Decisione storica alla COP28: i Paesi concordano di abbandonare i combustibili fossili verso le 0 emissioni al 2050

Dopo lunghi negoziati i Paesi presenti al vertice delle Nazioni Unite sul clima COP28 hanno concordato di abbandonare i combustibili fossili al 2050, senza però impegnarsi per una completa eliminazione. Un compromesso che non piace a tutti

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Decisione storica alla COP28: i Paesi concordano di abbandonare i combustibili fossili verso le 0 emissioni al 2050
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Una decisione storica e inaspettata quella che chiude i lavori della COP28 di Dubai: Ahmed Al-Jaber sultano degli Emirati Arabi Uniti e presidente della Cop, ha infatti annunciato che la plenaria questa mattina ha concordato di “transitare fuori dai combustibili fossili entro il 2050″, senza però che sia stato raggiunto il consenso sulla completa eliminazione di carbone, petrolio e gas.

Non si parla di ‘phase out‘, ovvero di eliminazione graduale, dei combustibili fossili, chiesta da 100 paesi, ma si chiede di abbandonarli in modo giusto, così da garantire di raggiungere le 0 emissioni al 2050.

Simon Stiell, il Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici alla chiusura della COP 28 commenta: “Non abbiamo voltato pagina sull’era dei combustibili fossili, ma questo risultato è l’inizio della loro fine”.

Manuel Pulgar-Vidal, responsabile globale del clima e dell’energia del WWF sottolinea che “la decisione di abbandonare i combustibili fossili è davvero significativa. Dopo tre decenni di negoziati sul clima delle Nazioni Unite, i Paesi hanno finalmente spostato l’attenzione sui combustibili fossili inquinanti che causano la crisi climatica”.

Le scappatoie per l’industria oil&gas ci sono, fa notare sempre Manuel Pulgar-Vidal, tra cui la cattura e lo stoccaggio del carbonio su larga scala e i “combustibili di transizione”. Si dovrà quindi fare un passo in più: “Per un pianeta vivibile abbiamo bisogno di una completa eliminazione di tutti i combustibili fossili”.

Gli fa eco Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia che, pur apprezzando il miglioramento del testo finale rispetto alle bozze, fa notare che è ancora “permeato e influenzato dalle lobby fossili e da quelle delle false soluzioni (nucleare, cattura e stoccaggio del carbonio)”, riferendosi soprattutto alla menzione dei combustibili per la transizione, transizione che potrebbe essere molto lunga e dispendiosa perché guidata dagli interessi delle industrie del gas.

Il Global Stocktake dimostra chiaramente che, a otto anni dall’Accordo di Parigi, siamo ancora lontani dal limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e dal prevenire i peggiori impatti della crisi climatica. In questo decennio critico, tutti i Paesi devono aumentare l’ambizione e l’attuazione dell’azione per il clima. È fondamentale che i Paesi si impegnino ora per trasformare i propri sistemi energetici e sostituire i combustibili fossili inquinanti con energie rinnovabili pulite e meno costose, come l’eolico e il solare, a una velocità e su una scala senza precedenti”, conclude Manuel Pulgar-Vidal

L’accordo chiede una maggiore ambizione da parte di tutti i paesi nei propri impegni per la riduzione delle emissioni, in linea con l’obiettivo di limitare a 1,5°C il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale.

Fondo per le perdite e i danni

Ricordiamo che un altro passo importante è stato aver istituito e reso subito operativo il Loss and Damage Fund e, anche se è già stato versato un primo acconto, è ora è necessario andare oltre le promesse. Come infatti spiega Stephen Cornelius, Deputy Global Climate and Energy Lead del WWF “Le numerose promesse che abbiamo sentito alla COP28, pur essendo benvenute, sono una goccia nel mare rispetto a ciò che è necessario. Il fondo dovrà ora crescere per aiutare adeguatamente le persone in pericolo. La necessità di finanziamenti per le perdite e i danni e per l’adattamento continuerà ad aumentare rapidamente se i Paesi non investiranno di più nella riduzione delle emissioni e nell’eliminazione graduale dei combustibili fossili inquinanti”.

Fernanda Carvalho, responsabile globale delle politiche climatiche ed energetiche del WWF sottolinea che anche la natura è parte integrante di un’azione efficace per il clima. “È deludente vedere che i Paesi non hanno incluso la raccomandazione dell’IPCC di proteggere dal 30 al 50% di tutti gli ecosistemi”. L’azione per ripristinare la natura e trasformare i sistemi alimentari è fondamentale per ridurre le emissioni e costruire una maggiore resilienza all’aumento delle temperature. “Mentre i Paesi hanno nuovamente riconosciuto l’importanza delle soluzioni basate sulla natura, avremmo dovuto assistere a un aumento delle ambizioni in materia di azioni combinate clima-natura, in particolare sulla scia dell’importante Quadro Globale sulla Biodiversità di Kunming-Montreal concordato lo scorso anno”.

Transizione energetica: puntare su rinnovabili ed efficienza energetica

Ricordiamo che 116 Paesi hanno firmato il Global Renewables and Energy Efficiency Pledge, un impegno a triplicare le energie rinnovabili installate a livello mondiale al 2030, portandole ad almeno 11.000 gigawatt e a raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica.

Il testo prevede di accelerare gli investimenti nelle tecnologie “zero e low carbon” tra cui, oltre le rinnovabili, il nucleare, l’idrogeno a basso contenuto di carbonio e le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio su larga scala.

I membri del Parlamento europeo presenti alla COP28, guidati dal Commissario Hoekstra, hanno commentato che si tratta di un risultato storico: “la COP28 ha deciso di passare dalla dipendenza dai combustibili fossili a energie rinnovabili ed efficienza energetica, lasciando spazio anche all’energia nucleare. Anche se il testo adottato non menziona la parola phase-out, si tratta in effetti di di un ‘abbandono’ dei combustibili fossili”.

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