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E’ necessario cambiare il modello energetico per salvare il clima e assicurare il raggiungimento degli obiettivi di Parigi L’ufficio Energia e clima di Legambiente ha pubblicato il Dossier “Stop sussidi alle fonti fossili”, unico modo secondo l’associazione ambientalista, per salvare l’ambiente. I recenti dati parlano infatti del 2016 come dell’anno più caldo di sempre e l’Organizzazione Metereologica Mondiale recentemente ha segnalato che nel 2015 per la prima volta la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera ha superato la soglia di 400 parti per milione. La combustione delle fonti fossili è la causa principale dei cambiamenti climatici. In questo quadro si inserisce lo studio di Legambiente da cui emerge che l’Italia spende 14,8 miliardi di euro all’anno tra sussidi diretti o indiretti alle fonti fossili legati al consumo o alla produzione, da esoneri dall’accisa a sconti e finanziamenti per opere, distribuiti tra autotrasportatori, centrali per fonti fossili e imprese energivore e aziende petrolifere. Se da una parte il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti intervenento alla COP22 a Marrakech ha confermato l’intenzione del Governo di sostenere le fonti pulite, dall’altra però alle parole non corrispondono i fatti. Galletti ha infatti dichiarato che l’Italia ha avviato un processo che è irreversibile verso una nuova economia a misura d’uomo più attenta all’ambiente, “già oggi in Italia il 40% dell’energia elettrica prodotta è rinnovabile. Ma vogliamo fare di più; davanti a queste sfide, l’Italia è pronta a dare come sempre il suo contributo e a lavorare con i partner che dispongono di minori capacità e risorse o che sono più vulnerabili ai mutamenti del clima, come i nostri amici dell’Africa o delle Piccole isole”. Galletti ha anche anticipato l’intenzione di inserire all’ordine del giorno del tavolo del G7, che l’Italia presiederà nel 2017, la lotta ai cambiamenti climatici per la piena realizzazione degli accordi di Parigi. Legambiente considerando i tantissimi aiuti alle fonti fossili, chiede dunque, insieme ad altre associazioni ambientaliste che questi siano aboliti e che si acceleri sulla decarbonizzazione delle economie, attraverso il sostegno alle energie rinnovabili. In questo modo si potrebbero diminuire le emissioni di CO2 di 750 milioni di tonnellate cioè il 5,8% delle emissioni globali al 2020, contribuendo al raggiungimento della metà dell’obiettivo climatico necessario a contenere l’aumento di temperatura globale di 2°C. Eppure per il Governo il problema non sembra esistere considerando che nella legge di Stabilità 2017 sono ancora previsti sussidi diretti e indiretti alle fossili, segnale probabile, secondo il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini, che si vogliano “tutelare direttamente alcuni interessi che beneficiano di questi sussidi, tra cui lo stesso Stato italiano attraverso l’Eni che paga royalties ridicole alle Regioni e che può dedurre dalle tasse. Ma in questo modo si bloccano innovazioni nel sistema energetico che oggi permetterebbero di creare nuovi e più numerosi posti di lavoro e di dare una risposta strutturale al tema del costo dell’energia, attraverso le fonti rinnovabili e l’efficienza” . Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2015 i sussidi alle fonti fossili sono stati pari a 5.300 miliardi di dollari, con un aumento del 10,4% rispetto al 2013. Tra i maggiori investitori, la Cina con 2.272 miliardi (+22%), seguita da Stati Uniti con 699 miliardi (+14%) e Russia con 335 miliardi (5.7%). In Europa, la maggior sostenitrice delle fonti fossili è la Germania con 55,6 miliardi di dollari (+10.5%), seguita da Regno Unito con 41,2 miliardi (+12.2%), Francia con 30,1 miliardi (+13.2%), Spagna (24,1 miliardi), Repubblica Ceca (17,5 miliardi) e Italia (13,2 miliardi). Nonostante l’impatto devastante che l’uso di fonti fossili provoca sul clima, queste continuano a ricevere sussidi 5 volte maggiori di quelli destinati alle fonti rinnovabili. Secondo l‘ultimo rapporto della Organizzazione Indipendente InfluenceMap, tra i paesi del G7 l’Italia, con lo 0,63%, è quello con i maggiori sussidi alle fonti fossili in rapporto al PIL, la media europea è infatti dello 0,17. La Commissione europea nel 2015 ha già inviato un richiamo formale al nostro paese per il ritardo del governo nell’introdurre tasse modulate secondo il principio del “chi inquina paga”, come la carbon tax, e nell’eliminare aiuti dannosi per l’ambiente, come quelli alle fossili. Inoltre Legambiente ricorda che l’Italia avrebbe particolare interesse a ridurre i consumi energetici considerando la nostra dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti. La crescita nell’utilizzo delle rinnovabili integrate con interventi di efficienza energetica potrebbe rappresentare una svolta sia per l’economia che per l’ambiente, assicurando inoltre un calo del prezzo di acquisto dell’energia elettrrica nella borsa italiana. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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