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Indice degli argomenti: Economia circolare in edilizia Le dimensioni delle costruzioni in Europa Le strategie della circolarità Le linee di tendenza dell’economia circolare I modelli di business Definizioni di economia circolare ne esistono numerose. Quella forse più autorevole è della MacArthur Foundation. “È un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”. Messa da parte la definizione, occorre interrogarsi circa i benefici dell’economia circolare. Anche qui la risposta è semplice: economici, ambientali, di uso delle risorse e sociali. Economia circolare in edilizia Il difficile arriva quando pensiamo all’economia circolare applicata al settore delle costruzioni. Il settore dell’edilizia offre grandi possibilità di cambiamento. Avvicinarsi a un modello di economia circolare significa innovare i processi, dalla produzione alla trasformazione dello scarto, cambiare il modo in cui si concepiscono i prodotti stessi.Oggi, in campo edile, sono sempre di più i prodotti realizzati da materiale di scarto, provenienti anche da altre filiere industriali. Tra le materie riciclate più utilizzate si possono citare la gomma, la plastica, gli inerti e il legno, la lana di roccia, utilizzati per realizzare nuovi prodotti, come isolanti o gli stessi prodotti ma da riciclo. Sempre più attenzione viene riservata anche alla seconda vita dei detriti e delle macerie da cantiere, inerti utilizzati per la produzione di nuovi prodotti. Per capire l’evoluzione del settore dell’economia circolare nelle costruzioni, servono gli esperti, servono coloro i quali da anni ci lavorano con studi e ricerche. Ne parliamo con uno studioso, che ci spiega dimensioni del fenomeno, benefici, strategie, tendenze e modelli di business possibili per far decollare la circolarità nelle costruzioni. Edoardo Croci, direttore di ricerca allo Iefe, il centro di economia e politica dell’energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi di Milano e coordinatore dell’Osservatorio Green Economy, ne ha parlato di recente in un convegno organizzato da Assimpredil, l’associazione dei costruttori milanesi legata all’Ance. Infobuild è andata a intervistarlo. Ecco cosa ci ha detto. Le dimensioni delle costruzioni in Europa «Il settore delle costruzioni in Europa è costituito da 3,4 milioni di imprese, che generano circa il 9% del prodotto interno lordo della Ue e offrono 18 milioni di posti di lavoro diretti – attacca il professore -. Allo stesso tempo, il settore produce rifiuti da costruzione e demolizione che rappresentano il 25-30% di tutti i rifiuti generati nell’Unione, vale a dire tra i flussi di rifiuti più rilevanti. Il patrimonio edificato in Europa, sia residenziale che terziario, è stimato in circa 30 miliardi di metri quadrati di superficie e aumenta di circa l’1% l’anno. Ogni anno, 4,3 giga tonnellate di materiali vengono utilizzati nel settore, dei quali più della metà per manutenzioni e ristrutturazioni. Circa il 12% dei materiali utilizzati proviene da una fonte secondaria». Le strategie della circolarità Fin qui le dimensioni, che fanno capire la consistenza del settore. Ma quali sono le possibili strategie di circolarità? “Il Gruppo Rockwool, conosciuto per i suoi prodotti di isolamento e insonorizzazione – spiega Croci – si occupa da anni di economia circolare. I ricercatori della società danese hanno definito sette strategie di circolarità nel comparto costruzioni. La prima: occorre dare priorità alle rigenerazione delle risorse. La seconda: serve preservare ed estendere ciò che è già stato realizzato. Terza: dobbiamo utilizzare i rifiuti come una risorsa. Quarta: occorre ripensare il modello di business. Quinta: dobbiamo progettare per il futuro. Sesta: serve incorporare le tecnologie digitali. Settima e ultima strategia: serve collaborare per creare valore aggiunto”. Le linee di tendenza dell’economia circolare I ricercatori che lavorano con Croci hanno anche approfondito ciò che da altre parti in Europa è stata studiato e divulgato. «Il lavoro che The Circularity City Project, un’organizzazione di enti e imprese della regione dello Jutland in Danimarca, ha svolto – afferma il docente – è servito a definire le linee verso cui il settore delle costruzioni deve tendere. La prima riguarda la digitalizzazione: i sistemi di Building information modelling servono ad aumentarela trasparenza e consentono la cooperazione tra gli attori nell’adozione di modelli di business incentrati sulla costruzione, gestione delle operazioni e riuso circolare». I benefici dell’economia circolare (fonte Eea, 2015) «Seconda linea di tendenza verso la circolarità riguarda la fabbricazione e la costruzione modulare: la costruzione di moduli off-site aumenta il livello di circolarità di un edificio, in quanto gli edifici modulari consentono una maggiore adattabilità nel tempo a fronte di nuove esigenze; l’approccio modulare abilita la possibilità di riutilizzare parti di edificio in nuove strutture». «Terza linea di tendenza si riferisce ai nuovi modelli di collaborazione: tra i diversi attori lungo le diverse fasi della filiera – progettazione, procurement, costruzione – la collaborazione può abilitare l’adozione di soluzioni circolari, favorendo una progettazione orientata al disassemblaggio e al riciclo dei materiali». I modelli di business Ma quali sono i modelli di business nel settore delle costruzioni? «Anche in questo caso il lavoro di Circularity City ci aiuta a definire quali devono essere i modelli di business. Il primo si riferisce alle forniture circolari, vale a dire: occorre sostituire le materie prime vergini con materiali rinnovabili o biodegradabili. Il secondo riguarda il recupero delle risorse: serve recuperare i prodotti di scarto delle lavorazioni o i sotto prodotti o riciclare i materiali. Terzo: serve estendere il ciclo di vita utile dei prodotti e di parte di prodotto preservando comunque le funzioni originarie. Quarto, servono piattaforme condivise, occorre cioè aumentare l’uso di prodotti attraverso nuovi modelli di condivisione e di proprietà. Infine, occorre considerare il prodotto come servizio, vale a dire serve ottimizzare la produttività di una risorsa o di un prodotto mantenendone le proprietà». Non mancano esempi di buone pratiche, come lo Juventus Stadium, per il quale si sono recuperati i materiali dalla demolizione del vecchio stadio. Circa 40 mila metri cubi di calcestruzzo sono stati utilizzati, dopo la frantumazione, per realizzare il sottofondo del nuovo stadio. Di recupero anche diverse tonnellate di acciaio, vetro e alluminio. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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