Efficienza energetica e ricerca: da qui passa un mondo più equo e green

Enea si è impegnata ad affrontare il problema della povertà energetica con un piano concreto. Il presidente Federico Testa conferma, sottolineando il valore sociale dell’efficienza energetica

Intervista a Federico Testa, presidente Enea su efficienza energetica e

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L’efficienza energetica come leva per una vera “democrazia” da attuare per ridurre le diseguaglianze sociali in termini di consumi e di fabbisogni. È un’idea che si sta facendo strada e che propugna ENEA.

L’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile ha presentato un piano a supporto del Terzo Settore, focalizzato in particolare sulla povertà energetica. È un fenomeno che in Europa colpisce un cittadino su dieci, più di 50 milioni di famiglie nell’UE.

Il piano, strutturato in sei punti, è in grado di generare benefici potenziali per più di 350 mila soggetti ed è stato realizzato in collaborazione con Fratello Sole, la prima e unica società consortile non a scopo di lucro in Europa che si occupa di sostenibilità aperta esclusivamente agli enti del Terzo Settore italiano.

Per comprendere la portata di questo piano e per valutare le potenzialità che ha in Italia l’efficientamento energetico abbiamo sentito Federico Testa, presidente ENEA.

Quali sono i presupposti da cui nasce questo piano?

Federico Testa, presidente Enea
Federico Testa

«Ci siamo resi conto di un problema emerso con particolare evidenza negli ultimi anni e che l’emergenza Covid-19 potrebbe rendere ancora più drammatico. Si tratta del calo dei consumi energetici che, in parte, è sicuramente legato alla maggiore attenzione all’efficienza energetica e agli interventi dedicati per incrementarla; tuttavia abbiamo evidenza che, purtroppo, i minori consumi derivano dal fatto che sempre più persone non riescono a far fronte ai costi di riscaldamento ed energia elettrica a causa delle difficoltà economiche. Da qui abbiamo iniziato a ragionare sulle azioni concrete da intraprendere e avviato un percorso di collaborazione con Fratello Sole, onlus impegnata in prima linea nel contrasto alla povertà energetica. Vogliamo dare un contributo affinché anche le persone in difficoltà possano accedere alle agevolazioni per migliorare le prestazioni energetiche. Le detrazioni fiscali sono strumenti utili se è possibile contare su un reddito stabile. Per questo abbiamo proposto e ottenuto una misura come la cessione del credito, che consente ad una platea molto ampia di persone di accedere agli incentivi per migliorare le prestazioni energetiche delle proprie abitazioni, evitando di sobbarcarsi spese altrimenti fuori budget. Servivano inoltre misure alle quali possano accedere anche gli enti operanti nel Terzo settore che si occupano di chi versa in difficoltà».

Povertà energetica: quante persone ne soffrono in Italia?

«È difficile fare stime. Ma, ribadisco, è certo che una parte considerevole dei minori consumi deriva da persone che non ce la fanno ad arrivare con le proprie entrate alla fine del mese. Sono aumentate le persone che non possono pagare le bollette e sono cresciuti gli insoluti per oggettiva scarsità di risorse economiche».

Come si struttura il Piano?

«Il Piano si articola in sei punti: la possibilità di beneficiare delle detrazioni per gli enti del Terzo Settore, l’ampliamento di calcolo per ecobonus e sismabonus ai metri cubi, in aggiunta opzionale al numero delle unità immobiliari; l’apertura agli enti del Terzo Settore e in genere alle opere sociali, la garanzia del Fondo nazionale di Efficienza energetica o la costituzione di un altro apposito strumento; l’inclusione di tali enti tra i soggetti beneficiari delle detrazioni per interventi di ristrutturazione edilizia e di riduzione del rischio sismico l’ammissibilità della cessione del credito fiscale derivante da interventi di ristrutturazione edilizia, a favore dei fornitori o di altri soggetti collegati che hanno contribuito all’intervento».

L’efficienza energetica può rappresentare una leva per ridurre le diseguaglianze sociali?

«Direi proprio di sì. Quando abbiamo cominciato a ragionare di queste misure siamo partiti dalla constatazione che molto spesso le agevolazioni vengono utilizzate soprattutto da chi ha le possibilità di investire in efficienza energetica ad esempio con interventi molto richiesti come il cambio dei serramenti o l’installazione di una caldaia a condensazione. Il maggior numero di richieste arriva da residenti in villette monofamiliari o, in numero minore, da proprietari di singoli appartamenti, ma non vengono coinvolti i condomini dove vivono i due terzi circa degli italiani. I motivi e le complessità sono molteplici, tra queste le criticità economiche e l’età media di molti residenti. In questo senso la cessione del credito è una leva favorevole. Non dimentichiamo poi che il termine efficienza significa ottenere lo stesso risultato impiegando minori risorse. Si deve lavorare su questo concetto non solo per ridurre il fabbisogno energetico per il riscaldamento, ma ancor più per ridurre i consumi elettrici riguardanti il raffrescamento, ad esempio attraverso la coibentazione e per un miglioramento complessivo del comfort abitativo, che passa anche dall’efficienza».

Il Governo pensa al rafforzamento di ecobonus e sismabonus, con detrazioni fiscali elevate fino al 110%. Se confermata, come la giudica?

«Il proposito è positivo, ma andrà valutato una volta strutturato. Certamente, se si riesce ad aumentare la possibilità di accedere agli strumenti in essere, si ha la possibilità di avviare un’operazione ad ampio raggio, finalizzata a ridurre notevolmente i consumi energetici e ad accelerare e ampliare la diffusione dell’efficienza energetica in edilizia. Sappiamo che i consumi energetici si suddividono pressoché in eguale misura a livello industriale, residenziale e trasporti. Nel primo caso si è fatto molto: sulla spinta degli elevati costi dell’elettricità, il comparto industriale italiano è tra i più efficienti al mondo. Sul fronte residenziale le potenzialità sono enormi a livello privato e pubblico. Va considerato poi che la “filiera dell’efficienza” per il comparto edile e industriale è per lo più made in Italy. E in termini di potenziale ripresa dell’economia, in particolare nella fase post Covid-19 è un’opportunità strategica».

La transizione energetica verso la decarbonizzazione procede lentamente. Quali dovrebbero essere le proposte su cui insistere per favorire un più rapido e consistente sviluppo?

«Prendiamo in considerazione il momento attuale. Uno dei pochi aspetti positivi che questa emergenza è stato lo sviluppo dello smart working in realtà per le quali si è riscontrata la possibilità di svolgere diverse attività in ambito domestico in modo analogo che in ufficio. In ENEA avevamo già introdotto questa possibilità, prima della pandemia, consapevoli dei benefici in termini di riduzione degli spostamenti e, quindi, dell’inquinamento, migliorando anche la qualità della vita. Occorre quindi rendere sistemico, quando possibile, il lavoro da casa. A proposito di mobilità, penso sia utile valutare interventi quali l’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica nelle stazioni di distribuzione anziché disseminarle qua e là, occupando ulteriormente spazi in città già fin troppo congestionate dal traffico e in perenne crisi di spazi di parcheggio. La transizione va fatta, ma considerando il contesto reale e lavorando sul prossimo futuro. In termini di tecnologie low carbon, occorre investire nella ricerca: questa è l’unica risorsa fondamentale per creare alternative per risolvere problemi e affrontare il futuro in maniera più sostenibile, in termini ambientali, economici e sociali».

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