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Indice degli argomenti: Investimenti complessivi nell’energia elettrica Petrolio, carbone e gas Le energie rinnovabili La riduzione delle emissioni L’Agenzia Internazionale per l’Energia nel nuovo Rapporto World Energy Investment 2020 (alla sua 5a edizione) pubblicato il 27 maggio, segnala che a causa dell’emergenza coronavirus c’è stato a livello globale il peggior crollo degli investimenti energetici, in tutti i principali settori dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e all’efficienza. Un calo senza precedenti, impressionante sia per la sua portata che per la sua rapidità, con potenziali gravi implicazioni per la sicurezza energetica e per le transizioni di energia pulita. Investimenti complessivi nell’energia elettrica All’inizio del 2020 le aspettative erano di una crescita di circa il 2% degli investimenti energetici globali, la più importante negli ultimi sei anni. Ma le stime, dopo che la crisi Covid-19 ha bloccato ampie fasce dell’economia mondiale nel giro di pochi mesi, parlano di un crollo degli investimenti globali del 20%, quasi 400 miliardi di dollari, rispetto all’anno scorso. L’analisi sui trend di investimento di quest’anno si basa sugli ultimi dati disponibili sugli investimenti già fatti o programmati dai governi e dalle aziende a partire da metà maggio, sul monitoraggio dei progressi dei singoli progetti, sulle interviste ai principali esponenti del settore e agli investitori. Le stime per il 2020 quantificano poi le possibili implicazioni per la spesa dell’intero anno, sulla base di ipotesi sulla durata dei blocchi e sulla forma dell’eventuale ripresa, sempre che non ci siano nuovi picchi della pandemia. Si tratta di dati molto preoccupanti, ha sottolineato Fatih Birol, Direttore Esecutivo dell’IEA “Il rallentamento della spesa per le tecnologie chiave per l’energia pulita rischia di causare la perdita di molti posti di lavoro e di compromettere la tanto necessaria transizione verso sistemi energetici più resilienti e sostenibili”. Dall’analisi dei dati giornalieri fino a metà aprile emerge che i paesi in completo isolamento registrano un calo medio del 25% della domanda di energia rispetto ai livelli abituali, del 18% quelli in isolamento parziale . IEA sottolinea che l’insieme di alcuni fattori, ovvero domanda in calo, prezzi più bassi e aumento dei casi di mancato pagamento delle bollette, causeranno un calo dei ricavi energetici destinati ai governi e all’industria di oltre 1.000 miliardi di dollari nel 2020. Il petrolio rappresenta la maggior parte di queste perdite perché, per la prima volta, la spesa globale dei consumatori di petrolio sarà più bassa di quella per l’elettricità. Le aziende in difficoltà o con prospettive incerte di ripresa stanno riducendo gli investimenti e l’avvio dei progetti in questo momento è rallentato sia da problemi burocratici che a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento. Si tratta di una crisi che rischia di avere ripercussioni per gli investimenti anche a lungo termine, con prospettive più difficili in alcuni paesi in via di sviluppo, dove ci sono meno possibilità di finanziamento e di investitori. Petrolio, carbone e gas L‘industria petrolifera patisce il peso peggiore di questa crisi a causa della riduzione della mobilità sia su strada che aerea, che rappresentano quasi il 60% della domanda globale di petrolio. Nel momento del lockdown praticamente globale di aprile, la domanda di petrolio è diminuita di circa 25 milioni di barili al giorno su base annua. Nei mercati petroliferi si stima una riduzione del livello di offerta precedentemente previsto per il 2025 di quasi 9mb/d, riportando il consumo di petrolio ai livelli del 2012. Gli investimenti globali nel settore del petrolio e del gas dovrebbero diminuire di quasi un terzo nel 2020. Per l’industria dello scisto, che era già in difficoltà, si prevede un calo degli investimenti del 50% nel 2020. Allo stesso tempo, molte compagnie petrolifere nazionali sono ora disperatamente a corto di fondi. La crisi Covid-19 sta danneggiando l’industria del carbone: la domanda di carbone potrebbe diminuire dell’8%, anche perché si stima un calo del 5% circa della domanda di elettricità. Per il 2020 ci si aspetta che gli investimenti diminuiranno di un quarto – ma non è a rischio la sopravvivenza del settore. Sebbene la costruzione di nuove centrali a carbone sia diminuita di oltre l’80% dal 2015, il parco carboniero globale continua a crescere. Sulla base dei dati disponibili e dei progetti annunciati, le approvazioni di nuove centrali a carbone nel primo trimestre del 2020 soprattutto in Cina hanno registrato un ritmo doppio rispetto al 2019. L’impatto della pandemia sulla domanda di gas nel primo trimestre dell’anno è stato più moderato, intorno al 2% su base annua, in quanto le economie basate sul gas non sono state fortemente influenzate. Il dato però potrebbe decisamente peggiorare nei prossimi mesi. Le energie rinnovabili Nel settore dell’energia elettrica, la domanda è stata notevolmente ridotta a causa delle misure di lockdown, con effetti a catena sul mix energetico. La domanda di energia elettrica è calata del 20% circa in diversi Paesi, in cui l’aumento della richiesta residenziale non ha compensato completamente la riduzione delle attività commerciali e industriali. La domanda nell’offerta di energia elettrica è diminuita per quasi tutte le fonti – carbone, gas ed energia nucleare – tranne che per le rinnovabili, poiché la loro produzione non è particolarmente influenzata dalla domanda. Per l’intero anno si prevede un aumento della produzione da fonti rinnovabili. La spesa nel settore energetico green è destinata a diminuire del 10% nel 2020, con segnali preoccupanti per lo sviluppo di sistemi energetici più sicuri e sostenibili. Anche se gli investimenti nelle energie rinnovabili sono stati meno colpiti nel periodo della pandemia rispetto a quelli nelle fossili, la spesa per la realizzazione di impianti solari sui tetti da parte di famiglie e imprese è stata influenzata in maniera significativa e i progetti di investimento nel primo trimestre del 2020 per nuovi impianti eolici e solari su scala industriale sono scesi ai livelli di tre anni fa. Per l’anno in corso è atteso un calo del 9% degli investimenti nelle reti elettriche, che segue un 2019 negativo, si è inoltre fermata la spesa per lo sviluppo delle fonti di flessibilità del sistema elettrico e la spesa per lo stoccaggio delle batterie si è stabilizzata. Anche l‘efficienza energetica, un altro pilastro centrale delle transizioni di energia pulita, sta soffrendo. Gli investimenti stimati per l’efficienza e le applicazioni finali sono destinati a diminuire del 10-15%. La quota complessiva della spesa energetica globale che va alle tecnologie per l’energia pulita tra cui le energie rinnovabili, l’efficienza, il nucleare e la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio – è rimasta bloccata a circa un terzo negli ultimi anni. Nel 2020 il dato sarà del 40% circa, ben al di sotto dei livelli che sarebbero necessari per accelerare la transizione energetica. La riduzione delle emissioni La crisi ha portato a una riduzione delle emissioni, ma per tutti i motivi sbagliati. Le emissioni globali di CO2 dovrebbero diminuire dell’8%, quasi 2,6 Gt, ai livelli di dieci anni fa. Su base annua potrebbe essere il più grande calo di sempre, sei volte superiore al precedente del 2009 – dovuto alla crisi finanziaria globale. IEA ricorda però che dopo le crisi precedenti, la crescita delle emissioni è stato maggiore del calo iniziale. “Se vogliamo ottenere una riduzione duratura delle emissioni globali, allora gli investimenti in energia pulita dovrebbero aumentare rapidamente”, ha detto il dottor Birol. “A questo proposito sarà fondamentale la risposta dei responsabili politici nelle loro strategie di recupero. Il prossimo Rapporto speciale dell’IEA sulle prospettive energetiche mondiali sulla ripresa sostenibile fornirà chiare raccomandazioni su come i governi possono creare rapidamente posti di lavoro e stimolare l’attività economica costruendo sistemi energetici più puliti e resilienti che andranno a beneficio dei loro paesi per i decenni a venire”. 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