La NON soluzione al finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica e sismica degli immobili

La “Manovrina” di primavera non ha risolto il problema del finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica e sismica degli immobili. L’analisi di Virginio Trivella – Coordinatore del Comitato Scientifico di Rete IRENE 

La NON soluzione al finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica e sismica degli immobili 1

Sulla Gazzetta Ufficiale del 24 aprile è stato pubblicato il decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo“. Come da anticipazioni del viceministro dell’economia Enrico Morando ci si aspettava che la “Manovrina di primavera” risolvesse la questione del finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica e sismica degli immobili, soprattutto dei condomini. Purtroppo nel provvedimento non c’è traccia del tema che riguarda gli ecobonus.

Virginio TrivellaCoordinatore del Comitato Scientifico di Rete IRENE sottolinea in un comunicato la delusione per la mancanza di un provvedimento che finalmente potrebbe aiutare a superare le criticità che ancora oggi rallentano la realizzazione di interventi ambiziosi di rinnovamento degli edifici. Come sappiamo la Legge di bilancio ha confermato gli incentivi fiscali per gli interventi di riqualificazione volti a rendere gli stabili sicuri ed efficienti, incentivi anche molto generosi che nei casi più virtuosi possonio arrivare al 75% per interventi volti al miglioramento degli involucri per ridurre i fabbisogni di energia.

Se da una parte dunque il Governo ha dimostrato di voler incoraggiare un processo di riqualificazione efficiente del patrimonio edilizio esistente, i lavori faticano a partire a causa dei problemi di reperimento delle risorse finanziarie necessarie. Non è infatti facile trovare soggetti capienti in grado di acquistare le detrazioni a un costo ragionevole, mentre come già più volte sottolineato da Rete Irene, “la soluzione più logica, cioè la cessione ai soggetti finanziari, che minimizzerebbe costi e rischi dei finanziamenti e renderebbe semplici le procedure, resta inspiegabilmente vietata dalla legge”.

Il viceministro Morando intervenendo a un convegno in Senato lo scorso 9 marzo aveva assicurato l’intenzione del Governo di risolvere il problema incapienza delle famiglie e dell’impossibilità di accedere alle detrazioni fiscali, “principale ostacolo all’effettiva realizzazione di interventi di ristrutturazione e riqualificazione negli edifici di grandi dimensioni”. intervento volto ad assicurare anche nuovo impulso a tutto il settore dell’edilizia, attraverso la creazione di un soggetto ad hoc nel quale far confluire diversi attori, soprattutto istituti bancari, che su mandato dell’assemblea di condominio diventi titolare dell’intervento di riqualificazione, beneficiando degli ecobonus. Ma non solo, il viceministro Morando ha anche assicurato l’intenzione dell’esecutivo di predisporre un testo di legge che renda possibile: “la costituzione di un complesso di soggetti, all’interno dei quali vi siano anche gli istituti di credito, che diventino titolari dell’intervento su incarico dell’assemblea condominiale. Attraverso il ruolo di questo soggetto realizzatore verrà bypassato il problema dell’incapienza e lo Stato riconoscerà l’ecobonus del 65% al soggetto attuatore dell’intervento”.

Nel provvedimento pubblicato in Gazzetta purtroppo gli incentivi restano del tutto scollegati dai meccanismi di finanziamento, precludendo di fatto la possibilità che svolgano una reale stimolo a favore dello sviluppo, dell’occupazione, della tutela dell’ambiente e della riduzione della dipendenza energetica dalle fonti fossili.

Secondo Virginio Trivella non si tratta di un problema di carenza di risorse ma di consapevolezza che le risorse pubbliche potrebbero essere destinate meglio. “Negli ultimi anni la spesa indotta dagli incentivi per le ristrutturazioni edilizie ha superato i 25 miliardi di euro all’anno. Piccoli aggiustamenti progressivi delle regole potrebbero orientare le scelte private dei cittadini in modo più coerente con le esigenze pubbliche di sviluppo e di tutela ambientale”.

Ogni anno, poi, vengono erogati sussidi ambientalmente dannosi per ben più di 17 miliardi di euro. Il Catalogo pubblicato dal Ministero dell’Ambiente costituisce un primo importante contributo di conoscenza, essenziale per la progettazione di politiche coerenti con le esigenze di protezione ambientale sancite dagli impegni internazionali sottoscritti anche dall’Italia. Bisognerebbe trasferire le risorse da settori ambientalmente dannosi ad altri favorevoli e, come nel caso dell’edilizia, caratterizzati da elevata intensità di lavoro, italianità e vastissima capacità di attivazione di economia indotta. Nonostante il Catalogo sia stato sottoscritto da un Ministro in carica, il recentissimo Documento di Economia e Finanza non solo non tiene conto delle raccomandazioni in esso contenute, ma non lo cita neppure.

Gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del comparto immobiliare, quantificati da ENEA in alcune decine di miliardi di euro all’anno e rapportabili al 3% annuo del patrimonio edificato, sono di due ordini di grandezza maggiori di quelli che oggi si realizzano. Sono numeri certamente cospicui, ma non diversi da quelli di altre attività incentivate con risorse pubbliche e destinati ad aiutare la transizione verso un’economia sostenibile, che necessita di un forte coinvolgimento della finanza privata e di strumenti adeguati e ben connessi con i meccanismi di incentivazione. Gli operatori a contatto con il mercato, come Rete Irene e le categorie professionali coinvolte, vivono quotidianamente le difficoltà che devono essere affrontate da chi promuove l’efficienza energetica. Basterebbero poche e mirate modifiche alle norme che regolano gli incentivi per attivare una domanda che oggi è solo potenziale, largamente inconsapevole e ben lontana dalla maturità. Le proposte ci sono e, a parere di chi scrive, la loro adozione non comporterebbe particolari difficoltà e consentirebbe di affrontare in modo efficace un’esigenza che non sembra né saggio né utile rinviare.

A giudicare dalla Manovrina, non pare che il Governo abbia prestato molta attenzione a questa esigenza. Ci auguriamo che, nel corso dell’iter di conversione in legge del decreto, il Parlamento sappia focalizzarsi meglio sulle opportunità che possono derivare da un vasto piano di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare nazionale.

Fonte Rete Irene

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