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Il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici rappresentano la prima voce a livello globale di consumo di energia, con oltre il 50% del consumo finale. Considerando che la maggior parte di questa domanda è soddisfatta dai combustibili fossili, si tratta di un settore che contribuisce in maniera significativa alle emissioni di gas serra e all’inquinamento atmosferico. Le energie rinnovabili possono giocare un ruolo significativo nel decarbonizzare il modo in cui riscaldiamo le case e le aziende. Tradizionalmente, i biocarburanti sono stati la principale alternativa ai combustibili fossili nel teleriscaldamento e nel raffreddamento. Tuttavia, i recenti miglioramenti nell’isolamento degli edifici e la digitalizzazione hanno reso più accessibile l’utilizzo delle fonti rinnovabili a bassa temperatura, come la geotermia e il solare termico. Il report “Integrating Low-Temperature Renewables in District Energy Systems” pubblicato da Irena in collaborazione con l’università danese di Aalborg, spiega che si tratta di fonti ampiamente disponibili in molte regioni, ma spesso non sfruttate perché non compatibili con l’infrastruttura energetica presente e con il patrimonio edilizio esistente. Presentando il Rapporto nel corso di un workshop, Miklos Antics, il presidente del Consiglio europeo per l’energia geotermica, ha detto che più del 25% della popolazione dell’UE vive in aree adatte al teleriscaldamento geotermico. Il professor Brian Vad Mathiesen dell’Università di Aalborg ha spiegato che il teleriscaldamento svolgerà un ruolo fondamentale per garantire la decarbonizzazione dei sistemi energetici in Cina entro il 2060. Il paese sta già investendo in questa direzione: negli ultimi 10 anni Sinopec Green Energy ha collegato circa 60 milioni di metri quadrati di superficie a sistemi di teleriscaldamento geotermico, facendo risparmiare quasi 13 milioni di tonnellate di CO2. Per superare le sfide associate all’integrazione delle rinnovabili a bassa temperatura nel teleriscaldamento e nel teleraffreddamento il Rapporto suggerisce le azioni più urgenti, tra cui sviluppare piani strategici di riscaldamento e raffreddamento, stabilendo condizioni normative favorevoli e facilitando l’accesso ai finanziamenti, modernizzare la rete e ristrutturare gli edifici; promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili disponibili localmente. Grazie allo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento e raffreddamento compatibili con le rinnovabili a bassa temperatura, ha sottolineato Gurbuz Gonul, direttore di IRENA, le energie pulite potrebbero essere più facilmente integrate nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, arrivando a “rappresentare fino al 77% dell’energia fornita ai sistemi di teleriscaldamento entro il 2050, rispetto al solo 8% del 2017”. Secondo il Rapporto, visti gli alti costi iniziali associati alla costruzione e alla ristrutturazione del patrimonio edilizio e della rete di teleriscaldamento e raffreddamento, ci vorranno 10 anni prima di realizzare profitti. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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