Come le città possono affrontare i cambiamenti climatici

La città italiane sono preparate ad affrontare i fenomeni metereologici estremi sempre più in aumento anche nel nostro territorio? Quali le ripercussioni sulla salute dei cittadini?

Come le città possono affrontare i cambiamenti climatici 1

Pubblicato da Legambiente il dossier, realizzato in collaborazione con Unipol Gruppo, “La città alla sfida del clima” dedicato alle ripercussioni causate dai cambiamenti climatici, quali alluvioni, periodi di siccità e ondate di calore, piogge e forti nevicate, nei nostri territori e in particolare nelle grandi città, spesso non preparate ad affrontare i fenomeni metereologici imprevisti.

Quello che risulta dal Dossier è che le politiche nelle metropoli sono inefficaci nell’affrontare i cambiamenti climatici, basti pensare che dal 2010 126 comuni italiani sono stati al centro di importanti fenomeni meteorologici che hanno causato danni al territorio, con ripercussioni sulla salute dei cittadini. Tra questi ci sono stati 44 casi di frane dovute a piogge intense e trombe d’aria e 55 giorni di blackout elettrici dovuti al maltempo. Tra le grandi città, Roma negli ultimi setti anni ha registrato 17 episodi di allagamento intenso. Se consideriamo che l’88% del totale dei comuni italiani è classificato ad alto rischio idrogeologico, si comprende che è ora di mettere in pratica politiche adeguate prevedendo interventi rapidi per la lotta ai cambiamenti climatici.

Secondo i dati del Cnr dal 2010 al 2016 sono più di 145 le persone morte a causa di inondazioni, mentre l’ondata di calore del 2015 ha causato 2754 morti in 21 città italiane e provocato ingenti danni alla produzione agricola e ittica.
Uno studio realizzato del Dipartimento di Epidemiologia SSR del Lazio Roma 1, stima che ci sia un incremento in percentuale della mortalità giornaliera per ogni aumento di temperatura di 1 C°, che è atato pari a +8% nel 2003, +6% nel 2012 e +5% nel 2015.

Le nostre città, ha sottolineato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, devono diventare più resilienti e sicure, cogliendo l’opportunità di farle diventare anche più vivibili e belle. Conoscere le zone a rischio non basta, è necessario approvare il Piano nazionale di adattamento al clima, che partendo dalla messa in sicurezza delle città più a rischio, deve diventare il punto riferimento per gli interventi di messa in sicurezza del territorio e dei finanziamenti nei prossimi anni, così da realizzare interventi concreti nelle città di adattamento ai cambiamenti climatici.

Legambiente sottolinea poi la necessità di elaborare dei Piani Clima delle città più a rischio e il rafforzamento del monitoraggio degli impatti sanitari dei cambiamenti climatici, con specifica attenzione alle aree urbane.
Tra gli altri interventi, l’associazione ambientalista suggerisce anche di approvare delle Linee Guida per l’utilizzo di materiali che diminuiscano l’impatto dei cambiamenti climatici all’interno dei quartieri e di approvare dei piani di monitoraggio e tutela degli ecosistemi più delicati rispetto ai cambiamenti climatici nel territorio italiano.

Per avviare le politiche più corrette è importante considerare le buone pratiche messe in atto da città europee quali Copenaghen, Monaco, Anversa e Rotterdam che hanno messo in sicurezza i propri territori, assicurando quartieri vivibili anche nel caso di alte temperature, grazie agli alberi e all’acqua, a materiali naturali che permettono di ridurre l’effetto isole di calore.

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