Goal 14: l’Italia e la tutela di mari e risorse marine

Per finalizzare il goal 14 occorre conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile. È una sfida fondamentale, che riguarda da vicino l’Italia, che è il Paese europeo con la maggiore dotazione di acque di balneazione.

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Goal 14: l’Italia e la tutela di mari e risorse marine

Il Goal 14 si concentra sull’intento di conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile. È una delle sfide più importanti, data l’importanza cruciale degli oceani: essi coprono i tre quarti della superficie terrestre, contengono il 97% dell’acqua presente sul Pianeta e rappresentano il 99% di spazio, in termini di volume, occupato sul pianeta da organismi viventi, ricordano le Nazioni Unite.

Più di tre miliardi di persone dipendono dal mare, o meglio, dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento. È un bene vitale a livello ambientale e sociale, ma anche dal punto di vista economico: la blue economy, l’economia legata alle attività di mari e oceani, alle risorse e delle industrie marine e costiere, ha un valore di mercato stimato di 3mila miliardi di dollari annui, ovvero circa il 5% del PIL globale. Le industrie ittiche marine danno impiego, direttamente o indirettamente, a più di 200 milioni di persone.

Per l’Italia il mare è una risorsa fondamentale. La nostra Penisola ha tutto da guadagnare dal gestire in modo attento l’economia del mare: a oggi conta 227.975 imprese e più di un milione di occupati, generando un valore aggiunto diretto pari a 64,6 miliardi di euro. Se si considera il valore attivato nel resto dell’economia, raggiunge i 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil nazionale. Lo rilevano i dati del XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare, presentato lo scorso luglio.

Il Goal 14 in Italia

Se il 40% degli oceani del mondo è pesantemente influenzato dalle attività umane, “il cui impatto comprende l’inquinamento, l’esaurimento delle riserve ittiche e la perdita di habitat naturali lungo le coste”, rileva l’ONU, lo sono anche il Mediterraneo e i bacini marini che circondano l’Italia. Il nostro è il Paese europeo con la maggiore dotazione di acque di balneazione: circa un quarto del totale UE, la maggior parte delle quali con livelli di qualità più che sufficienti.

Il Goal 14 in Italia

Lo rileva il rapporto 2023 dell’Istat sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, che – soffermandosi sul Goal 14 – segnalava alcuni aspetti: tra questi, il 10,6% delle aree marine sono tutelate, in linea con il target SDGs 14.5 (dati 2022). È decisamente rilevante il fatto che nell’anno in corso, secondo i dati del Sistema nazionale per la protezione dell’Ambiente, si conferma l’eccellenza delle acque di balneazione italiane. Ben 5.090 km di tratti marini (il 95,6% della costa monitorata) sono inseriti dal Snpa nella classe di qualità “eccellente”, la più alta prevista dal sistema di classificazione europeo. Se si aggiungono anche i tratti con classificazione “buona” (153 chilometri, pari al 2,9% del totale) si arriva al 98,5%.

Gli aspetti da migliorare e una biodiversità da recuperare…

Malgrado alcuni segnali positivi, per centrare il Goal 14 in Italia ci sono degli aspetti da migliorare. Come rileva il Rapporto Asvis 2023, guardando, alla situazione italiana relativa agli ecosistemi marini, segnala un costante peggioramento. Un dato in particolare riguarda lo stato di sovrasfruttamento degli stock ittici. In base ai nuovi dati prodotti dall’Istat, il valore del 2021 è pari all’80,4%, con un peggioramento rispetto al 2014 dell’11,2%.

Gli aspetti da migliorare e una biodiversità da recuperare

Il Target 14.4 di azzerare l’eccessivo sfruttamento degli stock ittici entro il 2030, fissato dalla Strategia europea sulla biodiversità,

«non appare al momento raggiungibile. Inoltre, a fronte dell’impegno europeo al 2030 del 30%, al momento solo il 6,9% delle aree marine è sotto a qualche forma di protezione».

Il proposito di conservare in modo sostenibile le risorse del mare, in termini di priorità, occupa solo la penultima posizione tra i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, secondo un sondaggio Ipsos, condotto in occasione della pubblicazione del Rapporto ASviS 2023.

Si può e si deve fare di più, anche per la tutela dell’ambiente marino. È bene ricordare che, nel 2023, la Commissione Europea ha presentato un Piano d’azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente nell’ambito di un pacchetto di misure volte a migliorare la sostenibilità nel settore della pesca e dell’acquacoltura. Il Piano d’azione è finalizzato ad assicurare buone condizioni di conservazione dell’ambiente marino.

… e il caso dello squalo bianco

Peccato che recentemente è stato presentato uno studio dell’Università di Siena e del Centro Studi Squali di Massa Marittima che ha mostrato dati particolarmente allarmanti sulla diminuzione della presenza dello squalo bianco nei nostri mari. Secondo la ricerca condotta, “non è remota la possibilità che questa specie abbia superato il limite di non recupero, almeno nelle acque costiere italiane”. È una grave mancanza perché il Mediterraneo veniva considerato, nella sua globalità, uno degli otto hotspot mondiali per la presenza e abbondanza degli squali bianchi, e una grave perdita in termini di biodiversità per il bacino Mediterraneo, dove essi erano presenti da circa 3 milioni di anni.

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