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Indice degli argomenti Toggle Cosa richiede il Goal 11100 città climate neutral and smart city: l’esempio di ParmaComunità energetiche: la mappatura di RSEL’importanza del verde urbanoDall’illuminazione intelligente alla smart land Nel Goal 11 di Agenda 2030 si richiede di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. È una priorità ineludibile, ma complessa, tanto più se si pensa che le città sono chiamate garantire condizioni di vita accettabili a un numero sempre maggiore di persone residenti. Entro il 2050 vivrà in città quasi il 70% della popolazione mondiale (che raggiungerà i 9,8 miliardi di persone, secondo stime ONU). Le città coprono il circa 3% (il 4% in Europa) della superficie terrestre, eppure a oggi non sono un modello sostenibile: consumano oltre il 65% dell’energia mondiale e sono responsabili di più del 70% delle emissioni globali di CO2. Le città europee sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento del traguardo net zero (neutralità climatica) entro il 2050, obiettivo del Green Deal europeo. A oggi però la maggior parte dei loro abitanti sono esposti a livelli di inquinamento atmosferico “pericolosi”, segnala l’Agenzia europea per l’Ambiente. E che dire del traffico? Secondo il Tom Tom Traffic Index, che monitora il traffico di 390 città in 56 Paesi ed evidenzia i tempi medi di percorrenza e le velocità di punta dei veicoli: in Italia si distinguono negativamente Milano – il cui tempo di viaggio medio è poco più di 27 minuti – Roma e Torino con 25 minuti, con velocità medie nelle ore di punta tra i 18 e i 21 km/h. C’è bisogno di trasformare le città in modelli efficienti, climate neutral e smart city, puntando su modelli esemplari che possano tracciare la strada per tradurre in realtà le finalità del Green Deal. Il Fit for 55, lo ricordiamo, richiede di ridurre le emissioni al 2030 del 55% rispetto al 1990. L’Europa ha avviato per questo una missione specifica: realizzare 100 città climaticamente neutre e intelligenti entro il 2030. Si tratta di una delle sei missioni per offrire soluzioni concrete ad alcune delle nostre più grandi sfide. Hanno obiettivi ambiziosi e forniranno risultati tangibili entro il 2030. Alcune delle città chiamate a diventare esempi e riferimenti internazionali sono italiane. Cosa richiede il Goal 11 I 17 obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile prevedono diversi impegni. Tra questi il Goal 11 richiede di: garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai servizi di base e riqualificare i quartieri poveri e assicurare l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade. Inoltre, richiama alla necessità di garantire le condizioni per un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile, oltre che di pianificare e gestire in tutti i paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sostenibile. Oltre che sostenibili, le città devono essere anche resilienti, in grado di adottare e attuare politiche integrate e piani tesi all’inclusione, all’efficienza delle risorse, alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla resistenza ai disastri. La sostenibilità deve declinarsi in molteplici modi, a cominciare dalla capacità di ridurre l’impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti urbani e di altri rifiuti, fornendo inoltre accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili. 100 città climate neutral and smart city: l’esempio di Parma Posti questi obiettivi, ci sono città impegnate a trasformare gli obiettivi in impegni precisi. A livello europeo, abbiamo citato la missione UE “100 città climaticamente neutre e intelligenti entro il 2030”. Il Comune di Parma è tra le nove città italiane scelte. Ha presentato, seconda città italiana in assoluto, il proprio Contratto Climatico di Città. Sono entrati così nell’elenco delle proposte urbane diverse misure che spaziano dall’avvio di comunità energetiche al potenziamento delle installazioni di impianti fotovoltaici. A quest’ultimo riguardo si è attuata l’analisi con droni delle superfici del territorio cittadino per la potenziale installazione di impianti fotovoltaici, a terra e sulle coperture (individuando anche tetti in amianto, civili e industriali da bonificare) per lo sviluppo anche di agrivoltaico. Tra le azioni utili che intende concretizzare Parma c’è anche la volontà di monitorare lo stato dei consumi di tutti gli edifici pubblici e di ridurre le emissioni tramite forestazione, elettrificazione, coinvolgendo in questo percorso decine di partner industriali e istituzionali. «Quest’anno uno degli ulteriori valori aggiunti di questo percorso è stato di dialogare con le altre otto città italiane uno scambio continuo per condividere best practices e di attivare percorsi impensabili», racconta Gianluca Borghi durante l’evento “Città sostenibili, resilienti e smart: idee, progetti, sfide” organizzato da Prospecta Formazione in collaborazione con KEY – The Energy Transition Expo. «Le città continuano a rappresentare lo spazio di innovazione e di democrazia e di competitività più ampio e straordinario del mondo contemporaneo». Si candidano a essere «attori essenziali» nel percorso di raggiungimento dell’UE al 2030 e al 2050. Comunità energetiche: la mappatura di RSE Il raggiungimento del Goal 11 richiede città sostenibili, anche energeticamente parlando. Serve essere energeticamente quanto più indipendenti, possibile attraverso l’impiego di fonti rinnovabili. In questo senso le comunità energetiche sono presupposti essenziali per realizzare la transizione energetica dell’UE specie in città. Entro il 2050, metà dei cittadini europei potrebbe produrre fino alla metà dell’energia rinnovabile dell’UE. Per comprendere il loro percorso e il loro sviluppo diventa prezioso il lavoro svolto da Ricerca Sistema Energetico nella mappatura delle CER. Come ha spiegato Debora Cilio, vice responsabile del Progetto Comunità energetiche RSE. A oggi sono 293 i progetti di Comunità mappati, in otto regioni su 21: si contano 513 manifestazioni di interesse in Lombardia, 311 richieste di finanziamento in Sicilia, 141 progetti presentati in Emilia Romagna. Perché siano elementi fondanti della transizione energetica lo ha spiegato Cilio: «c’è un fattore considerevole e prioritario: la creazione e la diffusione di energia sostenibile, capace di creare consapevolezza circa la sua produzione e consumo, oggetto delle nostre scelte e decisioni». L’importanza del verde urbano L’elemento del verde urbano è parte integrante per raggiungere gli intenti del Goal 11. Il ruolo del verde è fondamentale per contare su città sostenibili e ha impatti positivi e scientificamente riconosciuti per la qualità di vita dei cittadini. Mario Asquer, agronomo e presidente dell’Ordine Dottori Agronomi Forestali Provincia di Cagliari ha ricordato i molteplici benefici effetti di alberi e piante, dal miglioramento della qualità dell’aria alla resilienza agli effetti dei fenomeni estremi e del riscaldamento globale, collegati alla crisi climatica in atto. Ha sottolineato che per una corretta gestione sostenibile del verde urbano le amministrazioni devono dotarsi di elaborati quali: il censimento del verde, il piano del verde, il regolamento del verde pubblico e privato, il bilancio arboreo. In particolare, però, in una attenta pianificazione urbana che intenda raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050 serve contemplare anche la figura dell’agronomo tra le professionalità che devono decidere gli interventi da effettuare. «La pianta è un organismo vivente: la scelta sbagliata di una specie rischia di inficiare la scelta progettuale riguardante la messa a dimora. Per questo è importante la collaborazione tra le varie categorie tecniche per garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi di migliorare la presenza e le condizioni della materia prima vivente all’interno del nucleo urbano». Dall’illuminazione intelligente alla smart land Nella sostenibilità di una città entra in gioco anche l’illuminazione, autentico presupposto per garantire efficienza, sicurezza e “intelligenza” alla città. «Gestire una città è una sfida complessa, dove agli amministratori è richiesto creare spazi pubblici vibranti e sicuri, che migliorino la qualità della vita, e al tempo stesso siano efficienti ed “environment” friendly – ha spiegato Stefano Magni, direttore Marketing & Comunicazione Signify –. L’illuminazione è una via per alleggerire la pressione. Con un’infrastruttura efficiente dal punto di vista energetico si può: risparmiare immediatamente; migliorare la sicurezza; creare spazi stimolanti, giorno e notte; migliorare le “credenziali verdi”». La luce, combinata con la tecnologia IoT, permette di veicolare informazioni e dati utili per gettare le basi per la smart city, permettendo di ridurre i consumi e le emissioni, gestire servizi puntuali, migliorare il benessere dei cittadini. Anche così è possibile concretizzare il Goal 11. Sui concetti di benessere e di smart city, è bene ricordare che le città sono elementi che esercitano anche una pressione sul territorio. La città influenza anche l’intorno: per questo occorre ragionare in maniera più ampia, ragionando e applicando il concetto di smart land. A quest’ultimo proposito c’è chi sta lavorando per creare modelli di smart land replicabili, combinando in modo attento natura e tecnologia, volontà di rinaturalizzare a quella di innovare. Il modello messo avviato con lucidità profetica già trent’anni fa da Simbiosi, arricchitosi nel tempo di nuove innovazioni tecnologiche, ha permesso di riportare un territorio di circa mille ettari compreso tra le province di Milano e Pavia alle condizioni di mille anni fa, creando così la prima nature based solutions valley italiana ed europea. Lo ha illustrato Gianmarco Sola, chief commercial officer di Simbiosi, spiegando il significato di smart land: «un territorio che connette tecnologicamente ed efficacemente le attività che si svolgono su di esso, per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e ridurre l’impatto, sfruttando al meglio e in modo sostenibile l’ecosistema naturale del territorio stesso». Attraverso tecnologia e innovazione è possibile stabilire una migliore sinergia tra le diverse componenti di un territorio, «tra le diverse attività umane e le risorse naturali, in un’alleanza “simbiotica” essenziale per consentire uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile», ha concluso. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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