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Indice degli argomenti Toggle Perché i materiali sostenibili possono fare la differenzaChe cos’è la carbon footprint e come si calcolaI processi che impattano sull’impronta ambientale di un prodottoCome ridurre la carbon footprint La sostenibilità è una prerogativa per il settore edile e per l’architettura contemporanea, proprio per l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dell’intero comparto. Anche a livello normativo l’Europa è sempre più stringente quando si parla di ambiente e di efficienza energetica, con effetti a cascata su diversi ambiti di attività, edilizia inclusa, visto che è uno dei settori con maggior impatto ambientale ed è responsabile di più del 35% delle emissioni globali di CO2. A pesare sono sia la fase costruttiva, che operativa degli edifici, che si presentano come sistemi complessi, da valutare assolutamente in ottica di ciclo di vita. Non è un caso che negli ultimi anni il mercato si stia sempre più indirizzando verso la produzione di materiali sostenibili e a basso impatto ambientale. In questo contesto, infatti, uno dei concetti principali per valutare l’impatto ambientale delle costruzioni è quello della carbon footprint, ossia dell’impronta di carbonio, che rappresenta la quantità totale di gas serra emessi, direttamente o indirettamente, durante l’intero ciclo di vita di un prodotto o servizio. Fin dalla fase progettuale, sarebbe opportuno prendere in considerazione materiali a basso impatto, riducendo di conseguenza anche l’impatto complessivo dell’intero edificio. Perché i materiali sostenibili possono fare la differenza Come anticipato, ogni edificio può essere considerato come un sistema, composto da differenti elementi tra loro connessi e in relazione. L’impatto ambientale dell’edificio complessivo, quindi, dipende da ognuna delle sue parti. È evidente, di conseguenza, che scegliere i giusti materiali edili può fare realmente la differenza. Ogni materiale comporta il prelievo di risorse naturali, emissioni di CO2 per il trasporto, energia per la produzione. Senza contare che, in futuro, diventerà un rifiuto e dovrà essere smaltito. Scegliere materiali sostenibili, pertanto, permette di aumentare le prestazioni globali dell’immobile in modo tangibile. Non si parla di un miglioramento astratto o ipotetico, ma di un effetto precisamente quantificabile, grazie a strumenti quali la carbon footprint. Che cos’è la carbon footprint e come si calcola La carbon footprint, come detto nel primo paragrafo, è un parametro utilizzato per calcolare in modo analitico gli impatti ambientali di un prodotto o un materiale, utilizzando come unità di misura l’anidride carbonica emessa durante il suo intero ciclo di vita. Si parla anche di “impronta ambientale”, in quanto racconta proprio l’entità degli effetti sul mondo naturale, considerando la produzione, l’utilizzo e lo smaltimento dell’oggetto della misurazione. La carbon footprint non è calcolabile solo per un prodotto, ma può essere utilizzata anche per misurare l’impatto ambientale di un intero edificio o, ad esempio, di un’azienda. Il calcolo della carbon footprint si basa sul concetto di conversione in CO2 equivalente di tutti i gas a effetto serra generati durante la filiera. Si parte, come ribadito più volte, dall’estrazione delle materie prime e si arriva allo smaltimento dei rifiuti, secondo l’approccio LCA (Life Cycle Assessment, analisi del ciclo di vita). La procedura è interamente normata, proprio per standardizzare i risultati e le prassi. Il riferimento normativo principale da conoscere è la ISO 14067, “Gas ad effetto serra – Impronta climatica dei prodotti (Carbon footprint dei prodotti) – Requisiti e linee guida per la quantificazione” che definisce proprio i principi, i requisiti e le linee guida per la rendicontazione climatica dei prodotti. I processi che impattano sull’impronta ambientale di un prodotto Focalizzando l’attenzione sul calcolo della carbon footprint di un prodotto, i processi che saranno oggetto di analisi per la quantificazione della CO2 sono: La fase di estrazione delle materie prime, durante la quale i principali impatti ambientali riguardano l’energia per l’estrazione dei materiali (come ad esempio pietra, sabbia, taglio del legno) e le emissioni provocate da eventuali mezzi; La produzione dei prodotti, ossia tutti i processi industriali necessari per trasformare le materie prime estratte in veri e propri prodotti per l’edilizia. Ne sono un esempio la produzione del calcestruzzo, la fusione dell’acciaio o la lavorazione del legno per ottenere travi e pannelli. Alcuni di questi processi, inoltre, prevedono anche l’utilizzo di sostanze chimiche. Impattano, quindi, l’energia consumata e le emissioni dirette dovute a impianti e attrezzature; Il trasporto, sia della materia prima, che del prodotto finito. L’impatto di questa fase varia molto a seconda della località in cui si estraggono e poi lavorano le materie prime, rispetto a dove vengono poi utilizzati i prodotti finiti. L’altra variante significativa è, ovviamente, la tipologia di mezzi utilizzati e del carburante richiesto. L’assemblaggio e la costruzione in cantiere, poiché anche la messa in opera dei materiali sul sito edilizio richiede energia, con ulteriori emissioni associate. Per concludere, la fine vita del prodotto, prendendo in considerazione anche la fase di demolizione o dismissione dell’edificio, che comporta la produzione di molti rifiuti. Materiali come l’acciaio o l’alluminio, che possono essere riciclati infinite volte, offrono vantaggi in termini di riduzione della carbon footprint rispetto a materiali più difficili da riutilizzare. Come ridurre la carbon footprint Alla luce di quanto visto, è semplice teorizzare le soluzioni che permettono di ridurre la carbon footprint dei prodotti edili e, quindi, dell’edificio. Un po’ più complesso, invece, mettere sempre in atto le strategie di seguito proposte, in quanto subentrano la complessità del cantiere e fattori quali i costi e il budget a disposizione della committenza. In ogni caso, l’approccio dovrebbe tendere quanto più possibile a mettere in atto tutte le soluzioni disponibili per ridurre l’impatto ambientale complessivo, prediligendo materiali che, nelle differenti fasi di vita, sono a basso impatto ambientale. Ciò significa: Preferire materie prime locali e prodotti realizzati da aziende vicine all’area di realizzazione dell’edificio, riducendo al massimo il trasporto; Valutare sempre se, i prodotti selezionati, derivano da riuso e riciclo, così come è importante che, a seguito dello smaltimento dell’edificio, possano essere riciclati o riutilizzati, favorendo l’economia circolare; Prediligere materiali e prodotti che sono frutto di processi a basso consumo energetico o realizzati da aziende che hanno attuato chiari percorsi di aumento della propria sostenibilità; Scegliere materiali il più possibile naturali ed ecocompatibili, anche per una questione di sicurezza e salubrità dell’aria interna agli edifici una volta in funzione. In conclusione, va detto che per quanto ridurre la carbon footprint dei materiali e degli edifici sia complesso, è fattibile. L’attenzione crescente al tema, infatti, ha portato ad un aumento del grado di innovazione del settore, con pratiche di progettazione e realizzazione dei prodotti edili sempre più sostenibili. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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