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Il 21 novembre sarà presentata a Milano, nell’ambito del convegno “La sfida dell’innovazione tecnologica, il riuso e l’economia circolare nelle filiere dell’acqua in Italia”, la 3a edizione Water Management Report, realizzato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Vi proponiamo come sempre in anteprima i principali risultati del Rapporto, invitandovi a partecipare al convegno iscrivendovi alla presentazione del report. Ai presenti sarà consegnata in omaggio una copia della 3a edizione del Water Management Report. A fondo pagina il PDF con l’Executive Summary completo, a firma degli Ing. Francesca Capella e Niccolò Musu. ______________________________________________ Indice degli argomenti: Lo stato del Servizio Idrico in Italia La dimensione degli operatori La risorsa “acqua” nella percezione del comparto industriale italiano Una proposta concreta di azione: i Certificati Blu Il Water Management Report 2019 si propone un obiettivo ambizioso, ossia la proposta concreta di una azione di supporto – i cosiddetti Certificati Blu – al nostro sistema Paese perché le soluzioni per il risparmio, ma anche (e forse ancor prima) per il riuso ed il riutilizzo dell’acqua, riescano ad uscire dal limbo dove la mancanza di attenzione da parte dell’opinione pubblica e ed il ridotto valore economico della risorsa acqua le hanno sino ad ora relegate. Questo è ancora più importante in un momento cruciale per gli attori che compongono il complesso ecosistema dell’acqua nel nostro Paese, poiché siamo contemporaneamente alla vigilia dell’entrata in vigore del nuovo quadriennio tariffario 2020-2023 (Delibera 34/2019/R/idr del 29 gennaio 2019 di avvio del procedimento) e, allo stesso tempo, si sta discutendo in Parlamento la cosiddetta proposta di Legge “Daga” (“Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque”, atto Camera 52 del 23 Marzo 2018) che propone di modificare alle fondamenta la struttura del ciclo idrico integrato. I punti salienti della proposta – che al momento della stesura del Rapporto è in fase di esame in Commissione Ambiente ed è oggetto di 230 proposte emendative – sono riportati nella tabella seguente. Lo stato del Servizio Idrico in Italia Di fronte ad una proposta così radicale di cambiamento, quale quella appena citata della Legge Daga, appare indispensabile comprendere quale sia lo stato del Servizio Idrico integrato, ossia quali caratteristiche abbia oggi la “prestazione” relativa alla gestione della risorsa “acqua”. Ci viene in aiuto, in questo obiettivo, l’introduzione a partire dallo scorso anno di indicatori omogenei di “qualità”, ai quali si è dedicato nel Rapporto un ampio spazio di analisi. La regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato (RQTI), di cui alla deliberazione 917/2017/R/IDR è stata applicata a partire dal 1° gennaio 2018 e si fonda su indicatori ben identificati. La regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato (RQTI), prevede la puntuale individuazione di: specifiche prestazioni all’utente finale, indicate come standard specifici; obblighi per i gestori (valutati, nei diversi contesti, dagli Enti di governo dell’ambito o altri soggetti competenti), declinati in obiettivi di mantenimento e di miglioramento dei valori di determinati standard generali, classificati come macro-indicatori, volti a promuovere, in tempi ravvicinati, i primi miglioramenti nei livelli minimi per l’erogazione dei servizi, tenuto conto delle prestazioni di partenza; meccanismi di incentivazione della qualità tecnica, anche con riferimento alle modalità di accesso a fattori premiali o di applicazione di penalità. Per ciascuno dei macro-indicatori, gli obiettivi annuali sono divisi in due categorie: mantenimento e miglioramento. Gli obiettivi di miglioramento sono ripartiti in classi, con valori differenziati in base alle condizioni di partenza riscontrate. I premi e le penalità sono attribuiti a partire dall’anno 2020. Per il primo biennio di attivazione della nuova disciplina, l’applicazione di penali comporta l’obbligo di accantonamento del corrispondente ammontare, nell’annualità 2020. Nel Rapporto è stata condotta una attenta analisi, relativa allo stato degli indici di qualità della risorsa idrica in Italia, con l’obiettivo di riuscire a mappare la qualità di servizio offerta alla popolazione italiana da parte degli operatori del servizio idrico. A tal fine, sono stati analizzati e rielaborati i dati forniti all’interno della relazione annuale di ARERA relativa al 2019, che hanno permesso di mappare per singolo macro-indicatore la distribuzione della popolazione italiana relativamente alla qualità del servizio offerto (espresso secondo le classi presentate all’interno della delibera) dagli operatori da cui questa è servita. Nella fase iniziale di raccolta dati, si è mappato lo status (il valore) degli indicatori su base geografica, clusterizzando i dati raccolti secondo 4 aree geografiche di afferenza, come indicato anche da ARERA: Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud e isole. Si sono quindi registrati ed analizzati relativi alle performance di ciascun macro-indicatore e indicatore sia a fine 2018 che gli obiettivi previsionali a 2019, successivamente convertiti in valori numerici per poter effettuare delle analisi comparative. In una seconda fase, data l’eterogeneità dei dati disponibili si è poi definita una nuova tabella di valutazione partendo dalle classi (A, B, C, D, E) contenute nella delibera 917/2017/R/idr di ARERA, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, alle quali sono state associate delle classi aggiuntive allo scopo di rendere possibile il confronto tra i diversi indicatori. Questo ha consentito di poter confrontare direttamente tra di loro i valori dei diversi indicatori. Il quadro che esce a livello italiano è riportato nella figura seguente. Stato degli indicatori per la misura della qualità tecnica – Totale Italia (2018) A livello italiano non si evidenziano punti di eccellenza ma alcuni segnali positivi in termini di: perdite idriche lineari espresse come rapporto tra il volume delle perdite idriche totali e la lunghezza complessiva della rete di acquedotto mantenute tra i 15 e i 25 mc/km/gg (indicatore M1a), di tasso dei campioni non conformi [%] compreso tra lo 0,25 e lo 0,5% (indicatore M3b) e relativi allo smaltimento fanghi con valori di sostanza secca (SS) complessivamente smaltita in discarica compresi tra il 15 e il 20% (macro-indicatore M5). Segnali negativi derivano invece dalle performance legate all’interruzione del servizio, con una durata complessiva delle interruzioni superiore alle 15 ore per utente interessato (macro-indicatore M2), all’incidenza di ordinanze di non potabilità [%] (indicatore M3a), e all’adeguatezza del sistema fognario (macro indicatore M4). Come spesso accade, tuttavia, la visione aggregata a livello nazionale “media” delle differenze molto più marcate nelle singole aree geografiche, come ben evidenziato dalla figura che segue. Stato degli indicatori per la misura della qualità tecnica – Geografie a confronto (2018) Analizzando e confrontando i precedenti grafici è possibile fare alcune osservazioni. Il nord Italia risulta aver investito significativamente di più sulla maggior parte dei macro-indicatori quali in primis le perdite idriche (macro-indicatore M1), l’interruzione del servizio e lo smaltimento dei fanghi in discarica. Centro, sud e isole mostrano un profilo caratterizzato da performance mediamente più basse su tutte le categorie ad eccezione del macro-indicatore M4 relativo all’adeguatezza del sistema fognario che riporta punteggi minimi su tutto il territorio italiano. Le principali carenze si concentrano sull’interruzione del servizio, sull’incidenza di ordinanze di non potabilità e sullo smaltimento dei fanghi in discarica. E se invece si guarda alla dimensione degli operatori? Il profilo dei grandi operatori nel 2018, evidenzia un posizionamento decisamente più virtuoso della media per quanto riguarda le perdite idriche percentuali, con un rapporto tra volume delle perdite idriche totali e volume complessivo in ingresso nel sistema di acquedotto inferiore a 35%(indicatore M1b), l’interruzione del servizio, con la garanzia di una durata complessiva delle interruzioni inferiore alle 6 ore per utente interessato (macro-indicatore M2), e lo smaltimento fanghi (macro-indicatore M5) con valori di sostanza secca (SS) complessivamente smaltita in discarica inferiori al 20%. I punti deboli principali risultano invece essere legati alle perdite idriche lineari, performance dovuta principalmente al fatto che i grandi operatori gestiscono mediamente un numero di km di rete significativo rispetto ai piccoli operatori. Da notare, però, anche le prestazioni non positive legate all’incidenza di ordinanze di non potabilità [%] (indicatore M3a) e all’adeguatezza del sistema fognario (macro-indicatore M4). Ancora più interessante analizzare l’evoluzione attesa per l’anno 2019 Il profilo dei grandi operatori previsto per il 2019, mostra segnali positivi e di crescita in particolar modo per quanto riguarda l’interruzione del servizio (macro-indicatore M2) dove si punta a mantenere l’ottima posizione registrata a fine 2018, l’incidenza delle ordinanze di non potabilità [%] (indicatore M3a) e lo smaltimento dei fanghi in discarica (macro-indicatore M5), dove invece l’obiettivo è quello di migliorare e raggiungere la valutazione massima. Leggeri miglioramenti sono visibili per quanto riguarda le perdite idriche lineari (indicatore M1a), le cui perdite passano da oltre i 60 mc/km/gg ad un intervallo compreso tra i 40 ed i 60 mc/km/gg. Non sono invece previsti miglioramenti nel 2019 per quanto riguarda le perdite idriche percentuali (indicatore M1b), il tasso dei campioni non conformi [%] (indicatore M3b), e l’adeguatezza del sistema fognario (macro-indicatore M4). Anche nel caso della qualità dell’acqua depurata (macro-indicatore M6), le performance previste dai grandi operatori nel 2019 rimangono stabili rispetto ai valori registrati nel 2018 e leggermente inferiori rispetto a quelle emerse nelle diverse aree italiane analizzate. Il futuro, visto dagli attori del Servizio Idrico Integrato Come si è visto, quindi, la situazione del nostro Sistema Idrico è decisamente complessa, ma laddove si è investito di più (il Nord Italia, con il Centro ed il Sud invece ancora costretto ad inseguire con infrastrutture spesso meno adeguate) e laddove vi è una maggiore dimensione degli operatori, inevitabilmente costretti a confrontarsi con logiche di gestione “da impresa”, si ottengono risultati buoni e con prospettive di ulteriore miglioramento. Per mezzo di una survey che ha interessato gli enti ed i gestori di ambito, si è ricavato il punto di vista degli attori centrali della filiera del servizio idrico, indagando nello specifico: (i) la percezione dell’impatto della normativa attuale e dei suoi principi sugli investimenti finali nel servizio idrico; (ii) la percezione del potenziale impatto sugli investimenti della Proposta di Legge Daga e del terzo periodo regolatorio del metodo tariffario idrico, differenziando tra effetti a breve e a medio-lungo termine. Le risposte mappate hanno una copertura di circa il 45% dell’intera popolazione servita per oltre 90.000 km di rete gestiti e cubano circa 2,3 miliardi di m3 di acqua annui. Il giudizio complessivo sulla proposta di legge Daga è decisamente negativo, soprattutto perché, a parere dei gestori del Servizio Idrico non tocca le vere barriere agli investimenti. La disorganicità dimensionale dei soggetti gestori, con ancora troppa parcellizzazione dei soggetti coinvolti e la conseguente difficoltà a raccogliere – in ottica di investimento di impresa –i capitali necessari sono i problemi che invece andrebbero affrontati e che sono evidentemente acuiti dal basso valore economico (nella percezione del cliente finale) della risorsa “acqua”. La risorsa “acqua” nella percezione del comparto industriale italiano Due dati, in partenza sono fondamentali per comprendere il “senso” dell’indagine. La survey di Energy & Strategy è stata inviata ad oltre 1.000 imprese e sono stati raccolti dati relativi a 98 di esse. E’ opportuno sottolineare che il tasso di risposta (pari al 10%)e abbastanza in linea con questo tipo di indagini è tuttavia decisamente inferiore al tasso di risposta (di solito nell’ordine del 25%) dei nostri questionari di ricerca ad indicare, purtroppo, una minore sensibilità al tema del consumo di acqua rispetto al consumo di energia. Alla domanda “Qual è in percentuale l’impatto dei costi legati all’acqua sui costi totali d’azienda?”, la risposta ha fornito una immagine molto chiara, ed anche impietosa, del ruolo della “risorsa” acqua. L’impatto sui costi aziendali della risorsa idrica è alquanto limitato per tutti i settori coinvolti nell’analisi; solo il 14% del campione ha infatti dichiarato un impatto sui costi totali superiore al 1%. Circa il 30% del campione ha definito come non rilevante nella struttura di costo aziendale la quota parte imputabile alla risorsa idrica, nonostante appunto il consumo (in termini quantitativi) non sia affatto trascurabile. Questa differenza tra la rilevanza della quantità e la rilevanza del costo della risorsa idrica è indubbiamente una delle principali ragioni della ridotta sensibilità all’efficienza idrica da parte delle imprese del nostro Paese. Non è quindi un caso che sia marginale anche l’impatto degli investimenti medi in soluzioni di riciclo e riuso della risorsa idrica, espressi in €/m3 acqua. Per quasi il 90% del campione, il valore investito è inferiore ad 1 € investito per m3 di acqua consumata. “Quali sono state le tre principali barriere che vi hanno spinto a non adottare soluzioni per il riuso e riutilizzo dell’acqua?” La risposta a questa domanda, come rappresentato nella figura di seguito, è una ennesima riprova di come il basso prezzo della risorsa renda qualsiasi investimento piuttosto difficile da giustificare dal punto di vista del “tempo di ritorno”. Barriere agli investimenti secondo gli operatori industriali E’ dunque abbastanza evidente che, in assenza di sistemi che agiscano sul “cuore” del problema, è assai difficile immaginare una azione concreta del comparto industriale verso soluzioni di risparmio o, ancor meglio, di riuso e riutilizzo dell’acqua. Questo nonostante le possibili soluzioni tecnologiche esistano, ed anzi ve ne siano diverse, raccontate all’interno del Rapporto come casi virtuosi di applicazione. Una proposta concreta di azione: i Certificati Blu Si è più volte evidenziato come una delle principali barriere agli investimenti sulla riduzione di prelievi e consumi della risorsa idrica sia legata al ridotto impatto economico della risorsa acqua. Non ritenendosi plausibile (e forse nemmeno la soluzione più ragionevole) aumentare i costi della risorsa acqua per i cittadini e le imprese, appare tuttavia possibile immaginare un meccanismo di incentivazione che premi economicamente pratiche di riduzione dei prelievi di acqua, anche attraverso il suo ri-uso e ri-utilizzo, ossia anche a parità di consumi finali. La proposta di meccanismo di incentivazione che qui si vuole portare alla discussione è strutturata in maniera analoga al sistema dei Titoli di Efficienza Energetica (o Certificati Bianchi) per l’efficienza energetica, rispetto al quale – a nostro parere – sussistono diverse analogie. Come è emerso dall’evoluzione del mercato dell’efficienza, l’implementazione di una policy incentivante per i risparmi d’acqua può portare, oltre alla mitigazione della barriera economica, anche a: una spinta all’evoluzione tecnologica e allo sviluppo di soluzioni di riuso e riciclo della risorsa; una modifica culturale nell’approccio degli stakeholders al tema dell’acqua, accrescendo la sensibilità sia degli utilizzatori civili che delle imprese. Le caratteristiche salienti dei Certificati Blu sono riportate nella tabella che segue, dove sono mostrate le “analogie” con i Certificati Bianchi. Analogie tra il meccanismo dei Certificati Blu e quello dei Titoli di Efficienza Energetica Al fine di valutare il valore del Certificato Blu (come definito in precedenza) che permetta di rendere economicamente conveniente un intervento di risparmio della risorsa idrica si sono presi in esame 13 casi rappresentativi di altrettante soluzioni per il risparmio della risorsa idrica, applicate sia ad usi civili, che ad usi industriali. Vi rimandiamo all’allegato per l’analisi degli aspetti tecnici specifici di ogni caso _______________________________________________ Water Management Report 21 novembre 2019 h. 9.30 Politecnico di Milano – Campus Bovisa, via Lambruschini 4, Edificio BL28 – Aula Magna Carassa Dadda Scarica l’Executive Summary del Water Management Report Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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