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E’ stato presentato al Parlamento Europeo il 6° MED & Italian Energy Report, “The energy transition in the Mediterranean between sustainability and security: a dynamic think-tanking approach”, che mette in luce i cambiamenti in corso e le sfide geopolitiche che stanno influenzando l’area euro-mediterranea e conferma che la transizione energetica nel Mediterraneo rappresenta uno snodo centrale per il futuro dell’energia a livello globale. Il rapporto, risultato della collaborazione tra SRM (Intesa Sanpaolo) e l’ESL@EnergyCenter Lab del Politecnico di Torino, con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo, attraverso un’analisi dettagliata approfondisce temi come la crescente importanza delle energie rinnovabili, la riduzione della dipendenza energetica europea e il ruolo strategico dei porti mediterranei nel commercio energetico globale. La transizione energetica: sfide e opportunità nel Mediterraneo L’Unione Europea ha compiuto passi significativi nella diversificazione del mix energetico. L’uso del carbone, che rappresentava il 32% della produzione nel 2000, è sceso al 12%; il gas naturale è aumentato, passando dal 12% al 17%, mentre le energie rinnovabili sono passate dal 15% al 45%, un ritmo di crescita destinato a proseguire. Tuttavia, l’UE resta vulnerabile, con una dipendenza energetica dalle importazioni pari al 58,3% esponendo i Paesi a una maggiore volatilità dei prezzi delle commodity energetiche sui mercati internazionali. Questo dato è particolarmente significativo se confrontato con la Cina (20%) o gli Stati Uniti, del tutto autosufficienti. Secondo il rapporto, il Mediterraneo meridionale rappresenta una risorsa preziosa per l’Europa. Studi sulla produzione di energia fotovoltaica rivelano che meno dell’1% della superficie dei paesi della sponda sud potrebbe generare elettricità sufficiente non solo a soddisfare la domanda locale, ma anche a fornire energia alle nazioni europee. La capacità installata di energie rinnovabili nella regione mediterranea evidenzia un netto squilibrio geografico. Nel 2023, l’81,9% dei 112,5 GW di capacità fotovoltaica era concentrato nella costa europea, contro appena il 2,8% in Nord Africa. Lo stesso vale per l’eolico: degli oltre 92,6 GW installati, l’82,5% si trova nella costa settentrionale, mentre solo il 4,3% è distribuito tra i paesi del Nord Africa. In questo contesto, il recente accordo strategico tra Italia, Albania ed Emirati Arabi Uniti, firmato il 15 gennaio 2025 dalla Premier Giorgia Meloni, rappresenta una svolta per la diplomazia energetica. Questo patto mira a rafforzare le interconnessioni energetiche tra le sponde del Mediterraneo, con l’obiettivo di affrontare la transizione energetica in modo concreto e sostenibile. L’accordo si inserisce in una visione più ampia che vede l’Italia come un hub energetico strategico, in grado di gestire i flussi tra Europa e Africa. Grazie a questo asse di collaborazione, il nostro Paese consolida il suo ruolo nel dialogo energetico euro-mediterraneo, favorendo lo sviluppo delle infrastrutture e promuovendo una maggiore integrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico regionale L’impatto della politica energetica di Trump Il ritorno di Donald Trump sulla scena politica americana potrebbe avere effetti rilevanti sulle politiche energetiche. La strategia energetica del Presidente, orientata a promuovere combustibili fossili e a spingere sull’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL), potrebbe rimodellare gli equilibri geopolitici. L’espansione della produzione americana di idrocarburi mira a ridurre i costi dell’energia e a migliorare la competitività economica degli USA, in particolare nei confronti della Cina. Già negli ultimi anni, le esportazioni di GNL dagli Stati Uniti all’Europa sono cresciute dal 27% del 2021 al 48% del totale europeo nei primi mesi del 2024. Questa dinamica contribuisce a diversificare le forniture dell’Europa, riducendo la dipendenza da altri fornitori, come la Russia, e rafforzando la sicurezza energetica del continente. Porti e shipping al centro della rivoluzione energetica La transizione energetica globale non può prescindere dal ruolo strategico dei porti mediterranei. Questi hub oltre a facilitare il commercio di materie prime fossili, stanno emergendo come protagonisti nella rivoluzione green. I porti italiani, ad esempio, gestiscono il 35% del traffico energetico nazionale e sono impegnati in progetti ambiziosi per diventare centri di innovazione sostenibile. Tra le iniziative più rilevanti vi sono lo sviluppo di infrastrutture per l’accoglienza di navi alimentate con combustibili alternativi come GNL, metanolo e ammoniaca. Attualmente, il 52,6% del portafoglio ordini dei cantieri navali è destinato a unità capaci di utilizzare propellenti green, segno di una transizione in atto nel settore dello shipping. Un altro aspetto di rilievo è rappresentato dall’aumento delle esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti all’Europa, che sono passate dal 27% nel 2021 al 48% nel 2024. Questo cambiamento sta ridisegnando le rotte del commercio energetico, enfatizzando l’importanza dei chokepoint come Hormuz, Malacca e Suez per il transito di greggio e gas. L’Italia e la transizione energetica: passi avanti tra rinnovabili e riduzione della dipendenza L’Italia, storicamente tra i paesi europei con il maggior grado di dipendenza energetica, sta facendo segnare progressi significativi verso una maggiore autonomia. Sebbene il livello di dipendenza dalle importazioni di energia sia ancora elevato (74,8% nel 2024, ben sopra la media europea), si registra una riduzione rispetto al 77,5% pre-Covid del 2019. Questo miglioramento, seppur graduale, è accompagnato da una strategia mirata di stoccaggio e utilizzo delle risorse: all’inizio della stagione invernale 2024/2025, l’Italia ha raggiunto un riempimento degli stoccaggi di gas naturale pari al 98,5%, superando la media europea e garantendosi una solida protezione contro eventuali crisi di approvvigionamento. Parallelamente, le energie rinnovabili stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel mix energetico italiano. Nel 2024, le rinnovabili hanno coperto il 41,2% della domanda elettrica nazionale, un record storico, con il fotovoltaico che ha registrato una crescita del 19,3% rispetto al 2023, soddisfacendo da solo l’11,5% della domanda. L’insieme di fotovoltaico ed eolico ha contribuito per il 18,6% al fabbisogno elettrico nazionale, un incremento dell’8,4% rispetto all’anno precedente. Nonostante questi progressi, il divario con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) è ancora ampio. Per il 2025, è previsto che il 48% della domanda elettrica venga soddisfatto da fonti rinnovabili, mentre per il 2030 l’obiettivo sale al 65%. Raggiungere questi target richiederà un impegno deciso, con investimenti mirati nelle infrastrutture e nel potenziamento della capacità produttiva delle rinnovabili. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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