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Greenpeace ha presentato i risultati del rapporto, realizzato da Althesys, che stima le ricadute economiche e occupazionali per l’Italia legate allo sviluppo delle fonti rinnovabili. Emerge che l’impatto possibile delle rinnovabili in Italia potrebbe generare entro il 2030 dai 135, nell’ipotesi più conservativa, ai 175 miliardi, nell’ipotesi più ottimista, di valore aggiunto e 100 mila posti di lavoro. Il rapporto, che è stato realizzato aggiornando i dati dello studio “Energy [R]evolution Italia” presentato lo scorso dicembre, propone infatti due scenari di crescita, “reference” e “[r]evolution”. Nello studio sul valore aggiunto, diretto e indiretto, dei due scenari, sono considerate diverse tecnologie: fotovoltaico, eolico on‐shore e off-shore, idroelettrico di piccola taglia, geotermia, biomasse, solare termico, teleriscaldamento, pompe di calore, caldaie a pellet. Per ciascuna tecnologia lo studio ha considerato le diverse fasi della catena del valore: fabbricazione tecnologie e componenti, progettazione ed installazione impianti, finanziamento, esercizio e manutenzione. Il costo di investimento (CAPEX) di ogni tecnologia è stato suddiviso per le varie attività lungo la filiera, così da stimare il giro di affari delle singole fasi. Lo studio ha poi calcolato il valore aggiunto “diretto” generato dal comparto delle rinnovabili in Italia, la stima del valore aggiunto indotto, la stima delle ricadute occupazionali dirette e indirette, ovvero gli effetti generati dai salari dei dipendenti diretti del settore, in termini di consumi e di contributi fiscali. I risultati dell’analisi svolta per l’anno 2013 registrano ricadute economiche complessive per l’Italia pari a oltre 6 miliardi di euro, di cui oltre 4 miliardi di euro sono valore aggiunto diretto. Gli occupati totali nel settore per l’anno 2013 ammontano a oltre 63 mila, di cui circa 50 mila legati all’occupazione diretta. Ricadute delle rinnovabili in Italia nel 2013 Nel 2013 il contributo fiscale delle energie rinnovabili è stato di 1,2 miliardi di euro, il 20% delle ricadute complessive. Inoltre è stata evitata l’immissione in atmosfera di 38 milioni di tonnellate di CO2, pari a 169 milioni di euro risparmiati. I settori trainanti sono stati fotovoltaico (circa 1,8 miliardi di euro, il 31% del totale), eolico on shore e bioenergie. Confronto tra i due scenari Nello scenario [r]evolution si stima al 2030 un valore aggiunto complessivo pari a 174,7 miliardi di euro, circa 40 miliardi in più rispetto ai 135,9 valutati nello scenario di riferimento. Tale differenza equivale a circa 2,7 miliardi di euro all’anno in più. L’eolico, sia on-shore che off-shore, è la tecnologia che fornisce il contributo maggiore, con ricadute economiche complessive stimate tra 35 e 46 miliardi di euro al 2030. Segue il fotovoltaico, con un valore pari a 34-40 miliardi, a seconda dello scenario. Anche da un punto di vista occupazionale lo scenario [r]evolution crea, al 2030, oltre 27mila posti di lavoro in più; in particolare arrivano a oltre 102.000 gli addetti nello scenario [r]evolution, di cui oltre 76 mila legati all’occupazione diretta. Il gettito per l’erario italiano, stimato al 2030, ammonta a circa 28 miliardi nello scenario reference ed a 36 miliardi in quello [r]evolution. Gli effetti delle rinnovabili al 2030 In termini percentuali si può dire che lo scenario “[r]evolution” crei circa il 30% di indotto economico in più rispetto allo scenario di riferimento, mentre in termini occupazionali vengono creati, grazie a un maggiore sviluppo previsto per le energie rinnovabili, il 36% di posti di lavori in più per l’anno 2030. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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