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Indice degli argomenti: Plastic tax: possibile sospensione Cancellazione plastic tax, favorevoli e contrari La plastic tax ritorna per un momento al centro della discussione politica. Nel pieno dell’emergenza coronavirus e proprio per via di questa emergenza si riapre la discussione. Una “riflessione aperta” sulla sua sospensione è infatti in corso al ministero dell’Economia, per capire se qualcosa va fatto già da subito (con un emendamento al decreto Cura Italia) o se invece si potrà aspettare il prossimo provvedimento economico di aprile, sempre per far fronte al Covid-19. Plastic tax: possibile sospensione Un dilemma, quello della plastic tax, che aveva tenuto alta la tensione anche all’interno del governo fino all’approvazione della Manovra, con cui si era trovata una mediazione spostando l’applicazione della tassa (0,45 centesimi al chilogrammo) il più lontano possibile nel tempo, cioè a luglio quando, per ora, dovrebbe scattare. E invece la crisi portata dal coronavirus non ha fatto sconti a nessuno. Così una delle misure per sostenere le imprese che potrebbero arrivare è proprio l’evaporazione (che sia slittamento o addirittura cancellazione) della plastic tax; una riflessione che una volta diventata proposta concreta dovrà comunque avere bisogno di un passaggio in consiglio dei ministri, vista l’ampiezza dei ministeri coinvolti. A riportare la plastic tax sotto i riflettori, nell’ambito delle soluzioni che possono aiutare a combattere la ‘strage’ economica che sta facendo il coronavirus, è il ragionamento del ministro dell’Ambiente Sergio Costa anche pensando alla fase del post-emergenza; che però sulla proposta di condono edilizio, per rilanciare un pezzo di sviluppo industriale, punta i piedi e chiaramente mostra tutta la sua contrarietà, bollando l’ipotesi con un secco “non scherziamo”. Costa però lancia soltanto la pietra, e non racconta molto di più, anche se lascia intendere quale sia lo spazio di lavoro su cui ci si sta muovendo: “Stiamo studiando una serie di possibilità di sviluppo e di riflessioni, di ripresa economica che sono sul tavolo del ministero dell’Economia. L’importante è far ripartire il Paese, se serve si fa, se non serve non si fa, se si deve sospendere si sospende”. Cancellazione plastic tax, favorevoli e contrari Rossella Muroni di LeU e l’ex ministro Lorenzo Fioramonti avvertono come questo non sia il momento per fari passi indietro, leggendo in questa ‘apertura’ un allentamento della spinta verso lo sviluppo sostenibile ritenuto oggi ancora più urgente per il Paese: “Il governo tenga la rotta sulla sostenibilità ambientale e sul Green deal. No a ritorni al passato o a derive alla ‘tana libera tutti’ in nome del Pil”. Questo perché “rimangiarsi la plastic tax nell’emergenza coronavirus sarebbe un errore madornale; capiamo la riflessione aperta nel governo sulle misure che possono aiutare il Paese a ripartire, ma sospendere o cancellare la plastic tax sarebbe un clamoroso ritorno al passato. Sbaglia chi nella maggioranza ha la tentazione di cedere. Tanto più che una tassa sulla plastica monouso fatta bene, modulata e che escluda i prodotti compostabili, in plastica riciclata e presidi sanitari, è giusta perché orienta la produzione e i consumi verso stili di vita più sostenibili”. Invece per Muroni e Fioramonti “al contrario, ora più che mai c’è bisogno del Green deal per uscire dalla crisi e rilanciare la nostra economia puntando su innovazione amica dell’ambiente, rinnovabili, efficienza, modello circolare ed equità. Ossia su uno sviluppo sostenibile e proprio per questo più competitivo. Questa crisi ci dimostra, ancora una volta, che l’unica crescita possibile in futuro sarà quella che mette al centro la salute delle persone e dell’ambiente”. L’opposizione non manca di far sentire la sua voce, e Forza Italia rivolgendosi al governo gli chiede di “mostrarsi solidale e grato nei confronti di tante aziende che in questi giorni stanno fornendo milioni di contenitori in plastica per la conservazione della merce. In piena crisi un settore indispensabile per la nostra economia deve essere aiutato e rassicurato. Non c’è alcuna riflessione da fare, l’unica cosa che deve fare il governo è cancellare subito la plastic tax”. Quella che però viene derubricata da Costa come una “riflessione” sulla plastic tax, diventa un appello al governo da parte delle imprese che mettono davanti alle loro esigenze le difficoltà dell’emergenza tra “lockdown e blocco di bar, ristoranti, pub e attività commerciali; crollo della domanda con stima del meno 40% di fatturato nel prossimo trimestre, sfiducia e perdita di liquidità”. In testa Confindustria, e in particolare di Assobibe, l’associazione che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia: sospendere subito sugar e plastic tax “per evitare il tracollo delle aziende” e non mettere “a rischio gli 80.000 posti di lavoro della filiera“. Sulla stessa linea l’azienda che imbottiglia la Coca cola in Sicilia, la Sibeg: “La sugar e la plastic tax sono un ulteriore schiaffo per le imprese; vogliamo sostegni e sistemi di garanzia, non condanne a morte. Dal 23 marzo ci sono 319 dipendenti in cassa integrazione. Chiediamo al premier Conte l’abolizione delle due tasse, le uniche ancora in piedi, per un settore che sta soffocando”. Anche Filiera Italia dice in modo inequivocabile che “non è il momento di inserire nuove tasse”, ricordando che “oggi le aziende agroalimentari sono in prima linea nel fronteggiare l’emergenza e nell’assicurare la produttività”, ed è per questo che “devono essere tutelate e non gravate da nuovi balzelli che rischiano solo di incrinare il delicato equilibrio raggiunto”. Scende in campo anche Federalimentare: “In un momento di emergenza così grave e complesso, con il Paese fermo e le aziende alimentari che lavorano giorno e notte per garantire cibo a tutti, ribadiamo la nostra richiesta di sospensione dell’entrata in vigore della tassa sulla plastica, così come di ogni nuova tassa, quale la sugar tax. Le aziende ora hanno solo bisogno di sostegno; non è il momento di introdurre nuove tasse: la priorità è la ripartenza del Paese”. Sul fronte opposto la posizione di Greenpeace che avverte come non si possa “sfruttare opportunisticamente la situazione emergenziale dovuta al Covid-19 per tutelare gli interessi industriali dei produttori di plastica usa e getta, soprattutto considerando che i dispositivi medici sono esclusi dalla plastic tax”. Per il ministro Costa però non c’è, al di là di quello che sarà il destino della plastic tax, un allentamento del Green deal; il post-emergenza coronavirus sarà “un’occasione di rilancio green del Paese; questo è il momento più opportuno per incrociare il rapporto tra ambiente e salute per dare nuova linfa”. Racconta così di come non ci sarà “nessuna deroga ai limiti sull’inquinamento“; la sua visione prevede invece “un aiuto concreto” a imprese e cittadini, per esempio attraverso il sistema del credito di imposta e degli ecobonus “entrambi non inferiori al 90% e con un ristoro del capitale più rapido, massimo di cinque anni rispetto ai 10 attuali”. 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