Il decreto qualità dell’aria è legge: cosa prevede, obblighi delle regioni e novità

Via libera dalla Camera dei deputati al testo di legge sulla qualità dell’aria: ecco la panoramica delle misure urgenti da adottare per la tutela della salute e l’abbattimento delle emissioni atmosferiche.

A cura di:

Il decreto qualità dell'aria è legge: cosa prevede, obblighi delle regioni e novità

Via libera al decreto recante  “misure urgenti in materia di pianificazione della qualità dell’aria e limitazioni della circolazione stradale”.

Il testo, chiamato più brevemente “decreto qualità dell’aria“, ha l’obiettivo di abbattere le emissioni di CO2 e ridurre l’impatto del trasporto merci su gomma potenziando quello aereo.

In questo modo l’Italia cerca di uniformarsi a due sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea del 2020 e del 2022: diverse regioni italiane, dove la qualità dell’aria è peggiore, dovranno aggiornare le misure adottate per ridurre le emissioni nell’atmosfera e sul blocco dei veicoli inquinanti.

Il testo approvato non è piaciuto a tutti, anzi. Da Legambiente è arrivata una secca bocciatura; infatti secondo l’associazione ambientalista il decreto

Non è una misura risolutiva ed efficace come richiesto dall’Europa per non proseguire con le procedure di infrazione in essere.

Diverse le novità per i veicoli Euro 5, Euro 3 e per la circolazione delle auto storiche. Di seguito i dettagli.

Cosa prevede il decreto qualità dell’aria, comma per comma

Approvata in via definitiva la legge di conversione del decreto che vuole migliorare la qualità dell’aria limitando la circolazione dei veicoli più inquinanti e di quelli storici.

Il decreto qualità dell'aria è legge: cosa prevede, obblighi delle regioni e novità

Il comma 2 va a limitare la circolazione delle autovetture e dei veicoli commerciali diesel “Euro 5” nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna a partire dal 1° ottobre 2024, con l’obbligo di aggiornare il piano regionale sulla qualità dell’aria da parte delle amministrazioni locali. In caso di deroghe, le regioni coinvolte dovranno motivare le ragioni del mancato adempimento delle indicazioni previste.

Il decreto sulla qualità dell’aria prevede che queste limitazioni si applichino in via prioritaria nei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti (purché abbiano un servizio di trasporto pubblico adeguato).

Un’ulteriore limitazione alla circolazione dei veicoli inquinanti entrerà in vigore a partire dal 1° ottobre 2025 e riguarderà i veicoli commerciali di categoria N1, N2 e N3 ad alimentazione diesel, di categoria “Euro 5.” Sarà poi facoltà delle regioni stabilire altri limiti a partire dalla categoria “Euro 3” monofuel o bi-fuel alimentati con carburanti alternativi.

Decreto qualità dell’aria, le limitazioni per i veicoli storici

Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto qualità dell’aria, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, dovrà emanare un decreto ad hoc sulla circolazione dei veicoli storici disciplinati all’articolo 60 del Codice della strada:

Rientrano nella categoria dei motoveicoli e autoveicoli di interesse storico e collezionistico tutti quelli di cui risulti l’iscrizione in uno dei seguenti registri: ASI, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI.

Il decreto dovrà contenere indicazioni dettagliate sulle percorrenze chilometriche e sulle modalità di accesso alle aree soggette alle limitazioni della circolazione.

Secondo Legambiente il decreto sulla qualità dell’aria “è un’occasione persa”

Il testo approvato ha suscitato pareri discordanti. Le misure previste non sono piaciute a Legambiente che le ha “bocciate” poiché non sufficienti a risolvere il problema della scarsa qualità dell’aria nel lungo termine. “Un’occasione persa” ha dichiarato l’associazione ambientalista italiana, secondo la quale il governo avrebbe dovuto/potuto fare uno sforzo maggiore.

Non è una misura risolutiva ed efficace come richiesto dall’Europa per non proseguire con le procedure di infrazione in essere. In più, nonostante ben venga la richiesta alle Regioni del bacino padano di rivedere la regolamentazione della qualità dell’aria entro 12 mesi, non prende in considerazione che invece la valenza dei provvedimenti dovrebbe riguardare almeno tutti i territori in procedura di infrazione.

In sintesi per Legambiente i “punti critici” del decreto qualità dell’aria sono tre:

  • il testo non propone una misura risolutiva al problema, come invece richiede l’Unione europea
  • si concentra ad alcune zone limitate, cioè alle regioni in cui la qualità dell’aria è più bassa, mentre trascura completamente altri territori in procedura di infrazione
  • introduce una misura che ripristina un progetto già morto perché bocciato senza appello dalla commissione VIA nazionale, cioè l’ampliamento dello scalo di Malpensa (all’articolo 1-ter del decreto).

Per migliorare la qualità dell’aria nel nostro Paese non servono misure vaghe, inefficaci e spesso contrastanti tra loro, ma una serie di misure efficaci, strutturali, che mettano al centro i veri problemi che sono la causa di una cattiva qualità dell’aria e che vedono coinvolti settori importanti come la mobilità, l’agricoltura e la zootecnia e il riscaldamento residenziale.

Questo il commento di Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento



Tema Tecnico

Le ultime notizie sull’argomento



Secured By miniOrange