Crescono le comunità energetiche, 100 in tre anni. Ma alle rinnovabili manca lo sprint

Legambiente presenta Comunità Rinnovabili 2022. In Italia non decollano gli impianti: sono 1,35 milioni per 60 GW di potenza complessiva. Cala il contributo complessivo portato al sistema elettrico italiano, a 115,7 TWh per un +1,58% rispetto al 2020. Numeri insufficienti che rischiano di farci raggiungere lobiettivo posto al 2030 tra 124 anni”.

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Crescono le comunità energetiche, 100 in tre anni. Ma alle rinnovabili manca lo sprint

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Crescono le comunità energetiche, 100 in tre anni. Ma alle rinnovabili sembra mancare il giusto sprint. E’ questa la fotografia scattata al nostro Paese che sembra mostrare due facce nella XVI edizione di ‘Comunità Rinnovabili’, il rapporto di Legambiente – presentato nel corso del convegno ‘Dalle comunità energetiche ai grandi impianti. La strada da seguire verso la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica’, al Museo Maxxi di Roma – che racconta, anno per anno, non solo lo sviluppo dal basso delle diverse fonti rinnovabili in Italia ma anche quanto di buono si muove nei territori.

Italia a due marce

Secondo il rapporto di Legambiente da un lato c’è un Paese costituito da un grande fermento, fatto di amministrazioni pubbliche, imprese e territori che si muovono in tante direzioni diverse per realizzare impianti da fonti rinnovabili: dai piccoli impianti domestici, alle comunità energetiche fino ai grandi impianti industriali; dall’altro, numeri che si confermano sconfortanti rispetto alla capacità potenziale di realizzazione, agli obiettivi climatici al 2030 e alle mancate opportunità di innovazione e di welfare strutturale per imprese e famiglie.

Comunità energetiche rinnovabili, Italia a due marce

La situazione

In Italia sono presenti almeno 1,35 milioni di impianti da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i Comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW (Gigawatt), di cui appena 1,35 GW installata nel 2021 tra idroelettrico, eolico e fotovoltaico. Per quanto riguarda la produzione, il contributo complessivo portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano è arrivato nel 2021 a 115,7 TWh (Terawattora), facendo registrare un incremento di “appena l’1,58% rispetto al 2020”. Una tendenza – spiega l’associazione – “decisamente al di sotto di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi annuali, causata dalla pandemia, ma anche e soprattutto dal sistema farraginoso di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei progetti”.

Obiettivo rinnovabili lontano 124 anni

“I numeri si confermano drammaticamente insufficienti per affrontare il caro-bollette e l’emergenza climatica, per liberarci dalla dipendenza dall’estero — osserva Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – e soprattutto rischiano di farci raggiungere l’obiettivo di 70 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili” posto “al 2030 tra 124 anni, se calcoliamo la media di installazione degli ultimi tre anni, pari a 0,56 GW.

Italia, Obiettivo rinnovabili lontano 124 anni

Il Governo italiano segua l’esempio del programma europeo Repower EU, smetta di lavorare dando priorità alla diversificazione dei Paesi da cui acquistare il gas fossile; si concentri invece sulla semplificazione dell’iter autorizzativo e sulla certezza delle regole per consentire alle aziende del settore di investire 80 miliardi di euro e realizzare in 3 anni 60 GW di nuova potenza in grado di sostituire il 70% del gas russo”.

La crescita delle Comunità

Numeri in crescita invece per le nuove opportunità di auto-produzione e scambio di energia attraverso le Comunità energetiche da fonti rinnovabili. Sono 100 quelle complessivamente mappate da Legambiente – tutte raccolte sul sito ‘comunirinnovabili.it‘, e realizzato in collaborazione con Esri Italia e ActionGis – in queste ultime tre edizioni del rapporto, tra realtà effettivamente operative (35), in progetto (41) o che muovono i primi passi verso la costituzione (24). Tra queste sono 59 le nuove, censite tra giugno 2021 e maggio 2022, con il coinvolgimento di centinaia di famiglie, decine di Comuni e imprese, di cui 39 sono Comunità energetiche rinnovabili e 20 Configurazioni di auto-consumo collettivo.

I dati dei Comuni italiani

Sono 40 i Comuni 100% rinnovabili e 3.493 quelli 100% elettrici. Numeri che raccontano un potenziale di auto-consumo che potrebbe trasformare il nostro sistema energetico proprio a partire da queste realtà. Così come i numeri di diffusione delle singole tecnologie: 7.127 i Comuni con almeno un impianto solare termico, 7.855 i Comuni con impianti solari fotovoltaici in cui sono distribuiti 22,1 GW di potenza, 1.054 Comuni in cui è presente almeno un impianto eolico con 11,2 GW, 1.523 Comuni in cui è presente almeno un impianto idroelettrico, per complessivi 23 GW. E ancora 4.101 Comuni delle bioenergie e 942 Comuni della geotermia (tra alta e bassa entalpia). Rispetto ai piccoli Comuni (sotto il 5mila abitanti), a cui il Pnrr mette a disposizione 2,2 miliardi per la costituzione proprio delle Cer, 38 i piccoli Comuni 100% rinnovabili, 9 quelli che presentano i migliori risultati in termini di mix energetico; 2.271 i piccoli Comuni 100% elettrici, in grado di produrre più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie residenti grazie ad una o più fonti pulite e 772 i piccoli Comuni la cui produzione di energia da fonti rinnovabili varia tra il 50 e il 99%.

Aggiornare il Piano energia e clima

Tra le proposte di Legambiente c’è la richiesta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima con i nuovi obiettivi di decarbonizzazione, l’autorizzazione entro il 2023 di progetti di nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di potenza installata, la semplificazione e la trasparenza dei processi autorizzativi dando non solo certezza negli investimenti alle imprese ma anche ai territori con una procedura che permetta ai cittadini di essere informati sui progetti; servono poi regole che permettano il corretto sviluppo degli impianti agri-voltaici ed eolici off-shore, promuovendo una grande campagna di informazione, e anche uno sforzo delle aziende del settore nel comprendere l’importanza della miglior integrazione possibile, la valorizzazione del patrimonio esistente, e la dichiarazione delle infrastrutture da fonti rinnovabili di interesse pubblico prevalente.

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