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Eolico offshore e onshore in Italia: le novità attese dall’energia del vento

Mentre sta muovendo i primi passi, a livello di filiera industriale, il comparto dell’eolico offshore, l’onshore in Italia guarda al 2025 in attesa delle decisioni delle regioni in materia di aree idonee. Nel mezzo c’è il lavoro della ricerca verso nuove soluzioni e la volontà di chi mette al centro l’eolico per creare una comunità energetica.

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Eolico offshore e onshore in Italia: le novità attese dall’energia del vento

L’eolico offshore e onshore in Italia vive un periodo dinamico.  Per quanto riguarda l’eolico offshore, in alcuni porti italiani si sta profilando la nascita di hub per produrre gli impianti eolici flottanti per i futuri parchi che sorgeranno nel Mediterraneo. L’onshore, invece, è in attesa delle decisioni delle Regioni, sotto forma di norme, proposte o linee di indirizzo per definire le aree idonee che influenzeranno lo sviluppo del settore.

Entrambi i comparti guardano al 2025 come a un anno d’importanza strategica. Da una parte l’offshore è atteso allo sviluppo dei parchi eolici galleggianti, creando le condizioni perché l’Italia possa giocare un ruolo di rilievo quale Paese produttore. «Si assiste a uno scenario effervescente, in cui si contano quasi 90 progetti dedicati all’eolico offshore in Italia. Non tutti potranno essere realizzati, attesi a una selezione che terrà conto di molti aspetti. Intanto possiamo segnalare tre progetti già approvati con Decreto MASE: a Rimini, a Ravenna (entrambi con monopali fissi), e a Marsala. Quest’ultimo sarà il primo parco eolico galleggiante offshore di dimensione commerciale nel Mediterraneo», ha ricordato Fulvio Mamone Capria, presidente di AERO, al convegno “Eolico: il vento soffia forte e arriva al mare”, organizzato da Prospecta Formazione e Infoweb in collaborazione con KEY (The Energy Transition Expo, Rimini 5-7 marzo 2025).

I relatori del convegno Eolico: il vento soffia forte e arriva al mare”, organizzato da Prospecta Formazione e Infoweb in collaborazione con KEY

Lo sviluppo dell’eolico offshore potrà contare – finalmente – sui Piani nazionali di gestione dello spazio marittimo, approvati a ottobre dopo ben tre anni di ritardo, di fondamentale importanza per pianificare progetti e investimenti nell’eolico in acqua.

Eolico offshore, tra annunci e piani industriali

Per l’eolico offshore si attende l’individuazione «di almeno due porti nel Mezzogiorno che rientrano nelle autorità di sistema portuale o aree portuali limitrofe a quelle in cui sia in corso l’eliminazione graduale dell’uso del carbone», ha rilevato ancora Mamone Capria, segnalando che – seppure a livello ufficioso – ci sarebbero i porti di Augusta, in Sicilia, e di Taranto con Brindisi, in Puglia.

Fulvio Mamone Capria, presidente di AERO, al convegno “Eolico: il vento soffia forte e arriva al mare”, organizzato da Prospecta Formazione e Infoweb

Sul porto siciliano, il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha rivelato la scelta del porto di Augusta come base strategica prioritaria per l’energia prodotta da impianti eolici marini galleggianti. «La Sicilia ha vinto. Augusta riceverà significativi investimenti statali e regionali per conseguire un obiettivo di ammodernamento che è nazionale ed europeo».

In ogni caso, allo sviluppo dell’eolico offshore contribuirà il Decreto FER 2, che intende incentivare le rinnovabili meno competitive, con 3,8 GW di potenza (su 4,6 GW totali) entro il 31 dicembre 2028.

Oltre ai ritorni economici, sono i riflessi benefici dal punto di vista occupazionale a rendere l’eolico marino di interesse strategico. Lo stesso presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore ha ricordato le stime Ambrosetti: con 20 GW di progetti realizzati si potrebbero generare 27mila posti di lavoro da qui al 2050.

Nel 2025 ci saranno passi importanti per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia: «attendiamo i due decreti MASE che individua i primi due (o più) porti. L’anno prossimo, le Autorità di Sistema portuale dovranno bandire le gare per rafforzare le banchine. Quest’operazione va chiusa in due anni e mezzo al massimo per non precludere lo sviluppo dell’hub». Se tutto andrà come previsto e auspicato, nel 2027-2028 si inizieranno a costruire i primi impianti così da riuscire a centrare l’obiettivo fissato dal PNIEC di 2,1 GW dall’eolico offshore al 2030. «L’altro decreto è legato alle aste di regolamentazione degli incentivi del GSE», ha concluso Mamone Capria.

A proposito di Augusta, Franco D’Alpa, dirigente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, ha illustrato le caratteristiche dell’area portuale dove dovrebbe sorgere l’hub di produzione e assemblaggio dei floater e l’integrazione degli elementi infrastrutturali offshore. Con una superficie di 257mila metri quadri, l’area portuale di Augusta conta su una rada di 22,8 milioni di mq di specchio acqueo protetto da una diga foranea dove testare le infrastrutture eoliche prima di essere portate alla loro destinazione finale. Il progetto prevede l’installazione di una gru ad anello (ring crane), infrastruttura innovativa che consentirà di trasportare le fondamenta in maniera più agile.

Franco D’Alpa ha presentato al convegno di Prospecta Formazione sull'eolico i progetti per il porto di Augusta

La realizzazione dell’hub, che richiederà un finanziamento di quasi 50 milioni di euro, potrebbe essere compiuta in 24-27 mesi. I riflessi occupazionali saranno sensibili, ma nel complesso sarà un importante volano di sviluppo «equiparabile alla cantieristica navale di grandi navi da crociera. Lo sviluppo coinvolgerà vari settori industriali, dalla siderurgia alla meccanica, fino alle forniture e alla logistica».

Eolico onshore: le prospettive aperte e il modello virtuoso della CER umbra

L’eolico offshore e onshore in Italia potrebbero stimolare opportunità significative, ma contribuirebbero a rendere più energeticamente indipendente il nostro Paese. Lo ha evidenziato Davide Astiaso Garcia, segretario generale ANEV, sempre nel corso del convegno. Le fonti rinnovabili, fra cui l’eolico, permettono di accrescere l’indipendenza energetica che, per l’Italia, si mantiene ancora su livelli troppo elevati. Il calo ottenuto negli ultimi 30 anni dall’83% al 77% è stato ottenuto con le rinnovabili».  L’eolico, in Italia, nel 2023, ha rappresentato il 9% della generazione elettrica, ma nell’UE ha l’incidenza è stata invece pari al 19%.

«Nonostante l’Italia sia un paese piccolo e popoloso e sebbene le installazioni interessino quasi esclusivamente il Mezzogiorno, esiste un robusto potenziale di accoglimento dell’eolico sui territori, se si fa il confronto con gli altri paesi europei», ha illustrato Astiaso Garcia. I riflessi occupazionali dell’eolico sarebbero di grande portata potenziale: ANEV stima al 2030, in caso di realizzazione dei 28.100 MW previsti, 73mila posti di lavoro complessivi, tra occupati diretti e due terzi di occupati dell’indotto dell’energia del vento.

Certo, occorrerà vedere cosa accadrà nel 2025: «ci aspettiamo uno sviluppo, alcuni provvedimenti hanno sbloccato in parte gli iter autorizzativi. Resta, però, la sfida comportata dall’emanazione dei decreti regionali sulle aree idonee. Sarà un anno decisivo, quindi, per definire anche quanto avverrà negli anni a venire, fino al 2030».

Attorno all’eolico onshore si possono creare benefici non solo economici: l’esempio dell’impianto collettivo “Il Castiglione” della cooperativa ènostra in Umbria, divenuto comunità energetica rinnovabile racconta i benefici sociali generati da una realtà di questo genere.

Sara Capuzzo ha presentato al convegno di Prospecta Formazione sull'eolico l'impianto collettivo “Il Castiglione” diventato CER

Un’iniziativa nata dalla condivisione del progetto e dall’avvio della collaborazione con una Cooperativa sociale locale per decorare la turbina eolica. «Se si riesce a condividere, sin dalle fasi progettuali, e a far comprendere che il modello riesce a generare vantaggi a tutti i soggetti partecipanti, la relazione che si crea è positiva. Così la transizione energetica viene percepita non come un costo, ma come un investimento e un’opportunità», ha spiegato la presidente di ènostra, Sara Capuzzo.

Energia eolica e ricerca: le potenzialità dell’Airborne Wind Energy

Oltre all’eolico offshore e onshore in Italia, c’è anche la ricerca che studia le applicazioni dell’eolico d’alta quota, conosciuta a livello internazionale come Airborne Wind Energy (energia eolica aviotrasportata).

Si tratta di una soluzione tecnologica relativamente recente, dato che lo sviluppo tecnico-scientifico e sperimentale si attesta ai primi anni Duemila e «su cui c’è molta attività di ricerca e sviluppo», ha spiegato Lorenzo Fagiano, docente del Politecnico di Milano (tra gli atenei attivi a livello internazionale) ed esperto del settore, attualmente il panorama mondiale dell’eolico d’alta quota vede attive 22 aziende, 35 Università e sei enti di ricerca governativi, focalizzati sulle due principali tecnologie “Pumping”, ad ala flessibile, e “Flygen” ad ala rigida.

Eolico d'alta quota

L’anno in corso, ha visto un primo, tangibile, passo in avanti costituito dalla prima curva di potenza certificata. Inoltre, va segnalato l’inserimento dell’Airborne Wind Energy tra le tecnologie energetiche incentivabili nella legge sulle energie rinnovabili approvata in Germania. Come ha prospettato Fagiano, occorrerà attendere una decina d’anni prima di arrivare a un sistema a scala maggiore di 100 kW, ma le potenzialità applicative di questa soluzione possono essere anche complementari a quelle dell’eolico offshore. Al 2050, si prevede una potenza installata cumulativa di AWE di 177 GW.

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