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Presentato il Rapporto annuale di Germanwatch che evidenzia che a livello europeo si fanno ancora troppo pochi sforzi per limitare le emissioni, in accordo con quanto previsto dalla COP21 di Parigi Il Rapporto annuale di Germanwatch appena pubblicato e realizzato in collaborazione con CAN e NewClimate Institute e per l’Italia con Legambiente, evidenzia che l’impegno globale sul fronte della diminuzione delle emissioni CO2 non è sufficiente per raggiungere il target fissato dall’accordo di Parigi. Il Rapporto analizza la performance climatica di 56 paesi, con l’aggiunta, per la prima volta, dell’Unione Europea che rappresentano più del 90% delle emissioni globali. Nessuno dei paesi presi in esame ha raggiunto una performance sufficiente a garantire che le emissioni globali rimangano ben al di sotto della soglia critica dei 2°C, come richiesto dalla COP21. Ad aprire la classifica la Svezia, al 4° posto, paese che ha fatto importanti passi avanti tra il 2010-2015 per quanto riguarda la diminuzione delle emissioni pro-capite, tanto da essere immaginabile che sia in grado di rispettare gli obiettivi di Parigi. Il Marocco registra un ottimo 6° posto, grazie agli investimenti nelle rinnovabili e all’impegno di diminuzione del 32% del trend attuale delle sue emissioni entro il 2030. L’Italia si pone al 16° posto in classifica, come nel 2016, grazie soprattutto all’impegno nelle rinnovabili e al contributo dell’efficienza energetica. Purtroppo rispetto allo scorso anno le emissioni di CO2 sono cresciute dello 0.4% (erano gia aumentate del 2% nel 2016 rispetto al 2015), invertendo dunque un trend positivo che ha permesso al Bel paese una diminuzione delle emissioni attestatasi nel 2016 al 16.4% rispetto al 1990. Il Rapporto evidenzia per il nostro paese la mancanza di una reale politica climatica coerente con gli obiettivi di Parigi. Nelle retrovie Cina (41°) e Stati Uniti (56°), principali responsabili delle emissioni globali. Indietro la Germania (22°) per il carbone, e nel complesso l’Unione Europea è al 21° posto per le contrastanti performance degli Stati membri. Mauro Albrizio, responsabile politiche europee Legambiente – ricorda che l’UE per assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di Parigi e limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C, deve rivedere gli obiettivi del pacchetto clima-energia 2030, aumentando al 55% il target di diminuzione delle emissioni e ad almeno al 58% per garantire il contenimento a 1.5°C. Si tratta di un obiettivo raggiungibile considerando che in Europa dal 2008 – inizio degli impegni del Protocollo di Kyoto – al 2015 le emissioni sono diminuite del 2% circa l’anno: continuando con lo stesso tasso di riduzione annua nel 2030 si raggiungerebbe una diminuzione del 50-58%. “Nel nostro Paese una prima importante risposta è venuta la scorsa settimana con l’adozione della nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN) che fissa al 2025 l’abbandono del carbone, ma non è sufficiente”. La SEN infatti prevede – ricorda Legambiente – che al 2030 le rinnovabili coprano il 55% dei consumi elettrici (rispetto al 33.5% attuale) e solo il 28% (rispetto al 17.5% attuale) dei consumi energetici totali. Il 72% sarà dunque assicurato dai combustibili fossili con un significativo contributo del gas. In questo modo sarà assicurata una diminuzione delle emissioni climalteranti legate ai consumi energetici di solo il 39% nel 2030 e del 63% nel 2050. “Obiettivi inadeguati a consentire una riduzione di almeno il 95% delle emissioni entro il 2050, in linea con l’Accordo di Parigi. Pertanto questi obiettivi dovranno essere rivisti già nei prossimi mesi con l’adozione del Piano Nazionale Clima-Energia 2030 da presentare entro il 2018 alla Commissione Europea”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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