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Indice degli argomenti: Ecobonus al 110% e riscaldamento: che opportunità offre il superbonus Superbonus 110% e riscaldamento: gli aspetti da migliorare Riscaldamento vs inquinamento: gli aspetti essenziali per impianti sostenibili L’ecobonus al 110% offre, in prospettiva, grandi possibilità a tutti di intervenire non solo per svolgere interventi di riqualificazione energetica nelle abitazioni, ma anche rinnovare gli impianti di riscaldamento. Ma quali opportunità apre, nello specifico, il superbonus? In attesa di maggiori ragguagli, attraverso i decreti attuativi quale aspetto andrebbe rafforzato di questa misura o reso più efficace per valorizzare al meglio il settore dei sistemi di riscaldamento? E ancora: le detrazioni fiscali potrebbero davvero permettere di rinnovare il parco tecnologico esistente, puntando così a soluzioni che permettano di riscaldare senza inquinare? Su quest’ultimo punto ormai è assodato che buona parte dell’inquinamento da PM10 arrivi proprio da caldaie a gasolio, oltre a stufe e caminetti di vecchia data. Ecobonus al 110% e riscaldamento: che opportunità offre il superbonus «Aumentare la detrazione al 110% per le ristrutturazioni offre a molte famiglie la possibilità di rendere più leggero l’investimento di una riqualificazione», afferma Fabio Bovo, ingegnere della R.R.I., azienda specializzata in impianti di climatizzazione radiante ad alta efficienza. «Un intervento minimo come il cambio di impianto di riscaldamento/condizionamento, pompa di calore, isolamento interno e sostituzione dei serramenti, per un appartamento di medie dimensioni potrebbe essere completamente incluso nel valore del superbonus 110%. Molte abitazioni potrebbero essere riqualificate con il solo limite della detraibilità, e questo consentirebbe a molti utenti privati di guadagnare una nuova prospettiva». Sulla positività della misura concorda Enrico Casali, product manager di Robur: «uno degli ostacoli che finora ha impedito agli utenti di provvedere all’efficientamento energetico del proprio immobile derivava dalla difficoltà di dover investire subito una somma che, seppure in parte recuperabile, non tutti erano disposti e nelle possibilità di anticiparla. Il decreto legge 34/2020 (Decreto Rilancio) mette molti utenti nelle condizioni di effettuare gli interventi potenzialmente senza spese. Ciò dovrebbe essere un’importante motivazione all’avvio di tanti interventi di riqualificazione. Attendiamo solo il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che dovrà dettagliare come gestire la cessione del credito e lo sconto in fattura. Speriamo non si riveli di una difficoltà difficilmente sormontabile». Per beneficiare della detrazione fiscale del 110% gli interventi devono assicurare il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio, dimostrato con Attestato di Prestazione Energetica ricorda Silvano Stefanini, direttore commerciale Teon, sottolineando che «contrariamente a quanto accade con la pompa di calore geotermica ad alta temperatura, la mera sostituzione della caldaia non consente il raggiungimento di tale obiettivo». Superbonus 110% e riscaldamento: gli aspetti da migliorare In attesa dei decreti attuativi, quale aspetto andrebbe rafforzato di questa misura o reso più efficace per valorizzare al meglio il settore dei sistemi di riscaldamento? Secondo lo stesso Stefanini, «la cessione del credito e le relative procedure rappresentano uno snodo decisionale fondamentale per la definizione dell’intervento. Chiarezza, semplicità e certezza nelle regole attuative e delle procedure relative ai ruoli coinvolti, ivi incluso quello degli istituti di credito, sono di primaria e prioritaria importanza per la buona riuscita dell’azione e un rilancio del mercato a favore di un riscaldamento sostenibile». Enrico Casali sottolinea come il campo di applicazione del superbonus 110% attualmente si limiti ai condomini (con impianti centralizzati) e alle singole unità immobiliari. «Sono quindi esclusi gli impianti autonomi nei condomini e gli impianti nelle villette a schiera dalla bifamiliare in poi, realtà immobiliari che in Italia sono molto diffuse. Sarebbe auspicabile che questi incentivi possano essere accessibili anche da queste tipologie di unità immobiliari, almeno per la parte inerente l’impianto termico. Una pompa di calore installata in una villetta a schiera oggi gode del 65%, è vero, ma questa quota potrebbe essere innalzata, per esempio, all’80%, riducendo nel contempo il tetto massimo di spesa, oggi di 30mila euro, facilitando però l’accesso alla detrazione. Non possiamo infatti negare che uno dei motivi di rinuncia da parte dei proprietari di piccoli immobili a questo tipo di intervento derivi dalla complessità nella gestione della pratica che la regolamentazione richiede». Pur rilevando che l’ecobonus al 110% sia «un’ottima opportunità per mettere in gioco risorse per attivare l’economia, ridurre i consumi delle famiglie e limitare l’inquinamento, aumentare il comfort e la cultura dell’efficienza energetica» secondo Fabio Bovo «avere una misura della qualità del tipo di intervento, e quindi offrire al tipo di intervento delle percentuali diverse, avrebbe premiato interventi di riqualificazione di maggiore valore». Riscaldamento vs inquinamento: gli aspetti essenziali per impianti sostenibili Buona parte dell’inquinamento da pm 10 deriva dai sistemi di riscaldamento, contribuendo per il 54% del totale. Riscaldare senza inquinare è, quindi, una necessità. Da dove partire e quali aspetti sono da considerare in tema di ristrutturazioni? «L’efficienza nel campo delle abitazioni ormai è un viaggio a quattro fermate obbligatorie: coibentazioni per limitare il fabbisogno termico; impianti radianti per garantire comfort e basse temperature di funzionamento; pompe di calore per evitare l’inquinamento; impianto fotovoltaico a supporto della pompa di calore – spiega l’ingegnere della R.R.I – Ci auguriamo che questi quattro temi vengano visti sempre più assieme nello spirito di integrazione tra le parti, certi che in pochi anni lo scenario del riscaldamento e raffrescamento in Italia avrà grandi evoluzioni». Il tema si presta anche a varie riflessioni: «personalmente non mi trovo d’accordo con coloro che sostengono che centralizzare la produzione di energia significa inquinare meno», afferma il manager Robur. «Una centrale termoelettrica a ciclo combinato, utile alla produzione di energia elettrica per alimentare delle pompe di calore elettriche, ad esempio, oggi produce circa 35 kg di particolato per ogni MW elettrico prodotto. Gli apparecchi di produzione del calore ad alta efficienza odierni, come le pompe di calore a gas, hanno una produzione di particolato pressoché nulla, quindi certamente paragonabili, se non più pulite, delle pompe di calore elettriche, nonostante queste possano contare su una parte di energia elettrica derivata dal fotovoltaico che – ricordo – produce in inverno energia elettrica per meno della metà di quella producibile in estate». Quindi da dove partire per ridurre l’inquinamento? «Da soluzioni tecnologiche intrinsecamente non inquinanti, come le pompe di calore ad assorbimento a gas: efficienza media del 140%, si riducono così del 50% le emissioni di CO2 rispetto ad una caldaia a gas, assenza di emissioni di particolato e anidride solforosa e composti volativi organici, nessun impatto negativo causato dai fluidi refrigeranti, che sono totalmente naturali, quali acqua e ammoniaca». Un’opzione altrettanto interessante è rappresentata dalle pompe di calore geotermiche ad alta temperatura, proposte da Teon: «tramite l’utilizzo di fonti naturali quali acqua, terra e aria consentono di eliminare le emissioni di Pm10 con grandi vantaggi dal punto di vista della salute e della sostenibilità». Un’opzione pensabile anche in caso di ristrutturazioni: «la nostra tecnologia permette interventi poco invasivi, garantendo l’assenza di emissioni nocive, dimezzando i costi senza modificare gli impianti, rappresenta quasi un esigenza». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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