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Indice degli argomenti Toggle Quali sono state le sue impressioni da testimone diretto di Cop28?Qual è stato, a suo giudizio, l’aspetto più interessante e proattivo di questa di questa Cop 28?Quali sono le azioni per concretizzare quanto approvato alla COP28?Il ruolo di Italian Climate Network per portare le politiche sul clima dalla Cop all'ItaliaL’Italia ospiterà a giugno il prossimo G7. C’è un collegamento tra Cop28 e G7 proprio a livello di politiche sul clima?Come ci si prepara ora per arrivare a far sì che la Cop29 possa portare ancora qualcosa in più di concreto in termini di politiche sul clima, ambiente, energia? La Cop28 è da tempo terminata, ma pare sia passato un secolo anche a proposito di politiche sul clima. Eppure si è svolta solo un paio di mesi fa. Nel clamore delle cronache di quei giorni si sono evidenziati soprattutto i punti critici, senza mettere in evidenza gli aspetti positivi. Uno tra tutti l’impegno a triplicare la capacità installata di energia da fonti rinnovabili al 2030. È un enorme passo avanti che va sottolineato. Ma non c’è stato solo questo e lo sa bene chi ha vissuto la Cop28 direttamente sul posto. Jacopo Bencini, policy advisor per le politiche UE e multilaterali sul clima di Italian Climate Network è stato delegato a Dubai. In occasione di Klimahouse l’abbiamo incontrato e approfondito con lui gli aspetti emersi nei giorni della Cop e gli sviluppi da qui alla prossima COP29 e oltre. Quali sono state le sue impressioni da testimone diretto di Cop28? Era la seconda Cop consecutiva che partiva di fatto senza aspettative chiare da quando sono state scritte le regole dell’accordo di Parigi fino a Glasgow. Di fatto ogni Cop diventa sempre più politica e possono avverarsi i colpi di scena che derivano da negoziati molto spesso “sotto banco”. È stato il caso della Cop28 di Dubai: doveva essere una conferenza della tecnologia e della finanza. Per certi versi lo è stato. Se sulla grande finanza internazionale non abbiamo visto passi avanti, già nel primo giorno dell’appuntamento di Dubai è stato raggiunto un accordo per rendere operativo il Fondo per le perdite e i danni, per i Paesi più fragili. Non solo: nel testo finale è apparso il primo riferimento nella storia delle Cop di transizione dai combustibili fossili, con attenzione alla loro eliminazione graduale a partire già da questo decennio. Quindi, è stata una Cop che, pur partita forse senza grandi aspettative, è terminata oggettivamente con dei risultati. Qual è stato, a suo giudizio, l’aspetto più interessante e proattivo di questa di questa Cop 28? Di sicuro il fatto che la Presidenza degli Emirati Arabi Uniti avesse voglia di portare a casa un risultato importante. Lo abbiamo visto sia sul fondo “Perdite e Danni” sia per la decisione finale che in termini di linguaggio è importantissima. Il perché è chiaro: non solo si parla di combustibili fossili, ma si afferma anche quali sono le energie di transizione per arrivare al 2050 e al 2100. In particolare, in questo elenco comprendiamo da italiani che, per esempio, il gas naturale non è un’energia di transizione, ma rientra fra le fonti da eliminare gradualmente, come tutte le altre fossili. Quindi da questo punto di vista sicuramente c’è stato un passo avanti abbastanza inatteso. Cop28 conclusa, quali sono le azioni che si perseguono oggi per far sì che possa concretizzarsi quanto è stato approvato a Dubai anche in termini di politiche sul clima? Quanto si è svolto alla Cop28 è in realtà il punto finale di un negoziato molto più ampio, complesso, che va avanti per mesi. Di solito a giugno si tengono i negoziati intermedi come nel caso della Climate Change Conference, a Bonn. Seguiamo anche quel negoziato perché nella sede tedesca vengono stabiliti, per esempio, i budget di lavoro dell’Agenzia ONU sul clima e quindi: quanti workshop fare, le riunioni tecniche da organizzare, quante persone far partecipare dai vari Paesi del mondo, quanti tecnici delegati, rappresentanti… Non dimentichiamo inoltre che le Cop sono un importante momento di multilateralismo. In questo senso durante l’anno seguire i lavori del G7, del G20, dei BRICS, fa capire dove andrà la Cop successiva. E noi in questo senso teniamo sempre vivo il dialogo durante l’anno, sia in termini di strutture di analisi che di dialogo vero e proprio con il nostro Ministero e con le altre delegazioni dell’Unione Europea. Italian Climate Network avrà un suo impatto per cercare di portare le tematiche e le politiche sul clima dalla Cop di Dubai all’ltalia. Come si agirà in proposito? Lo scorso anno come network come associazione ci siamo focalizzati sulle compensazioni, potremmo dire le riparazioni a livello internazionale per perdite e danni subiti dai Paesi più fragili. Pensiamo al Pakistan, al Mozambico. Abbiamo realizzato la campagna “Sotto i nostri occhi” che per tutto l’anno ci ha spinti a chiedere al Governo di arrivare a Cop28 con una dichiarazione di un primo contributo sul Fondo “Perdite e Danni” che era stato lanciato nella precedente Conference of the Parties. L’Italia si è presentata a Dubai con un annuncio di un nuovo contributo per 100 milioni di euro al nuovo strumento finanziario. Per noi il 2024 sarà l’anno in cui con il Governo capiremo cosa sono questi fondi, da dove arrivano, su quali progetti saranno indirizzati visto che Cop29 a Baku a novembre sarà la Conferenza della finanza, quindi vorremmo arrivarci preparati, sapendo chiaramente cosa il Governo italiano porterà al tavolo. L’Italia ospiterà a giugno il prossimo G7. C’è un collegamento tra Cop28 e G7 proprio a livello di politiche sul clima? Certamente. Pensiamo alla Cop26 di Glasgow. Due anni fa il testo finale fu fortemente indirizzato dal testo finale del G20 a guida italiana. Questa dinamica vediamo che sta prendendo piede; quindi, è importante seguire sia il G7 che il G20. Il G7 italiano avrà ovviamente un filone di lavoro dedicato al clima. Ci sarà un vertice di livello ministeriale a Venaria Reale (Torino) prima dell’estate. Lo seguiremo con attenzione perché poi da quei documenti, da quei vertici – e ricordiamo sempre anche dei BRICS che in questo momento storico hanno un’importanza ancora più peculiare visto il ruolo della Repubblica popolare Cinese e della Federazione Russa – probabilmente si imposterà il lavoro di Baku. Quindi uno scenario lungo tutto un anno da seguire con grande attenzione, soprattutto sul tema della finanza internazionale. Come ci si prepara ora per arrivare a far sì che la Cop29 possa portare ancora qualcosa in più di concreto in termini di politiche sul clima, ambiente, energia? Come detto, la Conferenza di Baku verterà sulla finanza internazionale per il clima e anche sugli obiettivi da aggiornare che però dovranno arrivare al 2025. Gli obiettivi, però, vengono preparati in anticipo. Quindi quest’anno di sicuro servirà la massima pressione come società civile, mass media, movimenti, sulla parte finanziaria tramite il G7 italiano che affronterà con un summit apposito questi argomenti. Gli aspetti su cui fare attenzione saranno almeno due: in che direzione va la nuova finanza per lo sviluppo; come funzionerà la riforma delle banche multilaterali di sviluppo avanzata dal presidente Macron lo scorso anno (entro il 2030 andranno movimentate migliaia di miliardi per sostenere lo sviluppo a prova di cambiamento climatico – nda). Contemporaneamente, questi nuovi obiettivi sono elaborati. L’Italia, con il suo Piano nazionale Energia e clima, cosa presenterà davvero alla Commissione europea e come andrà a comporre l’obiettivo europeo che dobbiamo tutti modo di presentare entro primavera 2025? Dobbiamo lavorare su questi filoni. Certo, è richiesta una certa dose di studio e preparazione perché sono temi molti tecnici, ma allo stesso tempo molto politici. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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