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Indice degli argomenti: Garantire una vita sana e promuovere il benessere nelle case: gli interventi possibili Benessere e comfort: cosa è possibile fare nelle scuole e negli uffici Per garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età, come ricorda il terzo dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è possibile partire dalla cura del benessere indoor, in particolare degli ambienti confinati come le nostre abitazioni, ma anche gli uffici e le scuole. Come ricorda il nono punto del Goal 3, entro il 2030, occorre ridurre in maniera sostanziale il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da inquinamento e contaminazione di aria, acqua e suolo. La qualità dell’aria indoor ha impatti significativi sulla salute. L’inquinamento dell’aria presente all’interno degli ambienti chiusi è tra i fattori di rischio, seppure meno influenti, associati allo sviluppo della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). Secondo il rapporto FIRS Global Impact of Respiratory Disease si stima che circa 200 milioni di persone ne siano affette a livello mondiale. Inoltre, un cattivo stato della qualità dell’aria indoor peggiora ulteriori patologie. Una tra tutte l’asma, che è una delle malattie non trasmissibili più comuni a livello globale: colpisce 262 milioni di persone. Le malattie legate agli edifici comprendono, oltre all’asma, polmonite da ipersensibilità, febbre da inalazione, rinosinusite e infezioni, ricorda CDC – Centers for disease control and prevention. Per non parlare della sindrome da edificio malato. Il Ministero della Salute dedica alle malattie associate agli edifici (building related illness) uno spazio apposito in cui spiega come tali patologie hanno effetti a carico non solo dell’apparato respiratorio, ma anche di quello cardiovascolare, con effetti estesi al sistema nervoso e immunologico. Le soluzioni per ridurre questa situazione passano da ambienti più salubri, domestici e non. Garantire una vita sana e promuovere il benessere nelle case: gli interventi possibili Cosa fare per contare su edifici salubri e con una qualità dell’aria indoor ottimale? Innanzitutto migliorare il loro stato attraverso interventi mirati di ristrutturazione. Ancora oggi buona parte degli edifici residenziali italiani è in classe energetica F o G. Ma non è solo una questione di prestazioni energetiche scarse: il patrimonio edilizio italiano per il 70% circa è stato costruito più di trent’anni fa. Dove andare a intervenire? A partire dall’involucro all’impiantistica, occorre fare controlli mirati, che possono essere svolti da un tecnico abilitato o da esperti: a questo riguardo in Italia si sta facendo strada la figura del patologo edile, ma anche il biologo dell’edilizia. Essi potranno verificare la presenza di materiali edili o sostanze nocive, come il radon, la formaldeide e i composti organici volatili (VOC), presenti in pitture e rivestimenti. Occorre considerare anche importanti fattori, come il grado di umidità, la temperatura o la possibilità di un’adeguata ventilazione dell’ambiente. Secondo l’Agenzia USA di protezione ambientale (EPA) i due modi più efficaci per migliorare la qualità dell’aria indoor sono la riduzione o la rimozione delle fonti inquinanti e la ventilazione con aria esterna pulita. Il Nation Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) ha studiato 446 edifici con scarsa qualità dell’aria e ha stabilito che il 52% dei problemi era dovuto a una ventilazione inadeguata. A questo proposito è possibile pensare di adottare un sistema di ventilazione meccanica controllata. Benessere e comfort: cosa è possibile fare nelle scuole e negli uffici Oltre che nelle abitazioni, è necessario garantire una vita sana e promuovere il benessere anche a scuola, dove trascorrono buona parte della propria giornata 8,5 milioni di studenti in Italia. Analoghe considerazioni valgono anche per i milioni di lavoratori. Le indicazioni utili per la casa valgono, infatti, anche per gli istituti scolastici e per chi lavora in ufficio. I bambini sono particolarmente sensibili agli effetti deleteri di inquinanti indoor, ma è ormai conclamata la diffusione della cosiddetta sindrome da edificio malato. La sick building syndrome colpisce, invece, molti dipendenti. Come segnala il Ministero della Salute: “secondo alcuni studi condotti su uffici e altri edifici ad uso pubblico in diversi paesi, hanno rivelato una frequenza di disturbi tra gli occupanti compresa tra il 15% e il 50%.” Strumenti specifici per migliorare la qualità dell’aria, verificando le condizioni di quella esistente, possono partire dal seguire le considerazioni di una prassi di Riferimento, la UNI/PdR 122:2022: “Monitoraggio della qualità dell’aria negli edifici scolastici – Strumenti, strategie di campionamento e interpretazione delle misure”. Cosa fare anche in questo caso è ben illustrato dal libro “Healthy Buildings” (edifici sani), pubblicato di recente a cura di Joseph G. Allen, direttore del Programma Healthy Buildings e John D. Macomber, docente senior di amministrazione aziendale, entrambi attivi alla Harvard University. Le loro conclusioni sono sintetizzate nelle “nove basi” di un edificio sano, che passano dalla presenza (o dalla eliminazione) di elementi e/o condizioni quali: ventilazione; qualità dell’aria; salute termica; umidità; polveri e parassiti; sicurezza e protezione; qualità dell’acqua; rumore; illuminazione e vista. Gli stessi autori segnalano che gli effetti positivi offerti da edifici con una buona qualità dell’aria sono evidenti e passano da una migliore condizione di salute a una maggiore produttività. “Il costo per ottenere questo risultato è in media di 40 dollari per persona l’anno. I benefici sono quantificabili in 6-7.000 dollari annui a persona”, evidenziano. Anche la rivista scientifica Lancet mette in luce la necessità di edifici salubri. Lo ha evidenziato in un report della commissione Covid-19 che ha delineato quattro strategie basilari per ridurre il rischio di contrarre il virus negli edifici. Il rapporto raccomanda di: verificare il funzionamento ottimale degli impianti di climatizzazione, ventilazione e riscaldamento; consiglia di massimizzare l’apporto di aria esterna, attraverso un sistema HVAC o di finestre aperte; richiede di aggiornare i filtri dell’aria con un valore minimo di efficienza (MERV) di 13 o superiore; consigliando infine un’integrazione con depuratori d’aria portatili, dove necessario. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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