Rigenerare è meglio che trasformare

Il futuro delle città europee dipende da come le diverse amministrazioni saranno in grado di “rigenerare” il patrimonio esistente fermando l’utilizzo di nuovo suolo e quindi le trasformazioni territoriali, a beneficio dell’originaria identità ecosistemica: in Italia sono molte le realtà virtuose che hanno adottato questo approccio e i progetti di rigenerazione urbana realizzati hanno un evidente valore aggiunto. Quella che sembra una sottile differenza tra i termini “ristrutturazione” e “rigenerazione” identifica in realtà un importante cambio di approccio del progettista che interviene non più solo su un edificio, ma su una porzione di territorio. Questa forma mentis è sempre più diffusa e si riflette sulla qualità di vita dei cittadini e sul valore aggiunto degli immobili.

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Rigenerazione urbana per la transizione energetica sostenibile delle città

Il verbo “rigenerare” (dal latino re-generare, generare di nuovo) è trai vocaboli più utilizzati quando si parla di transizione ecologica e di politiche ambientali e ci indica chiaramente qual è l’approccio più funzionale per preservare il pianeta, ovvero la ricostituzione di ciò che già esiste nell’ottica di preservare ciò che ancora non è stato utilizzato. Questo approccio era già emerso in occasione degli Stati Generali della Green Economy del 2016 e oggi è il nodo centrale di tutte le politiche ambientali europee, a partire dal Green City Accord.

Rigenerare, riqualificare, ristrutturare

Il verbo “rigenerare” si distingue da “riqualificare” e “ristrutturare”, che normalmente si usano nel linguaggio dell’edilizia, perché allarga l’ambito d’azione della “bonifica” e della rinascita a tutti i fenomeni presenti sul territorio (oltre l’architettura), quindi all’aspetto sociale, urbano e ambientale e ridefinisce la qualità di vita della popolazione che vi risiede a trecentosessanta gradi.

In quest’ottica la rigenerazione urbana si contrappone alla trasformazione territoriale perché i suoi intenti sono sostanzialmente salvaguardare e ripristinare il suolo e le sue funzioni ecosistemiche. L’obiettivo della Commissione europea è l’occupazione netta di terreno pari a zero entro il 2050, ovvero l’arresto definitivo del consumo di suolo e della relativa trasformazione territoriale.

Come si evince dal rapporto sulle nuove periferie lombarde “Future Cities” presentato alla fine del 2022 da Scenari Immobiliari con il gruppo Unipol: “La chiave per la buona riuscita di una operazione di rigenerazione urbana è la messa a sistema di una offerta di servizi studiata per lo specifico ambito nel quale si opera, parametrata sul carattere dimensionale dell’operazione, capace di attrarre una popolazione eterogenea che concorra alla creazione di una nuova identità legata agli spazi rigenerati, con grande attenzione da un lato alla dimensione sociale e personale delle esigenze della vita quotidiana e dall’altro affine ai nuovi stili di vita maggiormente attenti al bello e al sostenibile, in ogni sua declinazione”.

Rigenerazione urbana per la transizione energetica sostenibile delle città

In Italia, seppur l’ultimo Rapporto Annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici di ENEA descriva un parco immobili sempre più efficiente, di fatto gli immobili nelle classi energetiche più basse (F e G) e quindi più vetusti sono ancora il 57% del totale e quindi il verbo “rigenerare” acquista un significato e un’urgenza particolari. Ma questo stato di fatto può rappresentare anche un’ottima opportunità per concentrare le risorse sul recupero delle strutture esistenti limitando al minimo le nuove realizzazioni e quindi il consumo di suolo. E gli esempi eccellenti ci sono già da diversi anni, tanto eccellenti da poter diventare modelli.

Rigenerazione urbana, alcuni esempi virtuosi

Nord – Milano

In Lombardia, la legge 31 del 28 novembre 2014 è stata determinante nel riportare al centro del dibattito le modalità per ridurre il consumo di suolo, insieme al rapporto tra interventi urbanistico-edilizi, iniziative sociali e ambientali e, come si legge nell’introduzione al rapporto “Future Cities”: “Da qui, lo sviluppo di misure indirizzate a favorire e orientare gli interventi di trasformazione territoriali, urbanistici ed edilizi verso la rigenerazione di aree già urbanizzate, degradate e dismesse, e il crescente interesse di investitori e sviluppatori per la realizzazione di operazioni complesse a diversa scala”.

La Lombardia è ad oggi una delle regioni più interessate dal fenomeno della rigenerazione urbana e, seppur la superficie riqualificata sia sensibilmente in calo rispetto al 2014, il 70% di questa è coperta da ambiti di rigenerazione urbana (221 chilometri quadrati), mentre il 30% pertiene ad interventi di trasformazione territoriale (90,5 chilometri quadrati). (Fonte Scenari Immobiliari)

Un modus operandi che ha avuto un riflesso positivo sul livello della qualità di vita dei cittadini, nonché sulle stime del mercato immobiliare, come conferma Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa: “A Milano negli ultimi dieci anni i prezzi sono aumentati del 19,3% ma dal 2017 al 2022 le case hanno accresciuto il loro valore del 43,2%. Uno dei motivi per cui il mercato immobiliare di Milano ha registrato e continua ancora a registrare un andamento decisamente positivo è legato ai numerosi interventi di riqualificazione in corso sul territorio che stanno valorizzando il patrimonio immobiliare cittadino. Parliamo di interventi come il prolungamento della metropolitana, il recupero di aree dismesse”.

Le aree e i quartieri che hanno beneficiato di interventi di rigenerazione sono: San Cristoforo, Ludovico Il Moro (progetto di Porta Naviglio Grande), Bovisa (con il progetto Mo.le.co.la), Viale Corsica, Santa Giulia, Viale Umbria.

Porta Naviglio Grande

Un complesso residenziale di circa 75 appartamenti, composto di due edifici, Icon e Vertigo, che sorgerà nel quartiere tra Piazza Ohm e via Richard, un quartiere storico della zona Navigli che ha avviato già da diversi anni un percorso di rigenerazione urbana.

Complesso residenziale Porta Naviglio Grande a Milano

Lo sviluppatore è AbitareIn S.p.A. Gli appartamenti sono realizzati secondo gli ultimi standard energetici ed ambientali: pannelli fotovoltaici che convertono la luce in energia elettrica, ampi spazi esterni, un giardino pensile sul tetto dove crescerà un orto urbano. Inoltre, il progetto prevede diversi servizi (Smart Work, Bike Lab, Delivery Room).

Bosconavigli

Bosconavigli di Stefano Boeri Architetti e Arassociati, promosso da Milano 5.0 con la progettazione paesaggistica di AG&P greenscape, è un progetto di riqualificazione urbana nel quartiere San Cristoforo.

Bosconavigli, progetto di riqualificazione urbana nel quartiere San Cristoforo a Milano
Credit immagini Studio Boeri Architetti/ Level Creative Studio

Circa 8 mila mq affacciati sul Naviglio Grande: un corpo unico immerso nel verde a sviluppo pensile (come a gradonate) che ospita giardini e ampie terrazze.

MoLeCoLa – Mobility Learning Community Lab

Il masterplan di MoLeCoLa nasce come intervento di ricucitura del tessuto urbano del quartiere di Bovisa oggi diviso dal tracciato dei binari ferroviari. Il team di Park Associati ha pensato al progetto ad un’area di circa 90.000 mq che si sviluppa in sinergia con gli altri interventi presenti sull’area e dialoga con il Politecnico.

MoLeCoLa, riqualificazione urbana nel quartiere Bovisa di Milano

Un reale esempio di rigenerazione urbana perché questo progetto è stato pensato per ricucire gli ambiti finora separati dai binari della ferrovia Milano Nord Bovisa, riqualificando la stazione ferroviaria come fulcro del quartiere rinnovato. Residenze, studentato, attività commerciali, coworking, headquarters di Ferrovie Nord progettati in maniera integrata con il disegno dello spazio pubblico, con aree verdi attrezzate e strutture prevalentemente i legno.

Spark One

Nel Business District di Santa Giulia, l’edificio Spark One rappresenta un’eccellenza in quanto ha ottenuto la certificazione LEED CS Platinum, il massimo livello riconosciuto dal Green Building Council degli Stati Uniti (USGBC).

Edificio Spark One a Milano Santa Giulia

Sviluppato da Lendlease. L’area in cui si trova è stata completamente rigenerata e restituita alla città a partire dalla bonifica del sito industriale dismesso delle ex- acciaierie Redaelli

Sud – Parco della Giustizia di Bari

Un esempio di rigenerazione urbana nel Sud Italia è l’area delle ex Casermette del quartiere Carrassi a Bari, dove sorgerà il nuovo Parco della Giustizia della città, ad opera di Atelier(s) Alfonso Femia. Tra i diversi siti sarà potenziata e, in certi casi realizzata, una connessione sia simbolica, sia materiale attraverso la predisposizione di corridoi verdi e piste ciclabili.

Nuovo Parco della Giustizia della città di Bari

Il Parco della Giustizia è stato definito un progetto di ri-unione e correlazione di parti frammentate della città, in quanto armonizza e mette in relazione elementi architettonici con elementi del paesaggio facendo da legante alla città nel suo insieme.

Un accordo trasversale per rigenerare le città in tutta Europa

Nato nel 2020 per iniziativa della Commissione Europea il Green City Accord è un’associazione che riunisce diverse città europee con l’intento di migliorare il territorio e la qualità di vita dei propri cittadini, contribuendo in maniera costruttiva agli obiettivi del Green New Deal europeo e alla transizione ecologica in generale. In Italia hanno aderito anche Milano e Roma Capitale oltre a molti piccoli comuni.

Il secondo punto della Carta per la Rigenerazione Urbana delle Green City è un monito a fermare il consumo di suolo per promuovere il recupero del patrimonio edilizio esistente: “La rigenerazione urbana rappresenta oggi la scelta strategica per ridare capacità d’attrazione alle città con il riutilizzo e l’uso efficiente del patrimonio edilizio esistente e delle aree già urbanizzate”, si legge. “Le iniziative per la rigenerazione vanno precedute da una ricognizione dei fabbisogni locali, delle aree già urbanizzate disponibili e del patrimonio edilizio degradato o inutilizzato: le aree dismesse, abbandonate e sottoutilizzate, non solo le tradizionali ex aree industriali ma anche tessuti urbani degradati, non pianificati e con mix funzionali casuali, ex infrastrutture ferroviarie e di altro tipo, ex insediamenti di aziende minori e di artigiani, nonché degli edifici degradati, abbandonati non più utilizzati, quelli abusivi e incompleti da recuperare se di qualità, o se opportuno da demolire, con recupero dei materiali riciclabili”.

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