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Indice degli argomenti: City Information Modeling: cos’è il CIM Integrazione possibile per una pianificazione territoriale sostenibile I benefici del CIM per la città e i cittadini Per una pianificazione territoriale sostenibile è possibile avere un riferimento unico a livello tecnologico, che permetta di gestire al meglio e interconnettere edifici e territorio? Da qualche tempo si lavora a rendere possibile unire due mondi finora scollegati: GIS (Geographic Information System) e BIM (Building information Modeling). Il suo nome è CIM ed è l’acronimo di City Information Modeling e si sta studiando l’opportunità di applicarla concretamente in ambito urbano. È un concetto nato nel 2007, ma ancora oggi si ragiona sulle possibilità applicative. Una delle più recenti affermazioni che lo mettono al centro è stata fatta in occasione del Summit Digital China 2022 a Fujian per discutere le modalità di potenziamento dello sviluppo digitale del Paese. Ma quali sono le sue potenzialità? «Innanzitutto potrà aiutare le città ad affrontare meglio gli effetti dei cambiamenti climatici. Oggi tutti noi siamo molto preoccupati – giustamente – dal tema della sostenibilità. Ma un concetto che dovrà diventare sempre più prioritario è quello della resilienza, che vale per il territorio e per gli edifici», afferma Giuliano Dall’O’, docente di Fisica Tecnica Ambientale presso il Dipartimento ABC (Department of Architecture, Built Environment and Construction Engineering) del Politecnico di Milano, nonché autentico esperto dei temi più innovativi legati alla città e agli edifici, dalla pianificazione energetica sostenibile alle smart city. La resilienza è un tema che sarà sempre più sensibile, soprattutto per le città. Non affrontarlo per tempo, oltre ai danni provocati dagli eventi meteo estremi, si traduce in perdite economiche molto pesanti: Secondo un rapporto del World Economic Forum, circa il 44% del PIL delle città di tutto il mondo è a rischio di alterazione ambientale a causa di inondazioni, siccità, caldo intenso e inquinamento. Si tratta di circa 31mila miliardi di dollari. City Information Modeling: cos’è il CIM Il City Information Modeling, noto anche come Civil (o Construction) Information Modeling, utilizza dati raccolti da diverse fonti e li combina insieme per creare un modello 3D altamente interattivo di ambienti urbani su larga scala. I due modelli di riferimento da cui trarre informazioni, come detto, sono il GIS e il BIM. Il primo è un sistema informativo computerizzato di georeferenziazione delle informazioni con una base di dati del territorio, che permette di contare non solo su una mappa, ma anche su contenuti numerici. Il Building Information Modeling è un metodo permette di progettare e gestire costruzioni mediante uno specifico software, tramite cui i dati rilevanti di un edificio possono essere raccolti, combinati e collegati in modo digitale. «A prima vista appaiono due mondi apparentemente divisi; invece hanno diversi punti di condivisione – afferma Dall’O’ –. Il progetto comune CIM lo stanno portando avanti importanti protagonisti del mondo GIS e BIM, rispettivamente grazie a ESRI (uno dei maggior produttori al mondo di sistemi software GIS e applicazioni per la gestione di basi di dati geolocalizzate), e ad Autodesk. Entrambi hanno deciso di portare avanti azioni comuni». Ognuno di questi due mondi ha peculiarità specifiche, ma è in grado di fornire risposte e soluzioni in un mondo – specie quello delle infrastrutture – in profondo cambiamento. «Prendiamo il settore energetico: progettare secondo una logica condivisa come CIM si traduce in un modo di gestire più intelligente, attraverso un modello di generazione distribuita e interconnessa». Integrazione possibile per una pianificazione territoriale sostenibile BIM e GIS hanno un loro database e protocolli specifici. Com’è possibile integrare questi due mondi per la pianificazione territoriale sostenibile? Grazie sempre alle opportunità fornite dalla tecnologia. BIM ha definito lo standard IFC, standard che consente l’interscambio di un modello informativo. Ma anche GIS ha SIF. Ma il vero standard di riferimento per integrare i due mondi è CityGML, standard che definisce un modello concettuale e un formato di scambio per la rappresentazione, l’archiviazione e lo scambio di modelli virtuali di città in 3D. «Non è necessario che BIM fornisca tutti i dati, sono necessari solo quelli che riguardano il rapporto tra l’edificio e il territorio: per esempio, servono le informazioni relative all’impatto di un edificio sull’ambiente circostante, quanta energia assorbe dalla rete. Restano le potenzialità legati a questa possibilità di interconnessione, sempre più ampia dato che tutti gli edifici nuovi sono realizzati usando il Building information Modeling. Sarà così possibile decidere quali dati del mio edificio, quali Big Data, sono utili al territorio», sottolinea il docente del Politecnico di Milano. I benefici del CIM per la città e i cittadini Col tempo si lavorerà anche a integrare i dati degli edifici realizzati senza l’uso del BIM. Nel caso di edifici che non sono costruiti secondo una logica BIM sarebbe interessante approfondire questo, cioè definire quali dati trasferire attraverso altri percorsi. In ogni caso l’opportunità costituita dal CIM potrà permettere di integrare nella pianificazione territoriale sostenibile anche altre parti importanti della città come le infrastrutture grigie e le green infrastructure. «Ritengo importante contare sui dati reali di funzionamento degli edifici perché si possono creare a livello territoriale scenari, prospettive, analisi utili a gestire il territorio in modo il modo corretto, prevenendo determinate situazioni anche emergenziali». Ed è questo elemento che può contribuire ad aumentare il grado di resilienza di una città. Inoltre «CIM potrebbe essere davvero l’abilitatore della smart city: riuscire a prevedere diverse concatenazioni utili (su riscaldamento, trasporto, aree verdi ecc.) grazie ai dati può essere un valore aggiunto utile per il benessere dei cittadini e della stessa città. Grazie al CIM sarà possibile monitorare, fare previsioni, adattarsi in maniera accurata: tutto questo è possibile grazie ai dati e alla tecnologia», conclude Dall’O’. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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