 50%. Inoltre, il settore non residenziale ha prestazioni migliori rispetto a quello del campione globale, con meno del 25% degli APE nelle classi energetiche F-G. Entrambi i settori mostrano un discreto incremento delle classi energetiche più efficienti rispetto ai dati dell’anno precedente. Gli interventi migliorativi sugli immobili Tra le pagine del rapporto sono riportati anche gli interventi migliorativi. Come si ricorda, le Linee Guida del D.M. 26/06/2015 richiedono che gli APE includano le raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica dell’immobili, pena l’invalidità dell’APE stesso. Nel settore residenziale, il 51,4% delle raccomandazioni riguarda l’involucro opaco. A seguire, il 20,8% per l’involucro trasparente e il 15,9% per la climatizzazione invernale. Nel settore non residenziale, il 49,1% delle raccomandazioni riguarda l’involucro opaco e il 26,1% l’involucro trasparente. Rispetto ai dati 2022, l’anno scorso si è osservata una riduzione di questi interventi (-14,5% per il settore residenziale e -18,1% per quello non residenziale) a favore degli interventi sull’involucro trasparente e dell’installazione di impianti di climatizzazione invernale e per la produzione da fonti a energia rinnovabile. I passi fatti sulla strada di un patrimonio decarbonizzato Il rapporto sulla Certificazione energetica degli edifici conferma una tendenza al miglioramento del patrimonio immobiliare, con edifici con attestati di prestazione energetica in aumento. Come ha avuto modo di affermare il presidente ENEA, Gilberto Dialuce, in occasione della presentazione del rapporto sulla Certificazione energetica degli edifici, il merito del documento è di fotografare lo stato dell’arte dell’ammodernamento del patrimonio edilizio e del suo efficientamento energetico. «Ci poniamo nel solco europeo, basato sul principio Energy Efficiency First, alla parte integrante della Energy Performance Buildings Directive, che dovrà poi essere attuata e implementata in Italia. Il processo di riqualificazione energetica degli edifici è fondamentale, per la transizione energetica e per la decarbonizzazione». Sui dati interni al rapporto, ha evidenziato l’incremento del 5,2% delle classi energetiche più alte, e un calo del 6% delle classi più carenti, ovvero F e G. «Per la prima volta il Rapporto testimonia che le classi peggiori calano sotto il 50%, degli edifici italiani. Inoltre si registra un aumento del 2% per gli interventi di ristrutturazione importanti». Il presidente del CTI, Cesare Boffa, ha posto l’accento sull’l’incremento del numero di attestati redatti per ristrutturazioni e riqualificazioni rispetto a quelli conseguenti a vendite e locazioni. «Tutto questo evidenzia che il mercato reagisce, anche se in misura forse ancora troppo limitata, alle indicazioni del legislatore in tema di contenimento dei consumi». Lo stesso Boffa ha segnalato come ulteriore elemento positivo la risposta cospicua fornita dai professionisti in riqualificazione energetica al questionario, predisposto dallo stesso Comitato. Hanno risposto più di 10mila professionisti della certificazione energetica in merito al processo di redazione dell’attestato di prestazione energetica. «Si tratta di un processo che parte con l’abilitazione del certificatore e termina con l’inserimento dei dati dell’APE nei catasti regionali, passando attraverso l’acquisizione delle informazioni tecniche necessario per il calcolo delle prestazioni energetiche», ha ricordato. La strada che resta da coprire e la nuova EPBD Il rapporto evidenzia i passi fatti, ma ricorda che c’è ancora molto da fare nel miglioramento della prestazione energetica edilizia. In Italia, la domanda di riqualificazione energetica degli edifici è ancora limitata. «Molti proprietari non percepiscono i benefici economici, sociali e ambientali di una riqualificazione energetica, e questo si riflette in una bassa percentuale di edifici ristrutturati con un’ottica di efficienza energetica». La mancanza di informazioni adeguate sui benefici della riqualificazione energetica contribuisce alla bassa domanda. Molti proprietari non sono consapevoli dei risparmi energetici e dei miglioramenti del comfort abitativo che derivano dalla riqualificazione degli edifici. Un’altra barriera è rappresentata dai costi iniziali elevati della riqualificazione energetica, che costituiscono un ostacolo significativo. Il lavoro che resta da fare è notevole, considerando che entro maggio 2026, data di entrata in vigore della Direttiva, ciascuno Stato membro deve stabilire la propria traiettoria per la ristrutturazione progressiva del parco immobiliare residenziale, con obiettivi intermedi al 2030 e 2040, che consenta il raggiungimento dell’obiettivo finale: un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Carlo Corazza, Direttore Ufficio in Italia del Parlamento Europeo, ha ricordato durante la presentazione del rapporto sulla certificazione energetica degli edifici, il valore della nuova EPBD, uno dei pezzi portanti della legislazione del Green Deal, insieme di iniziative che ha impegnato un terzo circa di tutte le risorse del bilancio europeo e il 50% dei prestiti della Banca Europea degli Investimenti. La nuova Energy Performance Buildings Directive vuole intervenire per migliorare lo stato del patrimonio edilizio europeo, causa del 36% delle emissioni climalteranti e del 40% del consumo di energia. Intende fare in modo che gli Stati membri si impegnino affinché gli edifici residenziali raggiungano una riduzione, rispetto al 2020, dell’uso dell’energia primaria media di almeno il 16% entro il 2030, e di almeno il 20-22% entro il 2035. Uno dei tasselli fondamentali nel mosaico dell’EPBD è sicuramente rappresentato dal calcolo della prestazione energetica di un edificio. Esso, infatti, rappresenta uno degli aspetti più tecnici e operativi della Direttiva. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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