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L’abusivismo edilizio diminuisce ma non abbastanza: a due anni dalle leggi contro gli ecoreati sono ancora 17mila i nuovi edifici costruiti senza regolamentazione I dossier di Legambiente sono la cartina tornasole della situazione ambientale italiana: recentemente è stato presentato il nuovo rapporto Ecomafia 2017, un volume che mostra i numeri degli ecoreati registrati nel 2016. Dopo due anni dall’entrata in vigore della Legge 68/2015 sui reati ambientali abbiamo visto i primi effetti positivi: gli arresti sono aumentati del 20%, mentre gli illeciti diminuiscono del 7%. Legambiente segnala dunque un aumento degli arresti per reati ambientali: ben 255 contro i 188 del 2015 e un aumento delle denunce con una media di 28.818 contro le 24.623 dell’anno precedente. Il nuovo impianto normativo inizia a dare i suoi frutti, consentendo un aumento di arresti e sequestri per le ecomafie e i loro affari. Il business dell’Ecomafia spiegato dall’infografica di Legambiente. “Quest’anno il Rapporto Ecomafia ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto”. Questa è la dichiarazione di Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente, che sancisce i traguardi raggiunti con la Legge 68/ 2015. La Presidente si augura di proseguire su questo cammino, investendo più risorse in merito alla formazione di operatori addetti ai controlli e sostenendo l’Agenzia regionale di protezione ambientale. Il fenomeno dell’abusivismo edilizio Anche se le stime sono positive, si è passati da 27.745 reati ambientali del 2015 a 25.889 nel 2016, la corruzione e gli ecoreati come l’abusivismo edilizio continuano a essere una realtà tristemente perpetrata. Legambiente segnala 17mila nuovi immobili realizzati senza regolamentazione: gli abusi edilizi non sembrano purtroppo subire una battuta d’arresto, ma solo un lieve calo in quanto continuano a sorgere abitazioni abusive non in regola. Le zone costiere pullulano di ecomostri, edifici costruiti in zone protette senza regolari permessi. Tra le ragioni che hanno portato a questa urbanizzazione massiccia e senza regolamentazioni vi è il fattore economico: una casa abusiva costa meno perché non ha bisogno di seguire il corretto iter di costruzione. La manodopera è in nero, nessun controllo di sicurezza, materiali economici: il risparmio fa gola e così fiorisce l’edilizia non regolamentata. Anche le zone costiere se la passano male, vittime di abusivismo selvaggio. Il Cresme ha stimato che le regioni con più ecomostri sono la Puglia e la Sicilia: oltre 700 abitazioni fuori regola ogni chilometro quadrato. Seguono i litorali della Calabria e dell’Adriatico settentrionale (Veneto, Friuli); chiudono questa sequenza di costruzioni ai limiti della legalità la Toscana, Basilicata e la Sardegna regioni con una fitta attività costiera e turistica. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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