Siccità: l’acqua non sfruttata delle dighe

Secondo i dati elaborati da The European House – Ambrosetti quasi il 14% dei 12 miliardi di metri cubi d’acqua presenti negli invasi non viene sfruttato per problemi infrastrutturali, ambientali o perché occupati da sedimenti

Siccità: l'acqua non sfruttata delle dighe

Anche l’estate 2024 è stata caratterizzata, soprattutto nel sud Italia, da problemi di siccità e crisi idrica. Questo fenomeno, sempre più frequente e intenso a causa dei cambiamenti climatici, non solo mette a rischio la sicurezza idrica del Paese, ma solleva questioni cruciali sulla gestione delle risorse esistenti.

A tal proposito un dato allarmante emerge dalla sesta edizione della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, che comprende 42 tra aziende e istituzioni della filiera estesa dell’acqua: secondo i dati nel nostro paese quasi il 14% dei 12 miliardi di metri cubi d’acqua presenti negli invasi italiani non viene utilizzato. Un grave problema, particolarmente rilevante nell’appennino meridionale (il 31,7% di acqua delle dighe non utilizzata), nell’appennino centrale (29,6%) e in Sicilia (29%). E’ chiara la contraddizione in cui si trova il nostro paese caratterizzato da una siccità sempre più grave ma in cui non sono utilizzati 1,8 miliardi di metri cubi d’acqua.

Il 14% dei 12 miliardi di metri cubi d'acqua presenti negli invasi italiani non viene utilizzato

Le cause di questa inefficienza sono molteplici, spaziando da problemi infrastrutturali, come reti idriche obsolete e malfunzionanti, a limitazioni ambientali che riducono la capacità di stoccaggio degli invasi, spesso occupati da sedimenti che ne riducono drasticamente l’efficienza.

Sicilia e Sardegna le regioni più inefficienti

I dati evidenziano una differenza significativa tra nord e sud della Penisola: la Sardegna non utilizza il 18,2% dell’acqua, la Sicilia e gli appennini meridionali e centrali fanno decisamente peggio. Bene invece le dighe del Po, “che non sfrutta solamente l’1,9% del proprio potenziale”.

Secondo il il Commissario Straordinario per la siccità Nicola Dell’Acqua è necessario pianificare interventi a livello di Paese e non territoriali o regionali in una visione meno frammentata: “i grandi nodi idraulici porteranno acqua da un punto A a un punto B del Paese superando confini regionali e distrettuali: non abbiamo più il tempo di assistere a diatribe sul pagamento della risorsa”.

Lo Studio evidenzia il ruolo fondamentale del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico” (PNIISSI) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che mette in campo 10 miliardi di euro di investimenti che permetteranno di recuperare importanti volumi d’acqua attualmente inutilizzati.

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