Quali modifiche aspettarsi per l’ecobonus con la SEN?

L’analisi di Virginio Trivella sulle modifiche che potrebbero essere introdotte nella prossima Legge di Bilancio all’ecobonus considerando la bozza pubblicata della nuova SEN

Quali modifiche aspettarsi per l'ecobonus con la bozza approvata della SEN

Virgino Trivella, coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Rete Irene, partendo dalla pubblicazione della bozza della nuova Strategia Energetica Nazionale, ci propone un possibile scenario delle modifiche di cui l’ecobonus potrebbe essere protagonista nella prossima Legge di Stabilità.

Nella nuova SEN, ci dice Trivella, un aspetto molto positivo è che viene data molta importanza al miglioramento dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, d’altra parte non c’è abbastanza ambizione sul fronte della diminuzione di emissioni e consumi ipotizzati per il settore degli edifici, anche considerando le potenzialità e il risparmio annuo dell’1,5% prospettato nella nuova direttiva EED in elaborazione.

Rete IRENE nella fase di consultazione delle SEN ha evidenziato la necessità di considerare il ruolo della deep renovation con più ambizione rispetto a quanto previsto nella Strategia, considerando le potenzialità inespresse del settore.

Virginio Trivella a questo proposito sostiene che l’eccellenza energetica italiana potrebbe proprio essere quella della realizzazione di un “ambizioso programma di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, dimensionato su un tasso annuo di efficientamento profondo di almeno il 3%”.

Per raggiungere un tale obiettivo è molto importante ottimizzare gli strumenti e i meccanismi di incentivazione perché, proprio dalla mancanza di una chiara definizione degli obiettivi, uno strumento importante come quello dell’ecobonus ha avuto in questi 10 anni di applicazione meno successo di quanto ipotizzabile, nonostante le grandi potenzialità per la crescita economica e sociale, perché mantenuto “in un ambito assai più angusto rispetto a quello che oggi è richiesto dalle più pressanti esigenze di contenimento di consumi ed emissioni”.

Un piano di riqualificazione profonda del costruito potrebbe generare enormi benefici in termini di crescita dell’occupazione, miglioramento delle condizioni ambientali, sanitarie, di sicurezza e sociali, senza dimenticare i possibili sviluppi dell’industria italiana a livello internazionale nel campo del retrofit degli edifici.

Per poter sviluppare un piano di intervento così ambizioso, è necessario focalizzare l’attenzione sul costo della policy e sulle risorse necessarie.
Alla base dei bonus per gli interventi di ristrutturazioni edilizie (50%) e di riqualificazione efficiente del 65, 70, 75%, fino all’85% per interventi a sostegno del miglioramento delle caratteristiche sismiche degli edifici, si legge nel documento, ci sono motivazioni di natura fiscale. “L’intensità del contributo rappresenta il compromesso tra le contrapposte esigenze del contenimento della spesa pubblica e dell’attivazione di una sufficiente addizionalità fiscale”.

Se Cresme ed Enea sostengono che si tratta di interventi sostenibili per il bilancio pubblico e il sistema-Paese, viceversa secondo uno studio dell’Agenzia delle Entrate “le attività indotte dall’incentivazione genererebbero maggiori imposte in misura inferiore a quelle a cui lo Stato rinuncia concedendo gli incentivi”. Da questa valutazione la cautela del Governo nel decidere di stabilizzare tali strumenti incentivanti.

A questo proposito Rete Irene evidenzia che “le conclusioni dell’Agenzia delle Entrate si basano esclusivamente sui dati relativi agli interventi di ristrutturazione edilizia, che non sono adeguati a valutare il costo della policy di stimolo per la riqualificazione energetica.

Il gap tra l’addizionalità riscontrata dall’Agenzia sugli incentivi per le riqualificazioni edilizie (alle condizioni attuali) e quella che consentirebbe di rendere positivo il saldo economico della policy è piuttosto modesto. Si può quindi ritenere che, grazie alla maggiore intensità delle detrazioni e in virtù dei nuovi meccanismi di cessione recentemente introdotti, già l’attuale configurazione degli incentivi per la riqualificazione energetica sia caratterizzata da un’addizionalità economica e fiscale sufficiente ad assicurarne la sostenibilità”.

Se il meccanismo incentivante fosse migliorato e stabilizzato si potrebbe inoltre migliorare l’addizionalità economica, rafforzando la capacità della policy di autosostenersi.

E’ necessario cambiare prospettiva e considerare il costo della policy di stimolo non come un problema ma piuttosto come un’opportunità di sviluppo, massimizzando dunque la capacità di stimolo dell’incentivazione.

Devono essere eliminati gli ostacoli che introducono vincoli eccessivamente stringenti soprattutto per i lavori in ambito condominiale “con la conseguenza di restringere ulteriormente le attività che il mercato è propenso a realizzare, piuttosto che di attivare un virtuoso percorso di trasformazione e crescita”.

Secondo Rete Irene più che modulare l’intensità di detrazione in relazione al risparmio atteso, sistema che può creare difficoltà operative, bisognerebbe pensare a un meccanismo più semplice che favorisca gli interventi che aiutino la trasformazione degli edifici verso il paradigma NZEB, anche per fasi, se condotte nell’ordine temporale corretto. L’introduzione di limiti di costo dovrebbe essere esclusivamente funzionale al mantenimento di un elevato valore di addizionalità degli incentivi.

Bisogna infine riuscire a eliminare le barriere che limitano gli investimenti, rimuovendo prima di tutto gli ostacoli finanziari e aiutando le scelte dei cittadini verso gli interventi di deep renovation, anche rimuovendo gli attuali ostacoli tecnici posti dai requisiti minimi obbligatori.

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