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Indice degli argomenti: Rivalutare le aree industriali dimesse grazie all’idrogeno verde Requisiti e interventi ammissibili Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato la cifra di 500 milioni di euro destinati al recupero delle aree industriali dismesse, da convertire nella produzione di idrogeno verde. Stiamo parlando di aree estese lungo tutto il territorio nazionale e grandi complessivamente come la superficie dell’Umbria. Il decreto attuativo del MITE è datato 21 ottobre 2022 e prevede le prime fasi della riqualificazione descrivendo requisiti dei beneficiari, mezzi economici a disposizione e attività ammesse. Per ottenere le agevolazioni gli impianti in questione devono essere situati in ex aree industriali e avere una dimensione compresa tra 1 MWe e 10 MWe. In una fase successiva le singole Regioni dovranno definire gli adempimenti burocratici necessari per avviare l’iter di produzione dell’idrogeno verde e pubblicare i bandi per la concessione delle agevolazioni fiscali. Grazie a questo intervento nel medio-lungo periodo l’industria italiana compirà un importante passo in avanti verso le fonti rinnovabili diventando più competitiva sul mercato e meno inquinante. Rivoluzione verde e transizione ecologica: come rivalutare le aree industriali dimesse grazie all’idrogeno verde Secondo una stima del 2011, in Italia vi sono circa 9.000 km2 di aree industriali dismesse, zone che potrebbero essere sfruttate a fini produttivi e che invece si trovano in uno stato di abbandono e degrado. Queste aree sono ubicate in zone strategiche e potrebbero essere sfruttate per costruire una rete di produzione e distribuzione dell’idrogeno verde. Proprio a questo fine è stato emanato dal Ministero della transizione ecologica il decreto 21 ottobre 2022 Attuazione dell’Investimento 3.1 «Produzione in aree industriali dismesse» e dell’Investimento 3.2 «Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate», della Missione 2, Componente 2 del PNRR (22A06807), sulla Gazzetta Ufficiale del 2 dicembre 2022. Questo provvedimento stabilisce criteri e requisiti per installare apparecchi che producono idrogeno sfruttando aree dismesse già collegate alla rete elettrica; l’idrogeno prodotto sarà trasportato alle industrie locali dapprima in miscela con gas metano e in un secondo momento attraverso impianti di produzione ad hoc con una capacità media da 1,5 a 10 MW ciascuno. Questa manovra risponde all’esigenza di contenere i costi dato che sfrutta aree parzialmente attrezzate e dotate di elettricità da “convertire” per produrre idrogeno con sovra-generazione FER o produzione FER dedicata nell’area. Per evidenziare l’impatto della norma – che prevede lo stanziamento di 450 milioni di euro – alcuni parlano già di “hydrogen valleys” in riferimento alle 10 aree la cui economia sarà a breve basata sull’idrogeno verde. Cosa prevede il decreto 21 ottobre 2022 su idrogeno verde e settori hard-to-abate: requisiti e interventi ammissibili Il decreto all’articolo 8 indica le risorse finanziare messe in campo dal Pnrr, 2 miliardi di euro da ripartire così: 1 miliardo di euro per realizzare progetti diretti alla sostituzione di almeno il 10% del metano e dei combustibili fossili utilizzati nei processi produttivi dei settori hard to abate con idrogeno verde e/o fonti rinnovabili; 1 miliardo di euro per progetti finalizzati alla produzione di ferro preridotto con processi alimentati da idrogeno verde e/o fonti rinnovabili. Servirà un successivo decreto a stabilire i criteri di attribuzione dei fondi e il quantum, nel frattempo il decreto del 21 ottobre prevede i requisiti che i beneficiari dovranno rispettare: gli impianti di produzione di idrogeno verde e/o di idrogeno rinnovabile devono avere dimensioni comprese tra 1 MWe e 10 MWe e trovarsi in aree industriali dismesse; la data di avvio dei progetti deve essere successiva alla presentazione della domanda. imprese, raggruppamenti temporanei di imprese, associazioni temporanee che sostengono spese di investimento per “progetti di ricerca e sviluppo per l’uso di idrogeno verde e/o rinnovabile in processi industriali, comunque funzionali alla realizzazione di interventi che prevedono l’uso dell’idrogeno verde e/o rinnovabile, ovvero per la realizzazione di interventi che prevedono l’uso di idrogeno verde e/o rinnovabile in processi industriali”; soggetti operanti nei settori “hard to abate” cioè siderurgia, raffinazione del petrolio, chimica, cemento, ceramica, carta, vetro, acciaierie, produzione alimentare. Con l’espressione “hard to abate” si intendono quei settori in cui la conversione alle rinnovabili è più complessa per via della forte dipendenza dai combustibili fossili. Sarà un percorso graduale nel tempo che consentirà di riqualificare aree abbandonate, convertire le fonti energetiche verso un sistema più sostenibile e meno inquinante e sviluppare nuove tecnologie competitive sul mercato. Le modalità tecnico-operative per l’attuazione delle misure previste saranno descritte entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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