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Negli ultimi mesi il gas naturale è stato protagonista della cronaca e delle discussioni politiche: il suo prezzo aumentato ai massimi storici ha contribuito alla crisi energetica tutt’ora in atto. Guardando alle strategie future di decarbonizzazione e di transizione energetica, però, non si può non tener conto dell’impatto che il metano ha sul clima e sulla salute, come sottolinea il WWF nel report “Le emissioni di metano in italia”. L’impatto del metano sul clima Il metano meriterebbe un’attenzione particolare, soprattutto in vista della revisione del Piano Nazionale Energia e Clima, nelle politiche di mitigazione climatica. Ridurre le emissioni di questo gas serra “nemico” dell’ambiente aiuterebbe a raggiungere gli obiettivi climatici previsti dall’accordo di Parigi, ma porterebbe a benefici anche per la salute pubblica e per l’agricoltura. A oggi il metano rappresenta circa il 20% delle emissioni globali. Le sue concentrazioni atmosferiche sono aumentate del 47% dall’epoca preindustriale a oggi. E gli studi scientifici dimostrano che il riscaldamento da esso provocato è maggiore di quanto indicato dalle stime in passato. Le emissioni di metano, infatti, sono prodotte sia da attività umane sia da quelle naturali e, sebbene siano meno abbondanti nell’atmosfera rispetto alla CO2, assorbono la radiazione infrarossa termica in modo molto più efficiente. Di conseguenza, secondo le stime, questo gas serra ha un potenziale di riscaldamento globale circa 80 volte più forte per unità di massa della CO2 su una scala temporale di 20 anni. L’impatto del metano sulla salute e sui costi sanitari Inoltre il metano contribuisce anche alla produzione di ozono troposferico, inquinante nocivo per la salute umana. In fatto di costi sanitari l’Italia ha un triste primato: è al primo posto tra i Paesi con i maggiori costi sanitari derivanti dall’uso del gas naturale negli impianti termoelettrici. Nel 2019 sono riconducibili alle emissioni di metano 2.864 morti premature; si sono registrati 15.000 casi di impatti respiratori sugli adulti e sui bambini, e sono stati circa 4.100 i ricoveri ospedalieri. Per una spesa sanitaria nazionale di 2,17 miliardi di euro. Le strategie per il futuro Allevamenti e agricoltura sono i responsabili di circa il 60% delle emissioni di metano nazionali. Ma l’Italia (e in realtà neanche gli altri Paesi europei) non ha previsto per il momento interventi a favore della diffusione dell’agricoltura biologica e di altri sistemi a basso input. Questi interventi, sottolinea il WWF, dovrebbero invece essere prioritari. Ridurre le emissioni porterebbe rapidamente a migliorare il tasso di riscaldamento globale. Queste considerazioni sono alla base del Global Methane Pledge, sostenuto da più di 100 Paesi, tra cui l’Italia, che prevede un impegno a ridurre le emissioni di metano a livello globale di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030. Nel nostro Paese, però, per il momento il gas naturale è ancora una fonte energetica maggioritaria, quindi è necessario prevedere tempestivamente un quadro programmatico adeguato alla transizione. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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