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Pubblicato da Legambiente l’Osservatorio sull’impatto dei mutamenti climatici in Italia: per molte città tra cui Roma, Milano e Napoli si parla di emergenza. Dal 2010 oltre 350 Comuni colpiti da eventi calamitosi; crescono nel nostro paese fenomeni estremi come le ondate di calore, ma manca un piano nazionale di adattamento al clima la redazione Indice degli argomenti: I danni provocati nelle città italiane dai fenomeni climatici Aumenta la temperatura nelle città L’accesso all’acqua Spese di prevenzione e riparazione E se non si facesse nulla? Legambiente ha pubblicato “Il clima è già cambiato”, Osservatorio sull’impatto dei mutamenti climatici in Italia, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol, che purtroppo traccia un quadro a dir poco allarmante per le città del Bel Paese, soggette sempre di più a eventi estremi, ma non strutturate per affrontarli, come dimostra quanto successo a Venezia, Matera e Pisa con le abbondanti piogge di questi giorni. L’Osservatorio, che si concentra sulle aree urbane, segnala una reale emergenza climatica, dal 2010 ad oggi infatti in oltre 350 comuni vi sono stati danni significativi a causa del maltempo e dei fenomeni metereologici estremi che continuano ad aumentare, tra cui piogge intense e ondate di calore. E’ necessario, sottolinea il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini, lavorare su due fronti, da una parte “mettere in atto politiche di mitigazione del clima, per invertire la curva delle emissioni di gas serra come previsto dall’Accordo di Parigi e dall’altra preparare i territori, le aree agricole e in particolare le città a impatti senza precedenti”. I danni provocati nelle città italiane dai fenomeni climatici Ad essere maggiormente colpite dall’emergenza climatica sono dunque le città, sempre più densamente popolate e troppo spesso non strutturate per affrontare le conseguenze di piogge, trombe d’aria e ondate di calore, anche per la mancanza di adeguate politiche urbane. L’Osservatorio, attraverso una mappatura precisa dei danni provocati dai diversi fenomeni atmosferici nelle nostre città, presenta le aree urbane a maggior rischio sulle quali è necessario intervenire con azioni concrete per salvaguardare il territorio e la vita delle persone, studiando interventi ad hoc in grado di adattare il territorio, che prevedano l’uso dell’acqua, della biodiversità, delle ombre per limitare l’impatto delle temperature estreme negli spazi pubblici e nelle abitazioni. Per capire che si tratta di una vera emergenza basti pensare che solo nel 2018 l’Italia è stata colpita da 148 eventi estremi, che hanno provocato 32 vittime e più di 4.500 sfollati: si tratta del peggior bilancio degli ultimi 5 anni. Dal 2014 al 2018 le sole inondazioni hanno inoltre provocato in Italia la morte di 68 persone. Per quanto riguarda le città che hanno subito i maggiori danni legati a eventi estremi negli ultimi 10 anni, la mappa di Legambiente segnala Roma, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria e Torino. Bisogna ripartire proprio da queste realtà, evidenzia Andrea Minutolo, coordinatore scientifico di Legambiente – con un nuovo approccio progettuale che assicuri la riduzione del rischio idraulico e l’adattamento al cambiamento climatico. Aumenta la temperatura nelle città I dati dell’Osservatorio meteorologico Milano Duomo segnalano un continuo aumento delle temperature nelle città, di circa +0,8 gradi centigradi nel periodo 2001-2018 rispetto alla media del periodo 1971-2000. Milano segna il record con un aumento di +1,5 gradi. Crescita delle temperature significa aumento del caldo e delle ondate di calore, che rappresentano un serio fattore di rischio per la salute delle persone. A questo proposito Legambiente cita uno studio epidemiologico realizzato su 21 città italiane nelle quali vi è stato un aumento della mortalità legata a questo fenomeno, con 23.880 morti tra il 2005 e il 2016. Si tratta inoltre di manifestazioni destinate a crescere: le stime di Copernicus european health prevedono nel periodo 2021-2050 un aumento medio dei giorni di ondate di calore su 9 città europee tra il 370 e il 400%, fino ad arrivare al 1100% fra il 2050 e il 2080. Per fare un esempio a Roma si passerà da 2 a 28 giorni di ondate di calore in media all’anno. L’accesso all’acqua Aumentano i periodi di siccità con problemi sempre più significativi, soprattutto nel sud Italia, di accesso all’acqua e di qualità del servizio idrico: nel 2017 Po, Adige, Arno e Tevere, ovvero i quattro principali bacini idrografici del paese hanno subito una diminuzione media complessiva del 39,6% rispetto alla media del trentennio 1981-2010. Contemporaneamente cresce il livello dei mari mettendo a rischio, secondo i dati dell’Enea, 40 aree del paese, tra cui naturalmente Ravenna. Si tratta di un’emergenza mondiale, un’analisi di Climate Central pubblicata sulla rivista Nature segnala infatti che se i ghiacciai continueranno a sciogliersi al ritmo odierno, entro il 2050 300 milioni di abitanti delle zone costiere saranno sommersi dall’oceano almeno una volta l’anno e non basterà potenziare le barriere fisiche esistenti. Purtroppo nonostante i dati, in Italia, a differenza degli altri paesi europei, manca un piano di adattamento al clima. Alla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici,approvata nel 2014 doveva infatti seguire un Piano preciso con l’individuazione delle priorità di intervento sul territorio e la definizione di regole più stringenti sulle costruzioni in aree a rischio. Ad oggi non è ancora stato approvato. Spese di prevenzione e riparazione Dal Rapporto emerge che dal 1998 al 2018 l’Italia ha speso, secondo dati Ispra, 5,6 miliardi di euro nella realizzazione di opere di prevenzione del rischio idrogeologico, sono invece 20 i miliardi, secondo i dati di CNR e protezione Civile, per gli interventi post eventi estremi, in un rapporto di uno a quattro. Anche in questo caso Legambiente sollecita una pianificazione più strutturata degli interventi e delle risorse considerando gli effetti devastanti del cambiamento climatico sui territori e uscendo da una logica puramente emergenziale. E se non si facesse nulla? I Governi possono decidere per il NON intervento, con conseguenze sul clima ma anche a livello economico. Se non si rispettasse l’Accordo di Parigi ci potrebbe essere una diminuzione del PIL pro-capite in Italia del 7%, in Russia dell’8,93%, negli Stati Uniti del 10,52% e in Canada circa del 13%. Nel Vecchio Continente non agire provocherebbe un aumento devastante delle Ondate di Calore, che potrebbero causare entro la fine del secolo circa 200mila morti all’anno, mentre i costi delle alluvioni fluviali potrebbero superare i 10 miliardi di euro all’anno. Le fasce più fragili e povere della popolazione continuerebbero a essere quelle maggiormente colpite. In Italia il fenomeno della povertà energetica riguarda già oggi oltre 4 milioni di famiglie, ma si tratta di un problema che potrebbe essere affrontato anche grazie all’efficienza energetica. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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