Eolico offshore in Europa: piani ambiziosi, ma obiettivi a rischio

Il recente vertice del Mare del Nord ha evidenziato gli obiettivi ambiziosi di sviluppo dell’eolico offshore. Ma sono fattibili? Un esperto segnala i rischi e le iniziative necessarie per evitarli

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Eolico offshore in Europa: piani ambiziosi, ma obiettivi a rischio

A che punto è l’eolico offshore in Europa e in Italia? Gli obiettivi sono ambiziosi, a giudicare da quanto accaduto in questi giorni a Ostenda, in Belgio, dove si è tenuto il secondo vertice del Mare del Nord, il tema sembra essere al centro dell’attenzione dell’UE.

I Paesi del Mare del Nord riuniti all’evento intendono realizzare 120 GW di eolico offshore entro il 2030 e 300 GW entro il 2050. «Ciò rappresenta un importante aumento», ha fatto notare Simone Tagliapietra, Senior fellow del think tank Bruegel, Professore Ordinario di Politica Energetica, Climatica e Ambientale presso l’Università Cattolica di Milano e presso la Johns Hopkins University.
Lo stesso docente ha fatto notare che l’UE dispone oggi di 200 GW di capacità eolica installata. Tuttavia in questi 200 GW sono contenuti solo 15 GW di capacità eolica offshore installata. «Il lancio delle turbine eoliche nel Mare del Nord sarà solo una parte della sfida se si vuole raggiungere l’obiettivo».

Eolico offshore in Europa: la situazione

C’è una grande necessità di aumentare la disponibilità di eolico offshore in Europa. Come segnala Wind Europe nel suo ultimo report, nel 2022 le nuove installazioni eoliche sono state pari a 19,1 GW: di queste 16,7 GW sono onshore e solo 2,5 GW quelle offshore. Nonostante il difficile contesto economico e le difficoltà della catena di fornitura, secondo l’associazione che comprende molti attori del settore eolico, il 2022 è stato un anno record per le installazioni in Europa con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente.

Eolico offshore in Europa: la situazione

Tuttavia, riporta ancora:

“le installazioni sono state inferiori del 12% al nostro scenario di aspettative realistiche dal 2021 ed erano ben al di sotto dei tassi richiesti per raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali dell’Europa.”

La stessa Wind Europe prevede che l’Europa installerà 129 GW di nuovi parchi eolici nel periodo 2023-2027 e l’UE-27 ne installerà 98 GW. Tre quarti delle nuove aggiunte di capacità nel quinquennio considerato saranno onshore. Inoltre, stima che l’UE costruirà in media 20 GW di nuovi parchi eolici all’anno nel periodo 2023-2027. “L’UE dovrebbe costruire in media oltre 30 GW all’anno di nuova energia eolica per raggiungere i suoi obiettivi per il 2030”.

Come riuscire nell’impresa? La presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen, presente anch’essa a Ostenda, ha affermato che nel 2022 è stato raddoppiato l’impiego aggiuntivo di energia rinnovabile. Per la prima volta, «abbiamo generato più elettricità dal vento e dal sole rispetto al gas. Le energie rinnovabili sono fondamentali per noi per raggiungere i nostri obiettivi nel 2050. Si tratta solo di accelerare».

Secondo Kadri Simson, commissaria europea per l’energia intervenuta all’evento, il Mare del Nord «è destinato a diventare la centrale elettrica verde dell’Europa, aprendo la strada all’impiego di energie rinnovabili offshore per decarbonizzare le nostre economie e aumentare la nostra sicurezza energetica».

Nell’occasione ha voluto sottolineare che il nuovo quadro RED va nella direzione di fornire gli strumenti necessari «per il massiccio ridimensionamento e l’accelerazione delle rinnovabili offshore». Inoltre, la riforma dell’assetto del mercato elettrico include diversi elementi rilevanti per i progetti offshore, come i PPA, i contratti per differenza (CfD) e i Transmission Access Guarantee (indennizzi corrisposti dal TSO ai generatori offshore qualora questi ultimi subiscano riduzioni di capacità trasmissiva a seguito di declassamenti operativi).

Il vertice del Mare del Nord: obiettivi eolici ambiziosi…

Il secondo vertice del Mare del Nord, svoltosi a Ostenda, ha riunito i Paesi fondatori (Belgio, Danimarca, Germania e Paesi Bassi) a Francia, Regno Unito, Irlanda, Norvegia e Lussemburgo.

È stata definita “la più grande coalizione di sempre sull’energia nel Mare del Nord” e l’ambizione di questo vertice è alta: espandere ulteriormente l’ambizione collettiva di sfruttare tutto il potenziale energetico e industriale del Mare del Nord e renderlo la più grande potenza d’Europa entro il 2050. Già nella prima edizione i quattro Paesi fondatori avevano stilato una dichiarazione che formalizzava l’ambizione di quadruplicare la loro capacità combinata di generazione di energia offshore a 150 GW entro il 2050, pari al consumo annuo di elettricità di 150 milioni di famiglie europee. Con l’entrata degli altri cinque Paesi, gli obiettivi sono ancora più ambiziosi: 120 GW di eolico offshore entro il 2030 e 300 GW entro il 2050.

Secondo Tagliapietra, il lancio delle turbine eoliche nel Mare del Nord «sarà solo una parte della sfida se si vuole raggiungere l’obiettivo. Parallelamente, nella regione dovrà essere costruita una rete elettrica integrata, sulla base del presupposto che più i Paesi saranno interconnessi, più sarà facile gestire in modo efficiente i crescenti volumi di energia eolica variabile».

A questo proposito, l’annuncio da parte dei ministri dell’energia olandese e britannico di piani per un collegamento elettrico unico nel suo genere – denominato “Lion link” – per collegare l’eolico offshore tra i Paesi Bassi e il Regno Unito rappresenta un passo nella giusta direzione.

…ma rischiano di restare sulla carta

«I governi hanno grandi progetti per il Mare del Nord, il che è molto positivo perché per raggiungere lo zero netto entro il 2050 l’Europa deve sfruttare il suo grande potenziale eolico offshore», ha sottolineato l’esperto e docente universitario. «Ma per raggiungere l’obiettivo centrale di stimolare gli investimenti privati, gli obiettivi devono essere credibili. Questo potrebbe essere problematico». Ha fatto notare che nel 2022 nessun singolo parco eolico offshore su larga scala ha ottenuto una decisione definitiva di investimento in Europa. «Gli investimenti eolici in Europa rimangono ben al di sotto di quanto dovrebbero essere necessario perché il continente raggiunga i propri obiettivi in materia di energia e clima e specificamente le ambizioni per la regione del Mare del Nord».

L’iniziativa del Mare del Nord – sottolinea ancora il docente e senior fellow di Bruegel – evidenzia che se non verranno attuate politiche volte a facilitare lo sviluppo di progetti di energia rinnovabile su larga scala, alla fine gli obiettivi potrebbero rimanere sulla carta. Per assicurarsi che ciò non accada, è necessaria un’azione nazionale più forte per eliminare i colli di bottiglia autorizzativi.

A livello UE:

“è necessaria un’azione più incisiva per fornire un quadro normativo più favorevole per gli investimenti verdi e i regimi di sostegno finanziario necessari per promuovere gli sviluppi infrastrutturali, in particolare quando sono transfrontalieri e di interesse europeo. Infine, ci deve essere un’azione più forte sul lato manifatturiero, con una politica industriale verde più incisiva a livello UE per stimolare la produzione di tecnologie pulite nel continente”.

 

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