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A cura di: Tommaso Tetro “L’Italia resta in testa alla classifica dei prezzi energetici” con “una penetrazione delle rinnovabili relativamente bassa e l’eliminazione graduale del carbone che la rende sempre più dipendente dal gas”. Questo in sintesi quanto emerge dal nuovo rapporto di Standard & Poor’s, ‘The energy transition and what it means for european power prices and producers’, dedicato allo scenario di previsione dell’andamento dei prezzi dell’energia in Europa nel periodo 2022-2023. Il quadro italiano In base a questo ragionamento per S&P il nostro Paese è “quindi esposto ai prezzi del gas europeo e del sistema dello scambio di emissioni” europeo. “L’aumento della capacità rinnovabile – rileva il rapporto – prevista sulla base dei nuovi obiettivi per il 2030 limita però il rialzo dei prezzi”. Un aggiornamento del rapporto a febbraio 2022 (il precedente era di settembre 2021) è stato necessario principalmente per “l’aumento previsto dei prezzi delle materie prime e in particolare del gas per almeno i prossimi 12-18 mesi”. Italia pesantemente esposta a prezzi gas L’Italia è “pesantemente esposta” all’andamento dei prezzi del gas.”Il gas resta fondamentale per l’offerta di elettricità di Italia – si spiega nel rapporto – soddisferà infatti il 40% della domanda totale entro la fine” del 2027. Ma “ciò lascia il Paese pesantemente esposto alle variazioni nei prezzi del gas e all’aumento di quelli del carbone”. Per l’Italia 50 GW da sole e vento entro il 2027 Si alzano “le aspettative” per le rinnovabili in Italia, rispetto ai nuovi obiettivi al 2030, tanto che la previsione è di 50 GW (Gigawatt) da sole e vento per il 2027. Infatti, “pur non dando per scontato il raggiungimento di tali obiettivi”, S&P vede “la capacità solare raggiungere i 34 GW e quella eolica i 16 GW entro il 2027”. In tutto, quindi, 50 GW da queste due fonti entro i prossimi cinque anni. La situazione in Europa, prezzi elevati fino al 2023 “I prezzi dell’energia in Europa si manterranno elevati fino al 2023”. Questo per via “principalmente dall’aumento dei prezzi di gas e, in misura minore, del carbone, che a gennaio 2022 si è avvicinato ai 90 euro a tonnellata. Anche la ripresa della domanda sosterrà l’alto livello dei prezzi”. Dopo il 2022, S&P si attende “una maggiore volatilità dei prezzi legata al clima, data l’accelerazione in Europa nella dismissione della generazione termica e nucleare di base, che le rinnovabili non potranno pienamente sostituire nei prossimi tre anni”. I produttori energetici coperti per tutto il 2022 “I produttori energetici europei beneficeranno dei prezzi elevati – continua S&P – i loro portafogli sono pienamente coperti fino al 2022, dopodiché beneficeranno di prezzi relativamente alti, supportando così gli investimenti nella transizione energetica. Ciò è positivo anche per lo sviluppo del Power purchase agreement (Ppa) europeo per le energie rinnovabili, grazie a prezzi favorevoli e buoni margini, ma aumenta la pressione sui fornitori di energia, che generano meno di quanto vendono”. I rischi per le utility “Prezzi elevati dell’energia implicano anche un aumento dei rischi politici per le società di utility – osserva ancora S&P – questo perché è necessario gestire il tema della sicurezza nell’approvvigionamento e dell’accessibilità economica. Si iniziano a osservare interventi politici per limitare l’entità delle bollette energetiche, anche in Francia, Spagna e Italia, con proposte di clawback o di trasferimento dei costi alla fiscalità generale. Gestire l’impatto sociale della transizione energetica è un pilastro chiave delle politiche climatiche europee”. La sfida delle rinnovabili “La capacità delle rinnovabili è in crescita, ma il raggiungimento degli obiettivi europei per il 2030 continua a rappresentare una sfida – conclude S&P – gli ostacoli principali includono processi di autorizzazione ancora lenti, colli di bottiglia nelle reti e la capacità delle supply chain di distribuire su una scala maggiore”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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