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La Commissione ambiente UE chiede un’adesione formale all’accordo COP21 per il clima prima della Conferenza sul clima di Marrakech e sollecita un maggior impegno per l’ambiente da parte dei singoli paesi A pochi giorni dall’adesione formale dell’accordo per il clima di Stati Uniti e Cina, i deputati della commissione ambiente dell’UE chiedono che il Parlamento Europeo dia velocemente il proprio consenso per una rapida ratifica dell’accordo COP21. Inoltre tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbero concludere il prima possibile il processo di ratifica, per assicurarne la rapida entrata in vigore, così da limitare l’aumento della temperatura al di sotto dei 2° e possibilmente entro 1,5°C rispetto all’epoca pre-industriale. In particolare si chiede un impegno a ratificare prima della Conferenza 2016 delle Nazioni Unite sul clima (COP22), che si svolgerà a Marrakech, nel mese di novembre. Nei giorni scorsi il Ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha assicurato che entro settembre dovrebbe essere trasmessa alle Camere la Legge di ratifica per l’Italia. Giovanni La Via (AP/PPE) relatore del provvedimento della Commissione e Presidente della Commissione Ambiente, sanità e sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha evidenziato che è impensabile che l’accordo di Parigi entri in vigore senza l’Unione europea, considerando la leadership dell’UE in materia di lotta contro il cambiamento climatico, il suo ruolo nel Protocollo di Kyoto. In una risoluzione separata i Deputati della Commissione ambiente hanno chiamato l’Unione europea ad aggiornare i propri impegni di riduzione delle emissioni, in modo da colmare il divario tra i singoli obiettivi concordati dalle parti e ciò che è stato deciso a Parigi. Infatti oggi, sommando gli impegni dei singoli paesi, il bersaglio di contenere l’aumento della temperatura entro i 2° è molto lontano, è dunque necessario che le singole Nazioni facciano più sforzi per ridurre le proprie emissioni. I deputati insistono sulla necessità di ridurre le emissioni dei trasporti aerei e marittimi internazionali, e chiedono a tutte le parti di lavorare per adottare misure che fissino obiettivi adeguati prima della fine del 2016. I rifugiati climatici I deputati nella nota ricordano che tra il 2008 e il 2013 circa 166 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni a causa di calamità naturali e chiedono il riconoscimento dei rifugiati climatici, l’emergenza climatica in alcune parti dell’Africa e del Medio Oriente potrebbe infatti contribuire all’instabilità politica, al disagio economico e a un aumento della crisi dei rifugiati nel Mediterraneo. Finanziamenti per il clima Ulteriori sforzi sono necessari per garantire la mobilitazione di finanziamenti per il clima per raggiungere l’obiettivo 100 miliardi di dollari entro il 2020. E’ necessario pensare a nuove forme di finanziamento, tra cui una tassa sulle transazioni finanziarie. Ricordiamo che l’accordo di Parigi entrerà in vigore il 30° giorno successivo alla data in cui almeno 55 paesi responsabili per almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra, abbiano depositato gli strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione alle Nazioni Unite. Al 7 settembre 2016, 27 paesi, responsabili per il 39.08% del totale delle emissioni globali di gas a effetto serra, hanno depositato gli strumenti di adesione formale presso le Nazioni Unite. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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