Come funziona il fotovoltaico ad uso esclusivo in condominio: come si divide il tetto e permessi necessari 30/04/2025
Indice degli argomenti Toggle Idroelettrico condiviso: una formula vincenteLe finalità della comunità energetica idroelettricaCooperativa a scopo mutualistico: i motivi della forma giuridicaIl potenziale dell’idroelettrico anche per lo sviluppo delle CER Produrre energia dall’acqua e condividerla sul territorio è alla base di una comunità energetica idroelettrica da poco avviata ufficialmente in Trentino che già si distingue per essere la prima comunità energetica rinnovabile trentina in forma cooperativa a produrre energia idroelettrica, oltre che da fotovoltaico. La CER del Sarca conta, oggi, sulla centrale idroelettrica sul rio Bedù di Pelugo, voluta dai Comuni di Pelugo e di Spiazzo, in provincia di Trento, il cui allaccio era legato alla Costituzione della comunità energetica rinnovabile. Si tratta di un impianto idroelettrico di 3,8 GWh, capace di soddisfare circa il 60% il fabbisogno dei Comuni facenti parte del progetto pilota. Nata su base pubblica, la comunità energetica idroelettrica ora si apre ai privati: famiglie, imprese, enti locali, creando le condizioni per una partecipazione attiva dei cittadini “nella produzione distribuzione e consumo di energia da fonti rinnovabili”, ricorda Energy4Com, la startup innovativa specializzata nello sviluppo e gestione di comunità energetiche rinnovabili, che ha gestito l’ideazione e la nascita della CER del Sarca. Idroelettrico condiviso: una formula vincente Quale comunità energetica idroelettrica in forma cooperativa, CER del Sarca è un esempio della volontà di condividere un progetto i cui benefici possano farsi sentire sul territorio. «Essa è nata come opportunità intorno a questo impianto idroelettrico. I Comuni hanno cercato di comprendere come valorizzare il più possibile l’impianto; la condivisione di energia era il principale elemento di valore». CER del Sarca unisce nove soci fondatori: oltre al BIM (Bacino Imbrifero Montano) Sarca Mincio Garda, comprende la Comunità delle Giudicarie, i Comuni di Spiazzo, Pelugo, Porte di Rendena, Tione di Trento, Tre Ville, Borgo Lares e Sella Giudicarie. «Tutti hanno trovato nel Bacino Imbrifero Montano il contenitore naturale in cui ritrovarsi», spiega Gian Luca Rosetti, presidente di Energy4Com. I BIM sono aggregatori di Comuni all’interno di un perimetro naturale intorno ai fiumi. Sono realtà che ridistribuiscono risorse economiche recuperate dalla riscossione e l’impiego dei sovra canoni dovuti dai concessionari di grandi derivazioni d’acqua per produzione di energia idroelettrica. In Trentino due BIM sono promotori di comunità energetiche del territorio con l’intento di sviluppare una economia con la generazione distribuita delle fonti rinnovabili (da fotovoltaico e idroelettrico) e ridistribuire i vantaggi all’interno del territorio con i Comuni che loro stessi rappresentano. Una è, appunto, la CER del Sarca. Rosetti sottolinea il fatto che i due Comuni su cui si pone la centrale idroelettrica hanno atteso la Costituzione della comunità energetica in modo che l’impianto (da 1 MW di potenza) fosse finalizzato alla condivisione con i partecipanti della comunità energetica. Le finalità della comunità energetica idroelettrica La comunità energetica idroelettrica intende coinvolgere famiglie, enti e imprese del territorio, ma anche dotarsi di strumenti di servizio verso i cittadini «per diventare un interlocutore proattivo locale, per i soci della CER, ma anche verso il mercato elettrico con tutti i servizi di flessibilità che oggi il mercato mette a disposizione», specifica il presidente di Energy4Com, aggiungendo che: «La finalità più importante è strutturarsi, diventando così un soggetto riconoscibile a livello territoriale per aiutare famiglie e imprese da una parte a fare efficienza energetica e dall’altra a consumare e produrre energia in modo intelligente, ossia quando si produce, condividendo il più possibile quanto prodotto». La CER intende andare incontro alle persone con particolari difficoltà, contribuendo così a ridurre la povertà energetica. Cooperativa a scopo mutualistico: i motivi della forma giuridica La scelta della Cooperativa a scopo mutualistico quale forma giuridica dal Consorzio e dai suoi Comuni per dar vita alla Comunità Energetica Rinnovabile si motiva con la volontà di contare, come spiega la stessa startup, sulla “partecipazione attiva dei cittadini, enti locali e imprese, nella produzione distribuzione e consumo di energia da fonti rinnovabili e che garantirà una governance partecipativa mantenendo un forte legame con il territorio, adottando un modello di gestione trasparente e democratico”. «nel corso dei tre anni si è passati dall’associazione non riconosciuta e poi riconosciuta, passando dalle fondazioni in partecipazione alle cooperative». Il Consiglio Nazionale del Notariato ha definito la cooperativa come la forma più corretta per il coinvolgimento del territorio. «È la forma più democratica, più aperta e presenta una struttura patrimoniale perfetta – specifica Rosetti, –. Quale soggetto giuridico autonomo, non va a influire sui bilanci dei Comuni. Inoltre, può fare investimenti diretti, proponendosi come un’azienda vera e propria. Può fare pianificazione e programmazione energetica nel territorio, in modo autonomo rispetto ai soci. Permette di creare degli strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, fondi partecipativi. Quindi ha tutta una serie di leve che gli permettono di essere proprio un’impresa del territorio per lo sviluppo di fonti rinnovabili, ma anche di pianificare interventi di efficientamenza energetica. La forma giuridica cooperativa permette, quindi di crescere, in modo democratico, ponendo tutti i partecipanti allo stesso livello». Il potenziale dell’idroelettrico anche per lo sviluppo delle CER La struttura della CER del Sarca, improntata inizialmente come una comunità energetica su base idroelettrica, prevede diversi scenari di sviluppo. Oltre alla “dorsale” idroelettrica, si prevede anche un importante contributo fornito progressivamente dal fotovoltaico. «Si prevede il contributo di 48 impianti su edifici pubblici, in grado di raggiungere 1,3 MWp di potenza, ma l’intento è di arrivare a 2,5 MWp». La “trazione idroelettrica”, sebbene ancora poco sviluppata, caratterizza anche altre CER. Lo sottolinea Energy & Strategy nell’Electricity Market Report 2024. Su un campione di 123 iniziative, analizzando gli impianti installati, a fronte di una netta maggioranza di impianti alimentati da fonte solare fotovoltaica (87.4%), quelli che contano su impianti idroelettrici sono il 6%. Ma il potenziale potenziale idroelettrico in Italia e la replicabilità del modello di comunità energetica idroelettrica potrebbe essere molto più ampio. Lo evidenzia il position paper TEHA e A2A: il parco idroelettrico italiano evidenzia margini di crescita attivabili attraverso il repowering degli asset esistenti (4 TWh l’anno) e la costruzione di nuovi impianti mini-idro lungo l’intero territorio nazionale (1,8 TWh). Diventa strategico poi il rilancio di sistemi di pompaggio idroelettrici (2 TWh) ma anche l’uso produttivo dei bacini a uso irriguo (1 TWh) o la realizzazione di nuove centrali idroelettriche in fiumi e bacini oggi non sfruttati (3,7 TWh). La formula perseguita da Energy4Com è quella di prevedere, quando possibile, l’apporto dell’idroelettrico, come si nota nei vari progetti di cui è autrice. «Noi puntiamo sul mix energetico da fonti rinnovabili, che sono per definizione non programmabili, facendo in modo che coprano il più possibile il fabbisogno energetico nell’intero arco delle 24 ore. Questo permette di condividere il più possibile l’energia, all’interno della stessa cabina primaria, rendendola quanto più efficiente. Cerchiamo di puntare su varie fonti, privilegiando quando possibile l’idroelettrico, in particolare mini idroelettrico, che ha un grande potenziale», conclude Rosetti. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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