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Indice: Revamping e burocrazia. Quando fare comunicazione al GSE? In caso di spostamento dell’impianto I vantaggi Le certificazioni richieste Le regole per il revamping disciplinano gli interventi di rifacimento e manutenzione degli impianti incentivati in Conto Energia. Sono sempre di più i proprietari di impianti fotovoltaici che grazie al Revamping (o repowering) migliorano il rendimento energetico ed economico dei propri sistemi fotovoltaici. Il revamping, si realizza attraverso interventi di riqualificazione o ammodernamento su impianti esistenti ma che non sono più performanti che possono interessare una o più parti dell’impianto: pannelli, inverter, moduli, cablaggi, componenti elettriche, funzioni di monitoraggio… Il revamping prima delle regole del 2017 Dall’Agosto 2013 (Ultimo Conto Energia), al febbraio 2017, (emanazione delle regole), gli interventi di Revamping in Italia dovevano fare i conti con un vero e proprio vuoto normativo. L’obbligatorietà di mantenere inalterate le potenze dei moduli sostituti produceva continue richieste di pannelli con potenze obsolete, con una crescente difficoltà per reperire le celle per fabbricarli. Revamping e burocrazia. Quando fare comunicazione al GSE? Le regole per il revamping rappresentano un primo passo importante per la semplificazione della procedura di revamping. Restano alcune storture burocratiche, ma ci auguriamo che possano essere risolte sotto l’input dei nuovi vertici del GSE. In modo particolare risulta semplificata la sostituzione degli inverter al di sotto dei 3 kW di impianto. In questo caso l’intervento non prevede l’invio di pratiche formali obbligatorie al GSE. Purtroppo la stessa semplificazione non si applica sui moduli: anche sostituendo un solo modulo fotovoltaico si deve procedere alla comunicazione al GSE del cambio del seriale, allegando una serie numerosa di documenti, non ultimo un attestato che dimostri il corretto smaltimento del modulo. È inutile dire che, al prezzo attuale dei moduli, per il cliente finale risulta più costoso il lavoro burocratico che non il costo del materiale e del lavoro artigiano di installazione. Questa rigidità sui moduli deriva dalle normative sui RAEE che prevedono una gestione ben definita a fine vita, seriale per seriale… ma solo per gli impianti incentivati in Conto Energia. Per un impianto realizzato per esempio nel 2016, se il titolare volesse sostituire un modulo non dovrebbe far altro che conferirlo correttamente in ecocentro e installare un modulo nuovo senza esigenze di comunicazioni. Il GSE inoltre ammette che piccole modifiche della componentistica elettrica dei quadri possano essere sostituite senza comunicazioni: questa oggettivamente pare una concessione scontata e quasi inevitabile visto che non vi sarebbe modo di tracciare questi interventi! In caso di spostamento dell’impianto Particolare attenzione viene riservata dalle regole per il revamping agli spostamenti degli impianti. Qualora ci si fosse resi conto di ombreggiamenti o altri problemi è possibile spostare l’impianto all’interno della medesima proprietà a patto che venga mantenuto il medesimo livello di integrazione architettonica. Per esempio se l’impianto era complanare al tetto e posto al di sopra delle tegole, deve rimanere tale e non essere trasferito a terra o inclinato su un tetto piano. Revamping, i vantaggi L’aspetto più positivo introdotto dalle regole per il revamping, per quanto riguarda i moduli, è la possibilità di utilizzare le potenze attuali disponibili sul mercato senza cercare potenze ormai obsolete e non più realizzabili: così facendo si possono sfruttare due “bonus”, del 5% della potenza per impianti fino a 20 kW e dell’1% sopra i 20 kW. Si spera che grazie a questa indicazione venga posta la parola fine al mercato alterato dei moduli, per esempio da 225 Wp, ormai non più producibili. Altro non sono che 270 Wp sotto-etichettati, con un innalzamento quindi illecito della potenza dell’impianto. È bene su questo fare un’ulteriore piccola riflessione: tenendo conto del naturale degrado del silicio, chi ha un impianto installato, per esempio, nel 2010, quando i moduli venivano venduti con tolleranze anche negative, oggi si potrebbe realisticamente ritrovare un 7-8% di potenza in meno rispetto a quella nominale. Se a questo aggiungiamo la possibilità di incrementare del 5% la potenza, sfruttando anche un ulteriore 1% medio di tolleranza positiva sui moduli, quel proprietario potrà ottenere un miglioramento della resa anche del 15% all’anno. Un numero che da solo potrebbe giustificare l’intervento di rifacimento. Le certificazioni richieste A maggior tutela dei clienti, qualsiasi sia il Conto Energia di appartenenza, le regole per il revamping prevedono che tutti i moduli nuovi siano conformi alle regole del V Conto Energia e che quindi abbiano: IEC 61215 e IEC 61730 inclusive di FI, ISO 9001, ISO14001, ISO 18000, 10 anni di garanzia almeno e adesione del produttore ad un consorzio di riciclo. È probabile che nel corso dei prossimi mesi vengano aggiornate queste regole, semplificando ulteriormente le procedure almeno fino ai 20 kW e introducendo la possibilità di “rigenerare” o, per meglio dire, “ricondizionare” i moduli con difetti minori. Ci auguriamo che vengano pubblicate quanto prima le nuove regole per non sentire più i proprietari di impianto dire: “Preferisco tenermi un modulo rotto che fare ancora carte col GSE!”. L’Ing Nicola Baggio Co-fondatore di FuturaSun, attualmente ricopre il ruolo di CTO, Asset Manager e R&D Manager. 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