Rinnovabili e mercato: le sfide delle big in una transizione complessa

Rinnovabili: autorizzazioni, contratti, investimenti, consenso, aste. Tra problemi e opportunità si snoda il percorso della transizione energetica in Italia. Ecco il parere di alcuni dei più importanti attori

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Rinnovabili e mercato: le sfide delle big in una transizione complessa

Tra rinnovabili e mercato le insidie non mancano: crescita esigua, aste e registri lacunose, difficoltà autorizzative, diffusione dei PPA ostacolata. Cosa ne pensano i grandi attori del settore?

Nel corso della presentazione del Renewable Energy Report, a cura di Energy & Strategy Group, sono state evidenziate criticità e prospettive, ma anche obiettivi ambiziosi e progetti di grande respiro. Sono state sollevate questioni sensibili, ma non sono certo mancati elementi di prospettiva, tra cui gli investimenti sensibili stanziati dai player su fotovoltaico, eolico & C.

Rinnovabili e mercato: obiettivi e criticità

Si parte dagli obiettivi al 2030. «Bisogna mettere in campo uno sforzo incredibile e corale se si vuole raggiungere questo obiettivo, occorre coinvolgere anche gli altri attori della pubblica amministrazione», ha affermato Filippo Stefanelli, Presidente di ACEA Produzione, che ha delineato i tre punti focali su cui concentrare l’attenzione: «è necessario segmentare il processo di sviluppo delle rinnovabili in tre parti: autorizzativa, procurement & costruction, connessione. Sono tre momenti che vanno affrontati con un importante sforzo di programmazione se si intende ottenere un risultato efficiente e in tempi brevi. Questo sforzo ci ha portato a comprendere le problematiche della PA, anche locale, inerenti al completamento del processo autorizzativo perché quest’ultimo molto spesso non si chiude nella Commissione VIA, ma richiede passaggi successivi che inficiano in modo significativo la cantierabilità del progetto». Lo stesso Stefanelli ha messo in rilievo anche la complessità riguardante la costruzione dell’impianto e tocca il tema delle aste, i cui meccanismi sono alquanto complessi.

Rinnovabili in Italia, obiettivi e criticità

Quali sono le principali sfide nella realizzazione di un impianto? Paolo Bellucci, Ceo di ENI New Energy ha evidenziato il problema della lentezza burocratica dovuta «a una frammentazione delle normative, al fatto che comunque gli enti locali e regionali statali non sono organizzati per gestire così tante pratiche e rilasciare autorizzazioni necessarie. La nostra difficoltà è cercare di installare gli impianti sui dettami che la normativa prevede. Un altro aspetto critico riguarda l’individuazione dei contractor cui far realizzare l’impianto». A queste complessità, si aggiunge la problematica relativa alle connessioni, viste le grandi quantità di richieste.

Malgrado le complessità, gli obiettivi posti da ENI in termini di rinnovabili e mercato sono ambiziosi: infatti, intende raddoppiare la capacità installata al 2026. «A oggi abbiamo 800 MW installati e puntiamo ad arrivare a 1,6 GW». L’obiettivo nel mondo è triplicare la capacità installata, attualmente è 2,3 GW e si punta a raggiungere i 7 GW.

«Seguiamo diversi filoni, che spaziano dall’acquisizione di asset autorizzati a contratti di sviluppo nel medio lungo periodo e soprattutto con uno sviluppo organico, che comprendono iniziative green field nei nostri stabilimenti, intervenendo su aree dismesse che intendiamo valorizzare».

Tra scenari dinamici e la necessità di una cultura della transizione energetica

Sulla situazione delle rinnovabili e del mercato è stata Eleonora Petrarca, Head of Business Development Italy di Enel, a fare il punto: «rispetto allo scenario di dieci anni fa, quando si parlava di energie alternative e si era in un contesto in cui c’era bisogno di incentivi per creare condizioni attrattive per gli investitori oggi ci si muove in contesti di mercato completamente diversi.   Un’altra considerazione riguarda il confronto tra domanda e offerta: nel primo caso, se guardiamo agli obiettivi di crescita del Paese, in particolare al PNIEC che prevede più 40 GW al 2030 rispetto al 2017 di nuovo installato rinnovabile e addirittura il piano REPowerEU incrementa l’ambizione green tanto che le stime di Elettricità Futura vedono addirittura una crescita a più di 80-85 GW. A fronte di questi obiettivi, certamente ambiziosi, in questo momento sono in iter autorizzativo circa 70-80 GW impianti utility scale fotovoltaici ed eolici che fanno capo a circa 2000-2200 iniziative diffuse in tutto il territorio nazionale, a loro volta riconducibili a 5/600 soggetti di varia natura. Quindi, c’è un mercato attivo che sta rispondendo ai processi di transizione energetica e agli obiettivi accennati».

A fronte di un mercato in fermento, c’è anche bisogno di consapevolezza da parte dell’utente finale. Lo ha evidenziato Paolo Raia, direttore esecutivo Onshore Construction Wind & Solar Europe and Australia per RWE, segnalando che «manca in Italia una cultura diffusa sulla transizione energetica, i cui impianti andranno costruiti in tutta Italia. Servono autorizzazioni, prima di tutto, ma serve anche un consenso diffuso, non solo delle autorità, ma anche dei cittadini, a partire dalle scuole».

Limiti, prospettive, opportunità e investimenti

Il problema del consenso non è così marginale, quando si parla di rinnovabili e mercato: lo ha sottolineato Federico Caneva, di Alperia Green Future. Di fronte a un panorama complesso, in tema di rinnovabili e mercato, vanno anche segnalate le iniziative che si stanno sviluppando e che vedono protagonisti i player principali della transizione energetica. Alcuni hanno un denominatore comune: l’agrivoltaico. C’è, per esempio, Enel Green Power, che ha avviato nel Lazio la costruzione dell’impianto più grande d’Italia, ma anche Engie, come ha ricordato Samuel Renard, direttore Renewables della società francese, che sta realizzando due parchi agro-fotovoltaici per Amazon in Sicilia, dove il colosso dell’e-commerce ha investito 12,6 miliardi dal suo arrivo in Italia e in Sicilia. Quest’ultimo non nasconde le difficoltà, in Italia ma non solo, legato al percorso autorizzativo dei progetti come pure i rischi di opposizione in stile Nimby. Anche lui prospetta una sinergia di sistema, corale, che dai decisori politici agli attori privati riesca a snellire le procedure e a velocizzare gli iter organizzativi.

In tutti i casi, le aziende hanno messo in evidenza gli investimenti per la transizione energetica: un esempio è Edison che ha già stanziato 5 miliardi di euro per passare da 2 GW odierni (tra eolico, fotovoltaico e idroelettrico) a 5 GW di potenza rinnovabile entro il 2030 cui si aggiunge 1GW per lo sviluppo di rinnovabili per la produzione di idrogeno verde e per i sistemi di energy storage.

«Seppure il permitting sia migliorato negli ultimi anni, c’è ancora molto da fare», segnala Valeria Olivieri, head of strategy & corporate development di Edison, mettendo ancora in evidenza il tema critico delle connessioni.

Infine, ma non per ultimo, c’è anche il tema dei contratti a lungo termine che andrebbero impiegati molto di più, come ha espresso Renato Sturani, Chief Operating Officer di ERG. «Per consentire uno sviluppo sostenibile, è cruciale siglare contratti a lungo termine che assicurino una remunerazione stabile per gli impianti di energia solare ed eolica».

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