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Il 17 giugno 2025 la Commissione ha annunciato una proposta legislativa che impatterà in maniera significativa sull’approvvigionamento energetico dell’Europa. Bruxelles ha messo nero su bianco la volontà di porre fine all’importazione di gas e petrolio russi. Un cambio di paradigma che non riguarda solo la politica, ma coinvolge direttamente la filiera industriale, i fornitori, i consumatori e l’intero tessuto economico europeo. L’obiettivo è di limitare l’esposizione dell’UE ai rischi di sicurezza economica, rafforzando l’indipendenza energetica e la competitività dell’Unione e limitando il più possibile l’impatto su prezzi e mercati. “Abbiamo preso misure chiare per spegnere il rubinetto e porre fine all’era dei combustibili fossili russi in Europa per sempre”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Non si tratta più di obiettivi sulla carta, ma di un processo vincolante che richiederà adattamenti infrastrutturali, riforme regolatorie e un’accelerazione nelle politiche di diversificazione. Nuova direzione strategica per l’energia europea La proposta normativa stabilisce una linea temporale ben definita: dal primo gennaio 2026 sarà vietato stipulare nuovi contratti di importazione di gas russo. I contratti a breve termine in essere dovranno essere dismessi entro giugno dello stesso anno. Per quelli a lungo termine, la scadenza è fissata a fine 2027. Non solo, sarà impedito l’accesso ai terminali GNL europei per società russe o controllate da entità russe, per permettere di riallocare la capacità infrastrutturale a fornitori alternativi. Il piano della Commissione prevede inoltre che ogni Stato membro debba presentare una roadmap nazionale con misure concrete e scadenze operative. L’Unione, nel frattempo, offrirà supporto tecnico, monitoraggio continuo e possibilità di intervento straordinario in caso di minaccia alla sicurezza energetica. Il mercato del gas dell’UE, interconnesso e dotato di infrastrutture adeguate, viene considerato pronto a reggere l’impatto della transizione senza ripercussioni gravi su prezzi e disponibilità. La proposta porta con sé una visione di lungo termine verso un sistema energetico più pulito, resiliente e competitivo. La misura si allinea infatti agli obiettivi della bussola per la competitività, al patto per l’industria pulita e al piano per l’energia accessibile, rafforzando non solo la sostenibilità ma anche la sovranità economica europea. Oltre il gas: un progetto per la decarbonizzazione e la sicurezza Il nuovo regolamento energetico non nasce solo in risposta alla guerra in Ucraina o al rischio di dipendenza politica. È un passo verso una nuova architettura energetica basata su fonti sicure, diversificate e sostenibili, coerentemente con il piano REPowerEU la Commissione punta a riformulare completamente la catena dell’approvvigionamento. Gli strumenti messi in campo vanno dalla trasparenza obbligatoria per gli importatori, che dovranno dichiarare l’origine esatta del gas, alla possibilità per Bruxelles di intervenire direttamente se la sicurezza energetica di uno Stato membro dovesse essere messa in discussione. E’ anche confermato l’impegno a migliorare il monitoraggio e la tracciabilità delle fonti energetiche, il piano istituisce per esempio un obbligo informativo dettagliato per tutte le imprese che importano gas russo, garantendo così maggiore affidabilità all’intero sistema. L’Europa non vuole più essere vulnerabile. Non vuole più dipendere da un solo attore. Come ha dichiarato Dan Jørgensen, Commissario europeo per l’Energia: “A seguito di questa proposta, nessuno Stato membro resterà senza energia”. La proposta ora dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. L’adozione da parte del Consiglio richiederà una maggioranza qualificata. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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