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Nel 2016 le stime del Cresme prevedono 29 miliardi di euro di investimenti e 1,7 milioni di domande grazie alle detrazioni per ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica Il Servizio Studi della Camera dei Deputati ha pubblicato, in collaborazione con l’istituto di ricerca del Cresme, la IV edizione dello Studio “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione”, con un aggiornamento rispetto alle precedenti edizioni sui dati relativi all’impatto delle detrazioni fiscali del 50% per il recupero e la ristrutturazione edilizia e del 65% per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Per il 2015 il dato è definitivo, mentre per l’anno in corso si basa sulle rilevazioni relative ai primi sette mesi del 2016. Dal 1998 al 2016, secondo quanto emerge dalle stime elaborate dal CRESME, gli incentivi per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato oltre 14,2 milioni di interventi, circa il 55% delle famiglie secondo le stime dell’ISTAT, pari a 25,9 milioni. Tali misure hanno portato a 237 miliardi di euro di investimenti, di cui la maggior parte, 205 miliardi, per il recupero edilizio e poco meno di 32 miliardi la riqualificazione energetica. Nel 2015 ci sono stati 25.147 milioni di euro di investimenti, di cui 3.060 relativi alla riqualificazione energetica e 22.087 milioni di euro per il recupero edilizio. Si tratta di un dato più basso rispetto a quello del 2014 pari a 28,5 miliardi di euro, che però è stato l’anno in cui si sono registrati i maggiori investimenti dal 1998, e che comunque conferma un trend positivo e il successo dell’ecobonus. Le proiezioni per il 2016 stimano un nuovo record con 29.241 milioni di euro di investimenti, ovvero un +16% rispetto al 2015 e 1,7 milioni di domande. Dal 2011 al 2016 gli investimenti in riqualificazione energetica sono rimasti sempre intorno ai 3 miliardi, mentre sono progressivamente cresciuti quelli relativi al recupero edilizio. Dal rapporto si conferma che le misure incentivanti hanno portato interessanti benefici per l’occupazione, tra il 2011 e il 2016 avrebbero infatti generato un assorbimento di 1.460.223 occupati diretti, corrispondenti a una media annua nel periodo di oltre 243.000 occupati. Nel 2015 le stime riguardano 375.399 occupati comprensivi anche dell’indotto, nel 2016 l’occupazione legata a questi investimenti sarebbe di circa 436.000 unità, di cui 291.000 impiegati nell’attività edilizia diretta e 145.000 nell’indotto industriale e di servizio. Nel Rapporto si evidenziano anche altri effetti positivi tra cui l’emersione dei redditi e dell’occupazione “irregolare”; la riduzione dei consumi energetici e quindi delle emissioni di CO2; la valorizzazione del patrimonio immobiliare, in termini di decoro, prestazioni funzionali e prevenzione dei rischi sismici. A livello di introiti per lo Stato le stime elaborate dal Cresme evidenziano un saldo positivo per lo Stato di quasi 9 miliardi di euro che deriva “dall’incremento del gettito (positivo), dai flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), dalle maggiori entrate derivanti dalla Matrice di contabilità Sociale (positive) e dal minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo)”. Se si allarga lo scenario considerando Stato, Famiglie e Imprese, il saldo per il sistema Paese, nel periodo 1998-2016, è di 18,4 miliardi di euro. Riqualificazioni come volano per il comparto delle costruzioni Nel 2015, su un valore della produzione dell’intero settore delle costruzioni stimato dal CRESME in 163,6 miliardi di euro, la spesa in interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria ammonterebbe a 117,9 miliardi di euro (di cui 35,9 miliardi di euro sono stati spesi per interventi dimanutenzione ordinaria e 82 miliardi per la manutenzione straordinaria), pari a circa il 72% del suddetto valore della produzione, mentre nel 2006, anno di picco del ciclo immobiliare del primo decennio degli anni 2000, era pari a circa il 55%. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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