Eolico offshore galleggiante: cosa serve per rilanciare l’energia del vento

In Italia l’eolico offshore galleggiante ha un potenziale superiore ai 200 GW, ma serve intervenire su varie questioni per svilupparlo. Una community mette in luce limiti e opportunità

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Eolico offshore galleggiante: cosa serve per rilanciare l’energia del vento

Le potenzialità dell’eolico offshore galleggiante in Italia ci sono, ma occorre muoversi perché il tempo scorre e il nostro Paese è assai indietro rispetto a diversi Paesi, non solo con l’energia del vento, ma anche in generale considerando le varie fonti rinnovabili.

Ecco allora che occorre “fare squadra”, creando opportune sinergie a livello industriale e istituzionale: c’è chi ha pensato a mettere le basi perché si possa promuovere l’eolico offshore flottante. A questo proposito va segnalata la Floating Offshore Wind Community di The European House – Ambrosetti, un’iniziativa avviata la scorsa primavera in collaborazione con Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Il suo obiettivo è evidenziare il contributo dell’eolico marino galleggiante nel processo di decarbonizzazione in Italia e le ricadute della tecnologia sull’economia del Paese e le filiere locali. I benefici potenziali ci sono, ma le difficoltà non mancano, hanno messo in luce i vari attori dell’iniziativa in occasione della presentazione al pubblico nel corso del Forum di Cernobbio.

Una community per promuovere l’eolico offshore galleggiante

La community dell’eolico offshore galleggiante si avvale di alcuni attori primari del settore e ha visto coinvolti, fin dall’inizio, 33 rappresentanti istituzionali, pubblici e privati che spaziano dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica a Irena, dalle Regioni Sardegna, Puglia e Sicilia (quelle maggiormente interessate dai progetti sul floating offshore wind) a Enea, contando anche Eni, Terna, Intesa San Paolo e tanti altri.

L’interesse comune è aumentare la quota di energia da fonti rinnovabili, che nel 2022 «ha fatto un balzo in avanti», ha rilevato Alessandro Viviani, senior consultant del think tank italiano, organizzatore del Forum politico-economico. La capacità installata di fonti rinnovabili è passata da una media di 1,1, GW a 3,1 GW, segnando così un +185% rispetto al 2015-2021. È un incremento in buona parte dovuto al fotovoltaico, specie quello residenziale, ma «stiamo crescendo molto meno di tanti altri Paesi sia per quanto riguarda la componente del fotovoltaico, sia per quanto riguarda quella dell’eolico». Il nostro Paese, sempre in termini di FER, ha obiettivi di circa 130/140 GW di installato al 2030 e, a seconda che si guardi alla nuova versione del PNIEC o alla bozza del “decreto Aree Idonee”, mancheremmo l’obiettivo di 50-60 GW.

Una community per promuovere l’eolico offshore galleggiante

Il solo eolico, onshore e offshore, deve quadruplicare il suo installato. C’è poi la necessità di guardare più avanti, ovvero al 2050 e agli obiettivi net zero, ossia di decarbonizzazione e di una necessaria elettrificazione dei consumi. La produzione di energia elettrica è prevista più che raddoppiare rispetto a quella attuale 600-700 TWh, contro 276 nel 2022.

Entro il 2050 la quota di rinnovabili coprirà tra il 95% e il 100% della produzione di elettricità.

Anche in questo caso l’energia eolica sarà fondamentale: rappresenterà il 23% dell’elettricità totale generata (rispetto al 7% del 2022), con il 10% proveniente dall’offshore.

I vantaggi dell’eolico offshore galleggiante

Perché l’eolico offshore galleggiante può essere una tecnologia vantaggiosa per l’Italia? Per vari motivi. Il primo è che si adatta bene a fondali marini più bassi. «Se pensiamo alle caratteristiche del Mediterraneo, abbiamo bisogno di tecnologie che ci consentano di andare più al largo. Le tecnologie dell’elico offshore galleggiante aiutano perché consentono di andare a porre gli impianti là dove c’è maggiore potenziale energetico», minimizzando l’impatto ambientale e paesaggistico «e consente di sfruttare le grandi potenzialità all’interno delle diverse aree del Mar Mediterraneo», ha specificato ancora Viviani.

Le potenzialità per uno sviluppo importante della tecnologia floating offshore wind ci sono, sulla carta. Secondo studi condotti dal Politecnico di Torino, svolti in collaborazione con la stessa The European House – Ambrosetti, in Italia l’eolico offshore ha un potenziale di 207,3 GW, pari a 3,4 volte la capacità installata di fonti energetiche rinnovabili nel 2022.

Anche secondo il Global Wind Energy Council, l’Italia ha grandi potenzialità nel settore: per il GWEC il nostro Paese è il terzo mercato per potenziale di eolico galleggiante nel mondo.

Il fermento che si registra nel settore è innegabile: dall’analisi dello stesso think tank italiano, le richieste di connessione alla rete eolica offshore in Italia sono aumentate di 19 volte tra il 2020 e il 2023, raggiungendo i 100 GW.

Opportunità e potenzialità dell’Italia da sfruttare

L’eolico offshore galleggiante ha un minore impatto dal punto di vista territoriale e può creare opportunità economiche e occupazionali importanti. «È una tecnologia che porta con sé una capacità di leadership industriale. Abbiamo individuato tre elementi: quello delle piattaforme galleggianti, che porta con sé anche grandi quantità di acciaio che devono essere gestite quindi anche in qualche modo una capacità per l’Italia di far leva su una propria filiera di produzione e di trasformazione dell’acciaio», creando opportunità anche in termini di sinergie industriali. Va ricordato che l’Italia è seconda in UE per produzione di acciaio, materiale potenzialmente dominante per le piattaforme eoliche offshore galleggianti, e prima per valore della produzione di strutture in ferro e acciaio in Europa.

Non va dimenticato, come ha sottolineato Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri, che sarà ingente la richiesta di acciaio: ne servirà talmente tanto «che sarà necessaria una nuova Fincantieri», ha affermato, prevedendo che entro il 2027 saranno ordinate quasi 150 nuove navi di supporto agli impianti eolici in mare aperto.

Proprio sulle piattaforme galleggianti il Belpaese è primo in Europa per valore della produzione, ambito che si registra in forte crescita (+418% dal 2016 al 2021). Certo, è un mercato di nicchia, ma con la potenziale espansione dell’eolico offshore galleggiante potrebbe aumentare in maniera considerevole.

C’è poi il tema della cantieristica, in cui l’Italia esprime posizioni di vertice sensibili, e quello legato alle infrastrutture portuali, fondamentale per organizzare una gestione logistica adeguata. Anche in questo caso il nostro Paese può evidenziare potenzialità importanti, contando sul fatto che il sistema portuale nazionale conta 58 porti principali.

L’Italia, ha messo in luce ancora Viviani, vanta competenze importanti in molti settori, dai prodotti in metallo alla meccanica avanzata fino alle apparecchiature elettriche: tutti i settori collegati potranno vedere nell’eolico offshore galleggiante un mercato in cui espandere i propri valori e opportunità di mercato.

Limiti e questioni aperte

Annunciate le potenzialità, sono da mettere in luce limiti e questioni aperte che l’Italia deve cercare di affrontare e superare perché possa esprimere un ruolo da protagonista in questo comparto energetico. Innanzitutto gli obiettivi: sull’eolico offshore galleggiante sono poco ambiziosi rispetto ai Paesi europei. L’Italia – ha ricordato ancora The European House Ambrosetti – ha la più grande area di acque territoriali dell’UE a 27, ma l’obiettivo dell’eolico offshore è il più basso rispetto agli altri Paesi: il nostro Paese si è posto solo 2,1 GW contro i 50 del Regno Unito, ma anche i 30 della Germania, i 7 GW dell’Irlanda e i 4,4 della Francia.

C’è poi la questione della pianificazione strategica dello spazio marittimo, necessaria per conciliare i diversi usi del mare. In Italia manca:

“coerentemente con l’obiettivo di 20 GW al 2050, essa deve identificare, soprattutto nei mari di Sicilia, Sardegna e Puglia, aree che per numero e dimensioni permettano questi sviluppi”.

Altro limite nazionale è legato ai tempi autorizzativi: i parchi eolici offshore richiedono tempi di sviluppo più lunghi, includendo le attività organizzative legate alla filiera e al sito costruttivo. C’è poi un problema di costi: “la diffusione dell’eolico offshore galleggiante è attualmente ostacolata dai costi CAPEX e OPEX, per cui è necessario un sistema di incentivi economici”, segnala il think tank.

Infine, la futura diffusione dell’eolico offshore galleggiante dipenderà dalla capacità della rete elettrica di trasportare elettricità da Sud a Nord.

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