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Le imprese verdi che hanno investito in prodotti e tecnologie pulite, per ridurre l’impatto e per tagliare le emissioni di CO2, sono 432mila, e gli eco-posti di lavoro superano i 3 milioni. Nuovo rapporto Symbola e Unioncamere, l’Italia è già superpotenza dell’economia circolare. Per i prossimi anni è prevista una crescita delle opportunità lavorative ambientali fino al 25%. Spinta in avanti verso la green economy: le aziende sostenibili hanno un dinamismo superiore nei mercati esteri rispetto alle altre del sistema produttivo italiano. a cura di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: La crescita dell’economia circolare Green jobs Le prestazioni ambientali La Legge di Bilancio In Italia ci sono tre milioni di persone che lavorano fianco a fianco con la sostenibilità ambientale. Sono il 13,4% del totale degli occupati nel 2018. L’istantanea sull’economia ‘verde’ del nostro Paese l’ha scattata il nuovo rapporto ‘GreenItaly’, messo a punto dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, che immaginano per i prossimi anni una crescita delle opportunità lavorative ambientali fino al 25%. L’Italia sprinta in avanti e anticipa le altre economie europee. Le nostre imprese puntano infatti sempre di più verso la green economy: negli ultimi cinque anni quelle che hanno investito in prodotti e tecnologie pulite, soprattutto per ridurre l’impatto sull’ambiente e per tagliare le emissioni di CO2, sono 432mila. Ovvero il 31,2% del totale. Dentro questo basket di aziende ce ne sono quasi 300 che hanno realizzato e programmato investimenti ecologici nell’ultimo anno. Per toccare con mano quanto siano cambiati i bisogni e le risposte da dare alla società, il presidente di Symbola Ermete Realacci ricorda come “la tecnologia abbia fatto passi da gigante: 10 anni fa, alla pubblicazione del primo rapporto GreenItaly, al mondo erano installati 25 Gigawatta di fotovoltaico; oggi siamo passati a 660 Gigawatt”. “I dati parlano chiaro – afferma il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli – una impresa su tre ha imboccato la strada della sostenibilità, 90mila in più dello scorso anno. Una scelta che si traduce in maggiore produttività e competitività, oltre che in un’accresciuta capacità di innovazione e di export”. Alla spinta ‘verde’ un gran contributo arriva dalle imprese giovani, quelle under 35, che per il 50% delle volte hanno puntato sulla green economy. La crescita dell’economia circolare L’industria nazionale batte la Francia e la Germania, non soltanto sull’uso di energia per unità di prodotto ma anche per la riduzione dei rifiuti. E poi, vinciamo sui tedeschi anche per il contenimento della CO2. “Il nostro Paese – osserva Realacci – è la superpotenza europea dell’economia circolare, offrendoci la possibilità di avere un rilevante ruolo internazionale”. E secondo il report nei prossimi cinque anni l’economia circolare e sostenibile offrirà un’opportunità di lavoro su cinque sia nel privato che nel pubblico. Le aziende sostenibili del Paese hanno un dinamismo superiore nei mercati esteri rispetto al resto del sistema produttivo italiano. Per il 51% delle imprese manifatturiere che hanno investito in ambiente (e che occupano tra i 5 e 500 addetti) c’è stato un aumento dell’export nel 2018 contro il più ridotto 38% di quelle che non hanno investito. Le stesse aziende fanno maggiore innovazione: il 79% ha sviluppato attività di questo tipo contro il 61% delle non eco-investitrici. E rispetto a Impresa 4.0 sono il 36% quelle hanno già adottato o stanno portando avanti progetti legati al programma (quelle non eco-investitrici sono il 18%). Green jobs I lavoratori impiegati nel green nel 2018 sono 3,1 milioni. Il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva, in crescita di oltre 100mila unità, con un incremento del 3,4%. Anche l’età ha il suo peso: la strada del sistema manifatturiero verso la sostenibilità ambientale è percorsa da imprese fatte da giovani imprenditori; tra le imprese guidate da under 35 il 47% ha fatto eco-investimenti rispetto al 23% di quelle over 35. La green economy si traduce anche in società. Il 56% delle imprese operano ‘coesione’, investono nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza relazionandosi con il territorio. Le prestazioni ambientali Le imprese delineate dal report, incluse le piccole e medie, hanno portato l’intero sistema produttivo nazionale e il Paese verso una leadership europea nelle performance ambientali. La sostenibilità di queste oltre 430mila imprese può esser misurata con i riscontri che provengono dal nostro sistema industriale: 14,8 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro prodotto, l’Italia è il secondo Paese per input energetici per unità di prodotto: davanti a noi soltanto la Gran Bretagna (con 13,7 tep) che ha però un’economia sostanzialmente guidata dalla finanza; ci seguono la Francia (15,6 tep), la Spagna (17,3 tep) e la Germania (17,8 tep). Anche per gli input di materia ci posizioniamo dietro alla Gran Bretagna con 285,9 tonnellate per milione di euro prodotto ma davanti alla Francia (340,5), alla Spagna (355,3) e alla Germania (399,1). Nell’efficienza nella riduzione dei rifiuti non ci batte nessuno: le nostre imprese ne producono 43,2 tonnellate per milione di euro, quelle spagnole 54,7, quelle britanniche 63,7, le tedesche 67,4 e le francesi 77,4. Nelle emissioni di gas serra con 97,3 tonnellate di CO equivalenti per ogni milione di euro andiamo abbastanza bene; fanno meglio di noi la Francia (80,9, che però ha dalla sua il nucleare) e il Regno unito (95,1) ma sono al di sotto la Spagna (125,5) e soprattutto la Germania (127,8). Gli eco-brevetti L’attenzione delle imprese all’ambiente può essere valutata anche nella crescita dei brevetti in Italia: complessivamente 3.500 (il 10% di quelli europei), con un aumento del 22% nel periodo 2006-2015, e una dinamica in controtendenza rispetto ai brevetti in generale. L’Italia è il terzo Paese al mondo, dopo Cina e Giappone e davanti a Spagna, Germania, Francia ma anche Usa, per numero di certificazioni. La Manovra, l’Italia sostenibile non con le tasse ma con gli incentivi Nella Manovra ci sarà la plastic tax, e riguarderà soltanto il monouso (quella che usiamo una volta e poi buttiamo per intenderci). L’obiettivo del ministro dell’Ambiente Sergio Costa è di rendere il sistema sostenibile. Per farlo la strada da imboccare è quella degli incentivi e non delle tasse. Il titolo del viaggio è ‘sviluppo sostenibile’. E il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri lo vede possibile correggendo da “subito l’assetto del sistema produttivo”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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