Messa in sicurezza del territorio: cosa sta facendo l’Italia

Negli ultimi mesi l’Italia è stata attraversata da eventi climatici devastanti, lasciando purtroppo dietro di sé distruzione e morti. Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, in un’audizione ha usato toni duri sui piani per mettere in sicurezza il territorio italiano: “Un piano non è più rimandabile”

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Messa in sicurezza del territorio: cosa sta facendo l’Italia
Gli ultimi anni hanno visto l’Italia confrontarsi con una serie di eventi naturali devastanti, tra cui terremoti, alluvioni ed eventi meteorologici estremi, che hanno causato gravi danni al territorio e alle comunità locali. In risposta a questa sfida sempre più urgente, il governo italiano ha intensificato gli sforzi per promuovere la messa in sicurezza del territorio attraverso una serie di proposte di legge finalizzate non solo alla gestione delle emergenze, ma anche alla prevenzione di tali catastrofi.

Messa in sicurezza del territorio, le parole di Federica Brancaccio

L’Italia è notoriamente soggetta a calamità naturali, colpa della sua posizione geografica e al suo complesso sistema di faglie tettoniche. Le conseguenze di terremoti, alluvioni e eventi meteorologici estremi possono essere devastanti non solo per le persone e le loro proprietà, ma anche per l’ambiente e l’economia del paese. Le sfide legate a tali eventi richiedono non solo una risposta reattiva, ma anche una pianificazione e una prevenzione a lungo termine.

La presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), Federica Brancaccio, durante un’audizione presso la Commissione Ambiente della Camera ha dichiarato: “Non è più rimandabile un vero e proprio piano di prevenzione per la messa in sicurezza sia del territorio, sia del patrimonio immobiliare italiano pubblico e privato, che consenta di superare la logica emergenziale adottata finora“.

Brancaccio ha evidenziato che l’Italia è un Paese che è particolarmente vulnerabile alle calamità naturali.

Il drammatico numero degli eventi meteorologici

Dal 2010 fino alla fine di ottobre 2022, l’Italia ha sperimentato oltre 1.500 fenomeni meteorologici estremi. Inoltre, nell’ultimo anno, c’è stato un aumento di questi eventi di circa il 30%, secondo quanto affermato da analisti di Legambiente.

Il drammatico numero degli eventi meteorologici in Italia

Inoltre, è interessante notare che l’Italia è il principale beneficiario del Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea negli ultimi 20 anni, dal 2002 al 2022. Ha ricevuto oltre 3 miliardi di euro, il che rappresenta circa il 37% del totale degli aiuti erogati a 28 Paesi europei, che ammontano a 8,2 miliardi di euro.

Infine, riguardo alle proposte di legge relative alla gestione delle emergenze di rilevanza nazionale e alla disciplina degli interventi di ricostruzione, l’Ance è d’accordo, soprattutto, con l’obiettivo di creare un unico modello normativo che sia conciso e flessibile, in grado di adattarsi alle diverse situazioni che potrebbero verificarsi.

Le proposte dell’Ance

Durante l’assemblea, l’Ance ha lanciato una serie di proposte, quali:

  • la definizione di una Governance centrale coordinata con i ruoli degli enti locali quali strutture di maggiore prossimità con il territorio e i cittadini. Ad esempio, in occasione del Sisma del 2016 furono registrati notevoli ritardi nell’organizzazione degli Uffici speciali per la Ricostruzione che hanno rallentato l’avvio della ricostruzione;
  • il coinvolgimento dei territori interessati: la necessità di definire una regia unica deve necessariamente coordinarsi con quella del coinvolgimento le parti interessate nella fase di sviluppo delle regole per garantire che siano ben ponderate e rispondano alle esigenze della società, dei territori, delle imprese;
  • individuazione di modelli operativi standardizzati che siano di ausilio/supporto ai Comuni per le nuove funzioni che sono chiamati ad assolvere nel processo di ricostruzione
  • semplificazione nel regime autorizzativo: nelle situazioni emergenziali è necessario definire un quadro di regolamentazione delle diverse procedure (edilizie, paesaggistiche ecc.) che sia semplificato rispetto al regime ordinario e in grado di rispondere alle esigenze che pone la situazione emergenziale, riducendo il carico amministrativo per cittadini e imprese.
  • la salvaguardia delle innovazioni procedurali già positivamente sperimentate per quanto riguarda, in particolare, la ricostruzione privata. Uno dei problemi che si è posto nell’ambito della ricostruzione del Centro Italia aveva, ad esempio, riguardato la difficoltà a reperire le informazioni “anagrafiche” dei fabbricati andati interamente distrutti.

Nuove risorse ai Comuni per la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico

Ma cosa sta facendo il governo per risolvere questo problema? Il Ministero dell’Interno ha emesso un Decreto Ministeriale il 19 maggio 2023 per mettere in sicurezza 1.981 comuni a rischio idrogeologico, usando le risorse previste per gli anni 2024 e 2025 dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Con un budget totale di 6 miliardi di euro, verranno adottate misure per la messa in sicurezza del territorio, l’aggiornamento della sicurezza degli edifici, come le scuole, in conformità alle normative più recenti. Inoltre, ci sarà un potenziamento dell’efficienza energetica e un miglioramento del sistema di illuminazione pubblica. Questi lavori saranno eseguiti dai comuni attraverso un totale di 39.900 piccole opere e 7.200 opere di dimensioni medie.

Questi finanziamenti provenienti dal PNRR si sommano alle risorse precedentemente stanziate dalla Legge di Bilancio 2019 (articolo 1, comma 139 della legge 145 del 30 dicembre 2018). Nel corso degli anni, queste risorse sono state integrate e modificate fino a raggiungere una cifra di 400 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024, e 550 milioni di euro per il 2025. Tali contributi sono destinati ai comuni beneficiari per eseguire lavori di messa in sicurezza sia degli edifici che del territorio.

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