Indice degli argomenti: Criteri di scelta del sito per l’impianto eolico offshore Impianto eolico offshore: i costi… …i tempi e la burocrazia Quando si ragiona di rinnovabili e progettazione vale la pena considerare l’eolico offshore. Perché è una tecnologia che ha un potenziale di sviluppo enorme, ma finora in Italia non ha esempi pratici. Peccato perché l’Europa stima che per conseguire gli obiettivi del Green Deal dovrà incrementare di 500 GW la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Per questo chiede agli Stati membri di realizzare il 40% di questo obiettivo entro il 2025 nell’ambito del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Da qui nasce l’esigenza di incrementare la produzione e, necessariamente, gli impianti. Ma accanto a un contesto internazionale in cui l’eolico offshore sta prendendo piede, in Italia siamo agli albori e gli obiettivi timidi. Come ricordava Carlo di Primio, presidente AIEE – Associazione Italiana Economisti dell’Energia, nel PNIEC sono previsti 900 MW dall’eolico offshore, obiettivo ampiamente migliorabile. Per incrementare la produzione, bisogna cominciare a ragionare agli aspetti progettuali, burocratici, economici riguardanti le infrastrutture. Quali sono i principali aspetti e sfide per progettare un impianto? «La progettazione di un parco eolico offshore è un processo graduale che parte dall’analisi dei dati ambientali e, passando attraverso lo sviluppo del concept design tecnico-economico, arriva alla definizione dettagliata delle componenti tecniche del progetto. In questo processo è richiesta una stretta interazione tra molte discipline tecniche, scientifiche, economiche e sociali», risponde Luigi Severini, ingegnere titolare dell’omonimo studio responsabile della progettazione del più grande parco eolico offshore galleggiante del Mediterraneo, nonché il primo in Italia: sorgerà infatti in Sicilia. Con lui andiamo a mettere a fuoco i punti focali relativi alla progettazione e realizzazione di un impianto eolico offshore, che rimane innanzitutto un esempio di innovazione tecnologica e capace di avere ricadute economiche e occupazionali importanti: «l’eolico offshore e in particolare l’eolico galleggiante, promuove poderosamente l’innovazione tecnologica e lo sviluppo industriale. Come sta accadendo nel Nord Europa e negli USA, si possono creare nuovi posti di lavoro, nuove imprese e cantieri di costruzioni metalmeccaniche e navali, compagnie di servizi portuali e società dedicate alla manutenzione e sicurezza, e con il recupero occupazionale delle industrie operanti nell’offshore petrolifero, oggi in crisi di identità». Rinnovabili e progettazione: i criteri di scelta del sito per l’impianto eolico offshore A proposito di rinnovabili e progettazione, la scelta del sito è la decisione più importante nello sviluppo di un parco eolico offshore. «Viene realizzato al meglio attraverso un processo di selezione che riunisce tutte le informazioni di tipo tecnologico, ambientale e normativo, con decisioni di selezione guidate dalla fattibilità tecnica, dal costo del capitale da impegnare e dalla produzione di energia prevista», aggiunge Severini. Determinare il layout ottimale per un parco eolico offshore comporta molti compromessi soprattutto dove la profondità dell’acqua e le proprietà geotecniche del fondale variano ampiamente all’interno di un sito. In questo caso la duttilità delle infrastrutture aiuta: le strutture per supportare le turbine eoliche sono disponibili in varie forme e dimensioni. «Finora sono stati scelti i monopali per la maggior parte dei parchi eolici offshore installati nel mondo ma di recente la tecnologia del wind offshore si sta indirizzando verso la costruzione di turbine con strutture di fondazione galleggianti, capaci di utilizzare siti marini posti in acque profonde, molto lontane dalle coste. I progetti delle strutture sono fortemente influenzati dalle condizioni meteomarine del sito che vengono determinate mediante dettagliate analisi idrodinamiche, così come le proprietà fisiche dei fondali marini su cui devono essere poste le fondazioni devono essere accuratamente indagate». Impianto eolico offshore: i costi… Un elemento fondamentale per la realizzazione di un impianto sono i costi. Nel caso dell’eolico offshore a quanto ammontano? «L’energia eolica offshore sta divenendo sempre più competitiva nel mercato europeo grazie allo sviluppo di nuovi concetti ingegneristici volti al miglioramento delle prestazioni tecnologiche e economiche – afferma l’ingegnere titolare dello Studio Severini – A fronte di un odierno LCOE (levelized cost of energy — costo del ciclo di vita del parco eolico diviso per l’elettricità totale generata) attestato intorno a 180-200 €/MWh, gli esperti ritengono che si possa raggiungere un valore inferiore a 120-130 €/MWh entro il 2025 e 90-100 €/MWh entro il 2030. Tuttavia, per ottenere tali risultati anche in Italia, alcune sfide del settore devono ancora essere affrontate e risolte, a cominciare dagli alti costi di costruzione e di Operation and Maintenance. … i tempi e la burocrazia Sempre riguardo a rinnovabili e progettazione, nel caso specifico di un impianto eolico offshore, occorre considerare anche le pratiche burocratiche necessarie e i tempi. A guardare l’aspetto normativo, ai sensi del D.Lgs 29 dicembre 2003, n. 387 art.12, riguardante la razionalizzazione e la semplificazione delle procedure autorizzative degli impianti rinnovabili, per gli impianti offshore l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio è rilasciata dal Ministero dei Trasporti. Ambedue le procedure (Autorizzazione Unica e Concessione demaniale) di fatto possono essere concluse solo a seguito dell’autorizzazione ambientale che si ottiene mediante una procedura di VIA (Decreto di Compatibilità Ambientale rilasciato dal Ministero della Transizione Ecologica di concerto con il Ministero della Cultura). «Nell’ambito delle procedure autorizzative citate si sviluppa poi un vero e proprio percorso ad ostacoli per l’ottenimento di pareri attribuiti ad una miriade di soggetti pubblici a volte in conflitto tra loro. Tutto questo provoca notevoli criticità e rallentamenti nel rilascio delle autorizzazioni che, ancora oggi, nonostante le buone intenzioni espresse dal Governo Centrale, comportano tempi incredibilmente maggiori non solo di quelli disposti dalle leggi ma soprattutto dal buon senso». ANEV, l’Associazione nazionale energia del vento, ha stimato una media di quattro anni e nove mesi per l’approvazione dei progetti sull’eolico. «Tuttavia sono ottimista e credo in una svolta decisiva ormai irrimandabile e forse matura anche nella mentalità delle burocrazie che ci assediano», evidenzia Severini, che porta qualche proposta utile per snellire l’iter burocratico. «Nelle procedure approvative si registra uno scambio assolutamente insufficiente di dati tra le pubbliche amministrazioni procedenti. Le stesse informazioni e le stesse identiche valutazioni vengono fatte presso uffici diversi che non dialogano tra loro in modo adeguato. Occorre introdurre un sistema di apprendimento delle migliori pratiche di gestione dei procedimenti e istituire una misurazione oggettiva dei tempi effettivi di conclusione delle procedure. Forse servirebbe da sprone l’introduzione di “incentivi reputazionali” per le amministrazioni con un rapporto periodico che evidenzi i risultati conseguiti in termini di tempi». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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