Impegno Paesi su clima troppo lento, a questo ritmo oltre 2,5 gradi entro il 2100

Secondo due distinti rapporti delle Nazioni Unite siamo fuori strada “per piegare la curva delle emissioni di gas serra” e intraprendere lo sviluppo delle rinnovabili e quindi della green economy. Per combattere il cambiamento climatico l’Onu chiede che il prossimo vertice mondiale in programma a Dubai dal 30 novembre sia dirimente per offrire “una svolta al contrasto alla crisi climatica”.

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Impegno Paesi su clima troppo lento, a questo ritmo oltre 2,5 gradi entro il 2100

E’ troppo lento l’impegno dei singoli Paesi nella lotta al cambiamento climatico. Il che vuol dire che a questo ritmo il Pianeta andrà inevitabilmente oltre i 2,5 gradi centigradi di aumento medio della temperatura globale. Quindi non solo non si rispetterà il limite dei due gradi ma neanche quello degli 1,5 gradi che la comunità scientifica ritiene un confine invalicabile, oltre a essere il target stabilito con l’accordo di Parigi.

Secondo due distinti rapporti delle Nazioni Unite, diffusi in occasione della Cop28 (la 28esima Conferenza delle parti) – il vertice mondiale Onu sul clima in programma negli Emirati Arabi Uniti, a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre – siamo fuori strada “per piegare la curva delle emissioni di gas serra” e intraprendere lo sviluppo delle rinnovabili e quindi della green economy.

“Sappiamo che è ancora possibile rendere realtà il limite di 1,5 gradi – dice il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres – occorre estirpare la radice avvelenata della crisi climatica: i combustibili fossili. E richiede una transizione giusta ed equa verso le energie rinnovabili”.

In base alla prima analisi, che l’Unfccc (United nations framework convention on climate change) – la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – dedica ai Piani nazionali per il clima, i “progressi” sono “ancora una volta insufficienti”. La riduzione – viene spiegato – dovrebbe essere del 43% al 2030 (rispetto ai livelli del 2019) mentre si prevede che il taglio non supererà il 2%, con una differenza del 41% rispetto a quanto si dovrebbe fare in base alle indicazioni del panel di scienziati che studiano il clima su mandato dell’Onu, l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change).

Per questo l’Onu chiede che il prossimo vertice mondiale sui cambiamenti climatici a Dubai sia dirimente per offrire “una svolta al contrasto alla crisi climatica: la Cop28 deve preparare il terreno per un’azione immediata”. Il segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (l’Unfccc, United nations framework convention on climate change) Simon Stiell chiede “di fare passi avanti coraggiosi” alla Cop28 e di “rimettersi in carreggiata”.

Nonostante i maggiori sforzi da parte di alcuni Paesi, viene fatto presente come ora, rispetto anche solo a pochi anni fa, siano “necessarie molte più azioni per piegare verso il basso ulteriormente la traiettoria delle emissioni mondiali ed evitare gli impatti peggiori dei cambiamenti climatici”.

La seconda analisi, quella dell’Unep – il Programma delle Nazioni Unite dedicato all’ambiente – ci racconta che “a questo ritmo, in base agli ‘impegni assunti’ dai diversi Paesi, la temperatura media globale aumenterà di oltre 2,5 gradi centigradi entro il 2100”.

“Le nazioni – si rileva nello studio, pubblicato sempre come elemento di confronto in vista della Cop28 – devono andare oltre gli attuali impegni di Parigi, oppure ritrovarsi a dover affrontare un riscaldamento globale di 2,5-2,9 gradi entro la fine del secolo”. Le emissioni previste per il 2030 dovrebbero diminuire “del 28% per raggiungere i 2 gradi, e del 42% per arrivare alla soglia degli 1,5 gradi”.

Tra le proposte per ridurre il divario nelle emissioni sono fondamentali azioni di “mitigazione e trasformazioni a basse emissioni di carbonio”, incluse le tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Mantenere “la possibilità di raggiungere gli obiettivi di temperatura dell’accordo di Parigi dipende dal rafforzamento significativo della mitigazione in questo decennio per ridurre il divario delle emissioni. Ciò faciliterà obiettivi più ambiziosi per il 2035 nella prossima tornata di contributi determinati a livello nazionale (Ndc) e aumenterà le possibilità di soddisfare gli impegni verso le emissioni nette zero”.

Il rapporto rileva che “le emissioni globali di gas serra sono aumentate dell’1,2% dal 2021 al 2022, raggiungendo un nuovo record di 57,4 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente. Le emissioni di gas serra nel G20 sono aumentate dell’1,2% nel 2022. Le tendenze delle emissioni riflettono modelli globali di disuguaglianza”.

Tuttavia, “gli impegni di zero emissioni non sono attualmente considerati credibili: nessuno dei paesi del G20 sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con i propri obiettivi di zero emissioni”. Il rapporto invita “tutte le nazioni a realizzare trasformazioni” verso uno “sviluppo a basse emissioni di carbonio” del modello economico, “con particolare attenzione alla transizione energetica”. Inoltre, avverte, sul fatto che “i Paesi con maggiore capacità e responsabilità in termini di emissioni – in particolare quelli ad alto reddito e ad alte emissioni tra i G20 – dovranno intraprendere azioni più ambiziose e rapide e fornire supporto finanziario e tecnico ai Paesi in via di sviluppo”.

“Non c’è persona o economia sul Pianeta che non sia stata toccata dal cambiamento climatico – afferma Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep – quindi dobbiamo smettere di stabilire record sulle emissioni di gas serra, sulle temperature elevate globali, e sulle condizioni meteorologiche estreme. Dobbiamo invece iniziare a stabilire altri record: sulla riduzione delle emissioni, sulle transizioni verdi e giuste, e sulla finanza climatica”.

La Cop28 – viene fatto presente – “dovrebbe garantire” che sia fornito “sostegno internazionale per lo sviluppo” delle nuove “tabelle di marcia” degli impegni dei singoli Paesi.

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