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Un masterplan innovativo interpreta la trasformazione di 120 mila metri quadrati delle ex aree Officine della capitale del Cantone attraverso idee innovative di sostenibilità basate su tecnologie e processi naturali. Il progetto è di TAMassociati e sa_partners A cura di: Pietro Mezzi Masterplan Porta del Ticino – Urban Living: il parco urbano Indice degli argomenti: L’impulso verde Le nuove funzioni del chilometro verde Il phasing Innovazione e sostenibilità e valutazione eMergetica Una visione esemplare Si chiama Porta del Ticino-Urban Living Lab. È il masterplan che intende ripensare il centro di Bellinzona, secondo il principio della rigenerazione sostenibile. Il piano generale, elaborato da un team di architetti composto dallo studio zurighese sa_partners, dai veneziani di TAMassociati e dal paesaggista Franco Giorgetta, interviene su un’area di 120mila metri quadrati un tempo occupata dalle Officine Bellinzona, la più importante azienda dell’industria pesante di tutto il Cantone che per 130 anni ha rappresentato un motore economico della città e che, entro pochi anni, sarà trasferita fuori dall’abitato. La zona dello scalo ferroviario oggi L’impulso verde Lo studio (si tratta di un mandato di studio parallelo commissionato da canton Ticino, comune di Bellinzona e Ferrovie svizzere, in competizione con altri cinque team internazionali; nda) ha suddiviso l’insediamento dell’ex Officine in tre grandi fasce lungo l’asse longitudinale dell’area. Al centro, l’impianto urbanistico elaborato è dominato dall’Almenda, un grande polmone verde pubblico, pensato come infrastruttura verde ed elemento di compensazione del prossimo insediamento industriale fuori città: un’area di 6,4 ettari di superficie biotica e 3,2 ettari di superficie agricola. Il masterplan Porta del Ticino – Urban Living Lab L’Almenda sarà il cuore dell’intervento: un luogo di biodiversità e di moderatore naturale del clima locale, ai cui lati si svilupperanno i nuovi insediamenti. Sarà anche la connessione visiva e ideale tra il castello di Bellinzona, patrimonio Unesco, e la cosiddetta Cattedrale, l’imponente edificio industriale in pietra delle Officine. Le nuove funzioni del chilometro verde Lungo i perimetri di quest’area ri-naturalizzata e delimitata da ampie alberature e verde verticale, in cui permangono la ferrovia e tre edifici di valore storico, è previsto uno sviluppo edilizio concepito per blocchi autonomi, estremamente flessibili e in grado di rispondere alle esigenze di phasing e degli scenari in divenire. Nascerà un chilometro verde, in simbiosi con la città, a legare il fiume e la montagna lungo la rotta nord-sud, con una fascia edificata caratterizzata da funzioni complementari di tipo commerciale, direzionale, amministrativo, didattico e di ricerca avanzata. L’edificio Cattedrale Gli usi comunali e cantonali, tra cui le scuole e il parco dell’innovazione, nonché gli alloggi cooperativi, sono organizzati intorno alla Cattedrale e lungo i binari, mentre gli usi residenziali e i servizi sono concentrati a ovest. Il progetto prefigura uno sviluppo di tipologie, standard e architetture secondo una logica di offerta abitativa diversificata per la comunità di Bellinzona e per i nuovi cittadini che l’intervento saprà attrarre. Interni della Cattedrale Si prevede un sistema aperto, capace di accogliere anche tipi di residenze innovative tra loro ibridate: cohousing, senior cohousing, temporary + affordable housing, mixed use lofts. Il phasing Per evitare che si determini una dipendenza tra gli edifici nuovi e quelli esistenti, lo sviluppo del quartiere avverrà attraverso varie fasi temporali. Il phasing del piano è infatti attuabile al di fuori di sequenze pre-condizionate e con una bassa dipendenza tra varie parti del progetto, il cui sviluppo contempla anche prospettive di crescita modulare a velocità variabile, garantendo comunque alto valore e qualità socio-ambientale. Visione metabolica Pensato con un approccio sistemico e non lineare, il percorso di trasformazione attraversa scenari e feedback di verifica, offrendo una visione di sviluppo con regole chiare, ma aperto e flessibile. Il piano proposto prevede infatti la possibilità, in base agli scenari economico-sociali futuri, che il progetto possa svilupparsi attorno all’Almenda con velocità e densità diverse. Uno scenario che va dalla ridotta densità edilizia con altissima densità biotica a un sistema di massing edilizio molto variabile, basato comunque su alcune invarianti fisse costruttive e identitarie di carattere agricolo, idrico, comunitario, logistico e innovativo. Innovazione e sostenibilità Il team di progettisti prevede anche nuovi approcci realizzativi compatibili con i tempi del progetto, facendo ricorso a nuove tecnologie microbiche che regoleranno la generazione di energia e il trattamento di acque e rifiuti. Visione resiliente Prosegue infatti la sperimentazione su nuove generazioni di materiali costruttivi viventi e ingegnerizzati, alimentati da energia pulita, in grado di mantenere sani e resilienti gli ambienti attraverso processi microbici e influenzando il microbioma attraverso la progettazione di edifici e l’interazione umana. La valutazione eMergetica Il masteplan prevede inoltre che venga compiuta una valutazione dell’insieme delle risorse che direttamente o meno vengono investite per realizzare una determinata opera, che siano il ciclo di vita degli edifici o gli insediamenti. Si chiama valutazione eMergetica, uno strumento innovativo in grado di indirizzare il progetto verso le scelte energetiche più semplici, efficienti e sotto controllo al variare delle situazioni, come la disponibilità di risorse primarie, il climate change o i mutamenti geopolitici. Di questa attività si è occupato il docente dello Iuav di Venezia Silvio Cristiano. Il progetto propone un altissimo livello di sostenibilità complessiva, sia che in futuro si realizzino prospettive di sviluppo, sia che si verifichino scenari di rischio. Per fare degli esempi, vengono considerati dall’utilizzo del cantiere come miniera urbana di materiali alle strategie per dimezzare il consumo idrico, dall’attenta policy sul riciclo dei materiali alla creazione di un habitat naturalistico, dall’accessibilità e alla mobilità dolce agli obiettivi pianificati di politica energetica, dalle azioni rivolte alle zero-emissioni e al 100% di energia rinnovabile all’introduzione di sistemi di memoria energetica e di certificazioni di monitoraggio ambientale per arrivare ai contributi attivi alla vulnerabilità climatica. Una visione esemplare Il Collegio di esperti, chiamato a esprimersi sui contenuti proposti dai team in competizione, ha decretato lo studio Porta del Ticino-Urban Living Lab quale strada da seguire per la futura pianificazione del comparto, che è stato definito convincente per il “coraggioso gesto urbanistico e paesaggistico”. La città come organismo vivente «Il contesto di grande volatilità climatica, economica e sociale che stiamo vivendo -commentano da TAMassociati – impone quesiti mai emersi prima nella gestione delle complessità a livello planetario. La visione progettuale passerà dall’impostazione lineare – causa-effetto – a quella sistemica per scenari e feedback di verifica. La città del futuro sarà come un organismo vivente, flessibile, in grado di adattarsi ai cambiamenti che società e contesti in rapida evoluzione imporranno ai territori e alle comunità urbane». 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