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Bozza Decreto Aree Idonee, servono almeno cinque modifiche precise ed urgenti al testo attuale. Ad affermarlo è il Coordinamento Free (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), un’associazione che promuove lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, nel quadro di un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, fondato sulla decarbonizzazione dell’economia e sul taglio delle emissioni climalteranti. Se la bozza di decreto, trasmessa alla Conferenza Unificata Stato-Regioni, dovesse essere approvata così com’é, sostiene l’associazione, ci sarebbero diversi rischi per il futuro delle energie rinnovabili in tutta Italia. Le cinque criticità individuate dal Coordinamento Free alla Bozza Decreto Aree Idonee Il testo contiene ancora diverse criticità che potrebbero avere un duplice effetto negativo: da una parte potrebbero limitare fortemente lo sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili, dall’altro rischierebbero di introdurre delle procedure autorizzative disomogenee a livello regionale. Ciò a causa dell’assenza di criteri univoci di interpretazione di alcuni requisiti di individuazione delle aree idonee o delle modalità di utilizzo di tali aree. E le fonti rinnovabili saranno sempre più importanti. Il Coordinamento Free, infatti, riprende le stime dell’istituto di analisi americano Mckinsey, secondo cui nel 2030 la potenza elettrica installata ogni anno da fonti rinnovabili, esclusa la Cina, sarà più che triplicata: passerà dai 125 gigawatt/anno ai 459 gigawatt/anno. Per sostenere questa transizione è però necessario che i mercati siano stabili e le catene di approvvigionamento resilienti; ma, negli ultimi anni, i mercati delle energie rinnovabili sono stati caratterizzati da un’elevata volatilità, causata principalmente dalle fluttuazioni sia dell’offerta che dei prezzi delle materie prime, nonché dai frequenti cambiamenti delle normative. La chiarezza normativa è dunque fondamentale: per questo secondo il Coordinamento Free il decreto va modificato in tempi brevi perché in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 31 ottobre è stata pubblicata la Direttiva REDIII, ma l’Italia è ancora in attesa di decreti fondamentali per mettere in atto questa direttiva. Tornando alla bozza del Decreto Aree Idonee, queste sono le cinque principali criticità individuate dal Coordinamento: La prima riguarda l’individuazione delle fasce di rispetto introdotte per l’eolico che, come sono state individuate dalla bozza, rendono di fatto irraggiungibile l’obiettivo del PNIEC assegnato a questa fonte. Il suggerimento è quindi quello di uniformare queste distanze a quelle previste per il fotovoltaico. Un secondo punto critico riguarda le aree industriali che, secondo il Coordinamento, andrebbero considerate sempre aree idonee, mentre nell’attuale bozza di Decreto non è così: sono, infatti, considerate idonee soltanto le aree industriali dismesse o compromesse. Un terzo punto riguarda le aree agricole classificate come DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, produzioni biologiche, produzioni tradizionali: questi spazi sono definiti “aree non idonee” ma senza una classificazione puntuale bensì generica. La quarta criticità riguarda i bacini artificiali di accumulo idrico, i canali artificiali, le aree industriali dismesse, le aree compromesse e le aree abbandonate e marginali: in questo caso i criteri di corretta identificazione e di utilizzo devono essere individuati in modo preciso all’interno del Decreto per evitare di avere criteri interpretativi differenti per ciascuna Regione. L’ultimo punto riguarda l’assenza di una definizione univoca di “aree agricole non utilizzate”: questi spazi devono essere definiti come aree idonee e non devono essere assoggettate, come prevede l’attuale bozza, a criteri di sviluppo definibili dalle singole Regioni e Province autonome, per evitare frammentazioni nello sviluppo delle energie rinnovabili. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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